Laureato in Storia e critica del cinema, studia Informazione ed Editoria presso l'Università di Genova. Appassionato di tutto ciò che riguarda l'audiovisivo e la parola scritta.

2017

Il 2017 è stato un anno complicato sotto molti punti di vista. Nonostante ciò, il cinema e la musica si sono dimostrati settori vivi e palpitanti, sia a livello commerciale che artistico. Netflix e tutti i servizi di streaming, soprattutto quelli illegali, non hanno fatto passare completamente la voglia di alzarsi, uscire di casa e godersi un bel film nella sala vicina, lamentandosi per lo stato dei popcorn o per l’annacquamento della Coca-Cola.

Oggi ripercorriamo le tappe della buona annata cinematografica appena passata e lo facciamo con una lista di 12 ottimi film usciti al cinema e una pellicola-speranza (chiamiamola “letterina”, visto il periodo). I titoli sono in ordinati in base alla distribuzione in Italia e non secondo un criterio di merito e, come tutte le selezioni in tal senso, sono profondamente soggettive e modificabili col passare del tempo.

I 12 nelle Sale

Silence (12/01) – Martin Scorsese

Si inizia da uno dei film più intensi di quest’anno, girato da un grande maestro quale Martin Scorsese. Silence, che narra la storia di tre preti gesuiti inviati in Giappone per un’opera di cristianizzazione, è uno dei lavori maggiormente introspettivi del regista Newyorkese, profondamente legato al mistero della fede e della cristianità che, in modo non sempre diretto, pervade la quasi totalità delle sue opere. Un film duro e desolante come il silenzio divino. Da recuperare assolutamente.

La La Land (26/01) – Damien Chazelle

Successo straordinario di pubblico e critica per l’ultimo musical di Damien Chazelle, con il suo gioioso e al tempo stesso malinconico recupero di un cinema che sembrava morto e a cui il regista ha saputo dare nuova vita, nuovo colore, incantando e seducendo tutti. Quasi tutti perlomeno, visto che nonostante le sei statuette portate a casa, l’Oscar al Miglior Film è andato a Moonlight (con annesso erroraccio in diretta televisiva di Warren Beatty). I produttori di La La Land si possono consolare sapendo che, a differenza di Moonlight, il film non sarà dimenticato.

Jackie (23/02) – Pablo Larraín

Biopic sulla vita di Jacqueline Kennedy, First Lady di JFK, esemplare per come ricostruisce la narrazione dei fatti: partendo da un’intervista del giornalista H. White avvenuta dopo 5 anni dalla morte del marito, Larraín utilizza uno straordinario bagaglio di colori e immagini per proseguire con la storia, riesce rimane attaccato al suo personaggio senza mitizzarlo, vera pecca di molti film biografici.

Autopsy (08/03) – André Øvredal

Il primo horror della lista è quello girato da André Øvredal, già artefice del bel Troll Hunter, che qui trova una produzione anglosassone capace di fornirgli un grande comparto tecnico e attoriale. Claustrofobico e crudele, The Autopsy fa di un corpo (a prima vista) inerme uno strumento di terrore straordinario, capace di far ammontare la tensione pazientemente, con attese snervanti. Il film ha una prima metà eccezionale e, anche se soffre di una seconda po’ più canonica, trova nell’esplosione di dolore finale una tragicità non da poco; sicuramente imperfetto, sicuramente da vedere.

Elle (27/03) – Paul Verhoeven

Un gioco pericoloso tra molestata e molestatore, un thriller psicologico firmato da un Verhoeven che ricorda il sé stesso degli esordi. Isabelle Huppert è il centro focale e colonna portante del film con un’interpretazione eccezionale che le è valsa il Cesar come Miglior Attrice.

Guardiani della Galassia Vol.2 (25/04) – James Gunn

Attualmente, la simpatica banda di guerrieri galattici è il prodotto più fresco, divertente e, in sostanza, migliore dell’intero brand Marvel. È come se Gunn facesse, di nuovo, un film indipendente delle Troma (la compagnia di cui faceva parte e che negli anni settanta sfornava cult splatter e horror) con i soldi ed i mezzi delle grandi case di produzione. Ritmo perfetto, così come le sequenze d’azione e le battute, che vanno sempre a segno; il massimo ottenibile da un film del genere.

Get Out (18/05) – Jordan Peele

Accoglienza entusiasta da parte di pubblico e critica per Get Out, thriller-horror capace di incassare 254 milioni di euro. Il film, seppur di genere, è profondamente radicato nella società americana e parla pessimisticamente della prevaricazione razziale di cui sono vittima gli afroamericani. Nel far ciò Peele costruisce un thriller in cui a dominare è la tensione, il non detto. Le sedute di ipnosi sono visivamente bellissime, così come tutta la parte “rivelazione”. Unica pecca grave è il personaggio Rod che sembra perfetto per una commedia di Adam Sandler.

Atomica Bionda (17/08) – David Leitch

David Leitch aveva stupito tutti stupito un po’ tutti quando nel 2014 era riuscito a girare una perla d’azione come John Wick (di cui peraltro è uscito un valido seguito quest’anno). A 3 anni di distanza, con Atomica Bionda, il regista porta avanti il suo lavoro registico sugli scontri fisici, guardando come ispirazione al cinema orientale, e lo immette in un film spionistico ambientato nella Berlino subito precedente al crollo del muro.

Cane mangia Cane (13/07) – Paul Schrader

Paul Schrader, partendo dall’omonimo romanzo noir di Edward Bunker, dirige un film folle ed anarchico, sia nella scrittura che nelle scelte visive e, complice Il basso budget della produzione da lui finanziata che ha imposto alcune scelte drastiche nel cast e nello svolgimento di alcune scene, trova una nuova vitalità espressiva. Forzato, eccessivo e scorretto, come la banda di criminali che ha da protagonista, l’ultimo film di Schrader (in attesa di First Reformed) è puro cinema indipendente.

Baby Driver (07/09) – Edgar Wright

Parto dicendo che, nonostante tutto, Baby Driver non è il miglior film di Wright. E non lo è per distanza. Nonostante ciò, questo non-musical-action è divertente e funziona. La sceneggiatura, che è un po’ il punto debole della produzione (cosa che non era, per esempio, per La Fine del Mondo), è rinvigorita dal modo in cui il regista usa la macchina da presa, davvero un talento unico nel fare visual comedy. Le scene d’azione ovviamente sono ottime ma, volendo essere severi, mi aspettavo una scintilla che non è arrivata mai per svoltare la narrazione.

Blade Runner 2049 (05/10) – Denis Villeneuve

A più di trent’anni dal primo immenso film, Villeneuve, autore ormai prepotentemente annoverato tra i migliori della sua generazione, ha deciso di prendere in mano le redini di un sequel che avrebbe potuto scontentare tutti: fan del primo film, amanti della fantascienza, oppositori del fan-service, eccetera eccetera. Il regista invece, nonostante le pressioni, è entrato di prepotenza nell’universo blade runner ed è riuscito a fare il suo film, indipendente da una parte, continuativo ma non derivativo dall’altra. Come per il primo film, gli androidi sono pretesto per parlare di un’umanità ormai sempre più sulla via dell’apatia e dell’autodistruzione. Ah, fotografia di Roger Deakins da standing ovation.

La Ruota delle Meraviglie (14/12) – Woody Allen

Di Wonder Wheel avevo già parlato QUI, perciò in caso voleste leggerne più approfonditamente vi consiglio di leggere l’articolo in questione. Passando al film, l’ultimo Allen ha diviso un po’ pubblico e critica: da una parte lo si elogia a capolavoro, dall’altra lo si cestina come spazzatura. Io credo che il film sia riuscito sotto quasi tutti i punti di vista, il lato visivo è straordinariamente potente e, vista l’impronta teatrale del film, i “fondali” sembrano dipinti dalla luce perfetta dell’espertissimo direttore della fotografia, Vittorio Storaro. La sceneggiatura è lineare, forse fin troppo semplice, eppure è sorretta dal sopracitato lavoro sulle immagini e sui movimenti di macchina.

La letterina

Super Vacanze di Natale (14/12) – Paolo Ruffini

Calma, non arrabbiatevi. Il film di Ruffini è ovviamente una delle operazioni commerciali più becere dell’intera annata e forse di sempre. È necessario però notare i lati positivi, o almeno uno di essi. I due cinepanettoni usciti quest’anno, ossia questo e Natale da Chef, hanno incassato pochissimo. Segno dei tempi che cambiano in meglio, perlomeno da questo punto di vista.

Che sia finita la loro epoca? In questa letterina a babbo natale per le festività dell’anno prossimo chiedo (e credo fermamente che sia l’anno buono) di potermi recare al cinema a dicembre 2018, alzare lo sguardo verso i titoli in programmazione e notare come non ci sia nessun film che contenga la parola “Natale” o Ruffini e Boldi al suo interno. Forse chiedo tanto, ma, soprattutto in questo periodo, sognare non costa nulla.