Dopo quella del 2017¸ arriva anche quest’anno l’immancabile best of dei titoli cinematografici usciti nel nostro paese negli ultimi dodici mesi. Sono prodotti audiovisivi diversi, dal blockbuster action, passando per il cinema d’autore e il documentario, fino al cinefumetto. Tutti però hanno avuto una distribuzione in sala, su Netflix o direct-to-video; nessuno di essi dunque ha fatto tappa esclusivamente ai festival o è uscito solo in altri paesi. Non sono in ordine di preferenza ma di uscita ed ognuno di loro è accompagnato da una breve introduzione. Finite le premesse, ecco la lista!
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The Post (01/02) – Steven Spielberg
È nella lista con due titoli Steven Spielberg, in grande forma quest’anno. Con il primo, The Post, il regista de Lo Squalo realizza un film sulla pubblicazione dei Pentagon Papers che è diretta risposta all’elezione di Donald Trump e alla sua campagna contro i media americani. Storia, politica ed intrattenimento; un grande prodotto in ode alla libertà di stampa.
Il Filo Nascosto (22/02) – Paul Thomas Anderson
È forse il film migliore dell’anno quello di P.T. Anderson, un’opera complessa e ricca di riflessioni sul rapporto tra artista e musa e sulle relazioni tra amanti. Una bellezza visiva incredibile, una scelta di fotografia quasi scultorea, elegante e maestosa come gli abiti di Reynolds Woodcock. Ennesima dimostrazione di un regista immenso che, attraversando diverse fasi nella sua carriera (quanto è cambiato dai tempi di Magnolia), è rimasto un punto di riferimento della cinematografia mondiale.
Ready Player One (28/03) – Steven Spielberg
Ed ecco il secondo Spielberg. Divertente, eccessivo, sfrenato, Ready Player One cavalca l’onda di nostalgia dei “magnifici Anni Ottanta” e chiude di fatto il filone. Un fantascientifico viaggio dentro Oasis, universo virtuale rimasto orfano del creatore e alla ricerca (attraverso una serie di “sfide” videoludiche) di un nuovo proprietario, tecnicamente mozzafiato e con un ritmo da vertigine. All’interno, un grande omaggio a Shining di Stanley Kubrick.
Avengers: Infinity War (25/04) – Anthony e Joe Russo
Summa del lavoro produttivo dei Marvel Studios, capaci di realizzare uno dei migliori cinefumetti di sempre. Grande epica narrativa e uno dei villain (superoistici e non) meglio caratterizzati degli ultimi tempi. Ne abbiamo parlato più approfonditamente QUI.
Dogman (17/05) – Matteo Garrone
A tre anni da Il Racconto dei Racconti torna uno dei migliori registi nostrani del panorama contemporaneo, Matteo Garrone. Il suo Dogman è un nuovo squarcio sulla periferia italiana di Gomorra e de L’Imbalsamatore, un ritorno al neo-crime un pochino derivativo (anche dai sopracitati lavori di Garrone stesso) ma di grande suggestione e potenza. Un racconto estremamente umano sulla ricerca di accettazione che nel finale ritrova la vicenda di cronaca nera da cui è stato tratto il soggetto. Anche del Canaro abbiamo già parlato QUI.
Unsane (05/07) – Steven Soderbergh
Soderbergh è probabilmente uno dei cineasti americani più eclettici di sempre. Con una media superiore ad un film all’anno, è passato da film commerciali a prodotti decisamente più sperimentali e di nicchia. Il 2018 rappresenta per lui una sorta di riassunto delle due linee portate avanti per tutta la vita: quest’anno infatti sono arrivati nelle sale La Truffa dei Logan, commedia action ad alto budget, e Unsane, horror psicologico girato con un IPhone 7. Entrambi ottimi, nella lista finisce solo il secondo. Questo perché Unsane è una scommessa vinta, un ragionamento acutissimo sull’immagine e sull’allargamento esponenziale avvenuto nella fruizione e nella cattura di quest’ultime. E tutto ciò declinato all’interno di un thriller di alta fattura.
Mission Impossible: Fallout (29/08) – Christopher McQuarrie
Con l’ultimo capitolo della saga sull’agente Ethan Hunt, Christopher McQuarrie continua il suo lavoro sul blockbuster action alzando ancora una volta, dopo Jack Reacher e Rogue Nation, l’asticella dell’intrattenimento e delle possibilità tecniche. Che si tratti di salti con tuta alare, scontri in elicottero o inseguimenti in motocicletta per le strade di Parigi, il regista confeziona sequenze d’azione ai limiti delle possibilità del mezzo. Probabilmente il massimo che il genere possa raggiungere.
L’uomo che uccise Don Chisciotte (27/09) – Terry Gilliam
Sulla lavorazione del Don Chisciotte di Terry Gilliam si potrebbe scrivere un saggio. Per più di venti anni l’ex Monty Python ha inseguito questo progetto, tra nubifragi, attori con infezione alla prostata e produttori non proprio disponibili. Per gli interessati a tutto ciò, rimando al documentario Lost in La Mancha (2002) di Keith Fulton e Louis Pepe. Durante il tempo trascorso la sceneggiatura è mutata fino a diventare il bellissimo film uscito quest’anno. Un fallimento esibito, pieno di passione e sentimento, che più che raccontare di Chisciotte, parla di Gilliam stesso. Francesco Alò lo ha giustamente definito l’Amarcord del regista.
First Reformed (09/10) – Paul Schrader
Unico film della classifica arrivato nel nostro paese direttamente in Home Video. Ho fatto un’eccezione perché, come per tutti gli ultimi lavori di Schrader, nonostante sia eccezionale ha avuto un pessimo riscontro di pubblico. La storia è quella di un pastore americano, che tempo prima ha perso un figlio, e ora si trova ad avere a che fare con un ambientalista estremista e la sua fidanzata, all’interno di un rapporto che tra morte e amore spingerà il protagonista alle soglie del fanatismo laico. Martirio, alienazione, dolore, fede e salvezza – lo sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato è un artista profondamente morale che ragiona sulla cultura cattolica di cui fa parte con una profondità che lascia sbalorditi.
First Man (31/10) – Damien Chazelle
Dopo il successo di pubblico e critica di La La Land, il premio Oscar Damien Chazelle sceglie un progetto rischioso, con cui sarebbe potuto incappare nel primo fallimento della sua carriera. La sua versione della storia di Neil Armstrong è invece un’altra vittoria. Il regista indaga le difficoltà tecniche (e sociali, come hanno risposto le diverse parti della società USA alla missione Apollo?) tanto quanto quelle umane, tratteggiando un rapporto tra i coniugi Armstrong, che hanno precedentemente perso una figlia piccola, molto interessante.
La Ballata di Buster Scruggs (16/11) – Joel e Ethan Coen
Il primo film Netflix in lista è un’antologia western scritta e diretta dai fratelli Coen, che continuano la loro riflessione sui generi e sul cinema. “Stories live forever, people don’t” si legge sulla locandina e mai frase potrebbe essere più adatta a descrivere lo snodo su cui ruota tutto la ballad: la morte, letta con la solita visione nichilista dei Coen, declinata in risata in alcuni episodi, in raggelante amarezza in altri. Pure di Buster Scruggs abbiamo già scritto QUI.
Roma (03/12) – Alfonso Cuarón
È il film di cui ultimamente parlano tutti, ha vinto il Leone d’Oro a Venezia e quasi sicuramente vincerà l’Oscar al Miglior Film Straniero; è Roma del messicano Alfonso Cuarón, ed è bellissimo. “Roma” è il quartiere di Mexico City che, nei primi Anni Settanta, vive una crisi economica profonda. Qui vive Cleo, domestica di una famiglia altoborghese, che per il proprio lavoro svolge i compiti più disparati. Quello del regista è un lavoro denso di poesia sospeso tra denuncia sociale (mai esibita in modo troppo esplicito) e un ritratto umano di una dignità enorme, un impasto dolce di ricordi della nazione il cui è cresciuto.
Santiago, Italia (06/12) – Nanni Moretti
È strano vedere i filmati di repertorio degli Anni Settante nei giorni nostri. In primo luogo per una questione di forma: la digitalizzazione totale della nostra epoca ha rimosso l’idea che un’immagine possa essere sgranata, che la pellicola si rovini col tempo. Secondariamente perché quel decennio successivo al Sessantotto è stato un periodo di trionfo (più o meno felice) delle ideologie, della passione politica costruttiva e condivisa. Un sentimento forte che, specialmente in quella che era la mia generazione (che in quel momento comprendeva Moretti), ha trovato una partecipazione attiva incredibile. Perché questa premessa? Perché il film di Nanni Moretti parte dal Cile di Allende per raccontarci come eravamo e cosa stiamo diventando. È un film sincero, sentito e onesto.
La Casa delle Bambole (06/12) – Pascal Laugier
Torna Laugier, torna l’horror di qualità. Meno bello di Martyrs, che ormai più di dieci anni fa aveva contribuito in modo determinante a lanciare una new wave di registi francesi, ma comunque molto interessante. Una struttura narrativa curiosa e sorprendente, che gioca con le aspettative dello spettatore e con gli stereotipi del genere, e la solita mole di violenza psicologica e fisica.
A Rainy Day in New York (?) – Woody Allen
Chiudiamo la classifica con l’ultimo film di Woody Allen, uscito a… Uscito a… Ah, giusto: A Rainy Day in New York, l’ultimo film di Woody Allen, non è stato distribuito. Lo metto idealmente in classifica per ricordare che la censura distributiva in questione, giustificata da accuse smentite ufficialmente da tribunali di giustizia più di venticinque anni fa, è una vergogna abbastanza grande ed è l’ennesima macchia del movimento #MeToo, mosso da grandi ideali ma arrivato a soluzioni qualunquiste e grossolane.