Laureato in Storia e critica del cinema, studia Informazione ed Editoria presso l'Università di Genova. Appassionato di tutto ciò che riguarda l'audiovisivo e la parola scritta.

(Too) Late Night

In caso vi fosse sfuggito, il coronavirus sta cambiando un po’ tutto, dalle abitudini alimentari alle norme sociali, passando per i colpi di tosse nei gomiti. Tralasciando quelli che sono gli aspetti più duri e drammatici della situazione, sotto gli occhi di tutti, è interessante soffermarsi su quelle che sono –e saranno- le conseguenze della pandemia sulla televisione e special modo sui programmi d’intrattenimento. Prima di parlare del nostro caso, breve parentesi dagli USA:

negli Stati Uniti l’isolamento è iniziato con colpevole ritardo (per le cause, vedasi Trump, J., Donald) e soltanto da poco i programmi si stanno adattando all’emergenza. I Late Show, marchio di un certo modo di fare intrattenimento da sempre invidiato -quando non copiato (vedasi Luttazzi, Daniele)- da noi appassionati di comicità d’oltreoceano, stanno accusando fortemente il colpo. Colbert e Fallon, O’Brian e Kimmel, Corden e gli altri stanno cercando di adattare con grosse difficoltà il loro modello, per natura non ideale a piattaforme come YouTube e all’assenza di un pubblico in carne ed ossa. Difficoltà che, per qualcuno, potrebbero essere una spinta fondamentale verso il cambiamento, o meglio, l’evoluzione della Late Night TV.

Ma tutto ciò c’entra qualcosa con noi, noi che siamo il paese dove il talk-show per antonomasia è quello della premiata ditta Fazio-Littizzetto?

Il Bel Paese, a casa

Attraverso un inesorabile processo che va avanti ormai da anni, la comicità italiana è cambiata. Non è più l’epoca dei Brignano, dello Zelig, né dei Colorado o dei Made in Sud. Tutta la forza dell’avanspettacolo e del cabaret, figlia più o meno riconosciuta del Drive-In di “ottantissima” memoria, si è esaurita.  Con un’ottusità non da poco, la televisione italiana, quella privata e ancor più quella pubblica, è rimasta però quasi totalmente impermeabile al cambiamento e al successo che giovani comedian riscuotono tutti i weekend nei teatri, nei club, negli auditorium. Nel palinsesto ci sono pochissimi rappresentati della new wave della comicità italiana e, quando ci sono, loro ruolo è subalterno. Si sa, l’America è lontana e qui da noi ai comici non si dà in mano nulla. Se i contenitori à la Zelig sono scomparsi, i sostituti non si sono presentati all’appello; e allargando lo zoom in modo da comprendere anche l’intrattenimento nella concezione più generale –e generalista- del termine, la situazione non migliora.

Il coronavirus ha colpito una televisione che, ripetiamo, seppur con qualche eccezione (Battute, CCN – Comedy Central News o il defunto Nemico Pubblico per dirne tre), era già un morto vivente, azzerando l’offerta di intrattenimento di qualità presente in essa; e no, Barbara D’Urso che recita l’Eterno Riposo con Salvini non conta come “Intrattenimento di Qualità”. Eppure, proprio grazie al coronavirus, l’offerta qualitativamente alta si è formata, con mezzi ristrettissimi e problemi tecnici di ogni sorta. La si trova sul web, tra Facebook e YouTube.

Facce da Covid

La prima proposta del genere, in termini cronologici, è stata Tutti a Casa(ore 21.00, sulla pagina Facebook e sul canale Youtube degli ideatori), talk a più teste gestito da Francesco De Carlo, uno dei tre comedian nostrani sbarcati su Netflix, e Francesco Lancia, tra le molte qualità autore comico e voce di Radio Deejay, con ospiti fissi come Edoardo Ferrario, Valerio Lundini e Michela Giraud per dirne alcuni. Poi è arrivato il Covid Late Night (ore 23.00, sul canale Youtube di Raimondo), che fin dal nome esibisce un riferimento USA che, d’altronde, il suo autore, Saverio Raimondo, ha ben presente da sempre. Da oggi inoltre, alle 20.30 si aggiungono Pietro Sparacino e Mauro Fratini con Skappati a Casa, originale diretta YouTube dove i due comici di scuola Satiriasi si prefiggono di parlare del disastro in cui ci troviamo con italiani residenti in tutto il mondo.

De Carlo in Cose di Questo Mondo, su Netflix
Raimondo in Il Satiro Parlante, su Netflix

Tutti e tre i progetti nascono, ovviamente, dal nulla, come un modo per distrarci (noi e loro) dalla situazione che ci circonda. “Ma ha senso distrarsi?” Eccome, soprattutto se alla leggerezza delle proposte si associano informazioni e questioni poste con serietà.

Per iperbole, l’apparizione di Burioni a Tutti a Casa vale di più di quella a Che Tempo che fa.

Che Tempo che farà

Tra pre-serale, prima serata e seconda, ora l’offerta c’è eccome; ma non ditelo alla Televisione, mi raccomando.

I più ottimisti e speranzosi potrebbero sperare che questa non sia solo una parentesi, ma anzi che, una volta finita l’emergenza, proposte del genere si possano trovare nel palinsesto dei canali tv, specialmente in quelli pubblici. Insomma, se l’epidemia potrebbe cambiare per sempre le proposte di televisione americane, non è detto che non possa farne nascere di migliori in Italia.