Sono nato a Pisa il 28/03/1997. Laureato in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Pisa, attualmente studente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in “Finanza e Mercati Internazionali”. Ho scelto di far parte del Prosperous Network per condividere le mie passioni per l’economia e la scrittura.


Quando parliamo di “aspettative” non sappiamo mai se pensare a qualcosa di buono o di cattivo. Possono essere un pensiero positivo o negativo su qualcosa che accadrà nel futuro, che ci può riguardare direttamente o indirettamente. Molto spesso abbiamo l’idea che quella stessa aspettativa non sia “controllabile” o che comunque condizioni il nostro presente rendendoci passivi verso il futuro.

In Economia il gioco cambia. Cambia radicalmente.

Le aspettative nella sfera economica hanno una vera e propria definizione: “L’ aspettativa di una variabile economica è il valore che si prevede quella variabile assumerà in un momento (o periodo) successivo a quello in cui la previsione viene compiuta”

Una definizione rigorosa che trova un senso concreto solo in ambito economico. Nella vita di tutti i giorni chiunque di noi sviluppa delle aspettative sul proprio futuro, non è in grado però di dare un valore a queste aspettative, non riesce a dargli una forma, può solo provare a realizzarle. In economia quel valore esiste, quella forma, quella direzione di controllo è reale e calcolabile e di fatto è il motore dell’intero ciclo economico, micro o macro che sia.

Cerchiamo ora di dare un senso a quella definizione di aspettativa, cogliendo gli aspettati principali di uno degli ambiti più controversi e più studiato dell’Economia Normativa.

Perché le aspettative?

Abbiamo detto che le aspettative rappresentano “la previsione del valore di una variabile economica assunta in un determinato momento”. Per cui ogni qualvolta si crea un’aspettativa su una qualsiasi sfaccettatura dell’economia, questa assumerà un valore. Si possono avere aspettative di inflazione, di reddito, di tassi, di crescita economica, di disoccupazione e così via. È chiaro che ci saranno alcune variabili più importanti di altre sulle quali le aspettative avranno un effetto maggiore. In economia esistono delle variabili “fondamentali” che guidano tutte le altre.

Un cambio nel valore dell’inflazione comporta un cambio dei prezzi, ma anche un cambio del potere di acquisto e di conseguenza anche dei salari e quindi di occupazione e disoccupazione. Un cambio dei tassi di interessa provoca un cambio nella ricchezza di un paese e di conseguenza un cambio nella ricchezza dei singoli cittadini. Insomma, ogni variabile è connessa con una successiva fino ad arrivare ad impattare sull’economia reale.

La domanda è: come si muovono queste variabili? Grazie alle aspettative.

Le aspettative possono essere create da chiunque, qualsiasi soggetto economico: singolo individuo, soggetti economici, istituzioni e via dicendo.

Proviamo a fare un esempio:

La decisione di acquistare un titolo azionario dipenderà sicuramente dall’andamento passato di quel titolo (banalmente se quel titolo è aumentato o diminuito) ma anche dalle “attese” (aspettative) circa un complesso di variabili che possono influenzarne il corso. Attesa di profitti più alti o più bassi, attesa di maggiori vendite, attesa di cambiamenti di gestione, sono tutte variabili sulle quali posso formulare delle aspettative, sulla base di una serie di dati, per le quali la mia scelta di acquisto o di vendita di quel titolo cambierà. Ampliando questo ragionamento ai milioni di scambi che giornalmente avvengono in un mercato, capiamo quanto queste aspettative abbiano un impatto fondamentale.

Così come nell’esempio appena citato, anche in tutte le varie sfaccettature dell’economia le aspettative guidano e indirizzano il percorso che l’economia seguirà.

In base al soggetto che formula determinate aspettative, possiamo avere:

  • Aspettative razionali: queste prevedono un operatore economico che, avendo a disposizione tutte le informazioni necessarie, prevede l’andamento di una variabile (crea quindi un’aspettativa) e adatta il proprio comportamento in base a tale previsione, annullando di fatto così l’effetto del cambiamento. (aspettative teorizzate dall’economista Robert Lucas)
  • Aspettative adattive: in questo tipo di aspettative l’operatore prevedere che il futuro di una determinata variabile sarà simile a quella del recente passato (Cagan-Friedman)
  • Aspettative regressive: qui gli operatori ipotizzano che una determinata variabile convergerà verso un “equilibrio di lungo periodo” (J.M. Keynes)

L’idea dove sta? Affinché queste aspettative si realizzino, e quindi nel futuro si verifichi ciò che i soggetti si aspettano, è necessario che tutti gli operatori formulino la stessa previsione. Quando ciò non avviene (ovvero molto spesso), uno shock dell’economia impatta drasticamente l’equilibrio che si era raggiunto nel presente.

Cosa significa?

L’economia è idealizzabile come una molla. Si contrae e si espande. Per un breve periodo riesce anche a toccare un equilibrio, uno “stato stazionario.” I movimenti di contrazione ed espansione rappresentano periodo di recessione ed espansione economica. Ciò che principalmente “muove” questa molla, e di conseguenza muove il ciclo economico, sono gli shock che questa riceve durante il suo movimento. Shock di inflazione, di tassi, di prezzo, ogni turbamento che impatta positivamente o negativamente su una variabile cambiandone il suo valore. Le aspettative servono per cercare di adattare (aspettative razionali-adattive) le proprie scelte in funzione della previsione di cambiamenti di queste variabili.

Come mai sono così importanti?

Le aspettative e la loro realizzazione sono la base delle scelte di politica economica per poter mantenere ciò che più stuzzica la mente degli economisti: l’equilibrio. In uno stato di equilibrio, o meglio di “convergenza all’equilibrio” è possibile avere una certa stabilità che permette ai soggetti economici di essere certi delle proprie risorse e di avere la possibilità di investirle per avere periodi di espansione sempre più ampi.

In termini di economia reale questo significa maggiore occupazione, maggiore livello salariale e soprattutto maggiore “welfare”. In sintesi, permette il così detto “welfare state”, il complesso di politiche pubbliche per garantire assistenza e benessere dei cittadini.

Le aspettative sono una delle branche più studiate e più complesse dell’economia che prevedrebbero una specificazione molto complessa, fatta di grafici e riferimenti a teoremi. L’idea alla base però è molto semplice: realizzare le aspettative per un’economia più solida.