Laureato in Scienze della comunicazione presso l’università di Pisa, studente di Strategie della Comunicazione Pubblica e Politica presso l’università di Firenze. Lettore assiduo di filosofia politica.


Il termine metapolitica (francese: metapolitique) è stato coniato in analogia al termine ‘metafisica’ dallo storico e filosofo August Ludwig von Schlozer (Germania: 1735-1809) per descrivere “l’ambito disciplinare che viene ‘prima’ della politica, avente per oggetto i principi generali che condizionano le teorie politiche” (Fonte: Allgemeines Staatsrecht und Staatsverfassungslehre, Göttingen 1793).

Nonostante siano passati più di due secoli dalla nascita del termine, ancora non si è accompagnata una riflessione politologica, storica o filosofica in merito a tale tema. Non è tuttora chiaro se la metapolitica possa delinearsi come una disciplina autonoma, come una strategia culturale parallela alla politica o come una branca della filosofia.

Il termine è difficilmente reperibile anche negli ambiti accademici: la voce ‘metapolitica’ è generalmente assente dalla gran parte dei dizionari europei, sia quelli linguistici che quelli più specifici, come i dizionari filosofici o politici.

L’origine del termine, etimologicamente parlando, è di origine filosofica: il prefisso meta, nonostante nella lingua greca antica rimandi ad una pluralità di significati, col tempo si è gradualmente definito per denotare ciò che sta al di là della disciplina di cui si tratta.

Nel 1975, il filosofo tedesco Manfred Riedel, allievo di Leo Strauss, entrambi critici nei confronti della filosofia politica moderna, ritenendo il pensiero filosofico greco di più alto valore, ha pubblicato uno studio intitolato Metafisica e Metapolitica, ritenendo necessario escludere la metafisica dalla politica per sostituirla con la metapolitica.

Riedel è stato inoltre uno dei maggiori fautori della rinascita della filosofia pratica, con l’obbiettivo di rivalorizzare metodi e concetti di Aristotele con il fine di ‘ricercare per l’agire pratico supposti teorici che costituiscano basi più solide’ per riformulare il legame fra i principi e l’agire sociale, ovvero, tra filosofia e politica, con l’intento di rivitalizzare la filosofia dall’oramai diffusa opinione di astrattezza senza alcun riverbero sulla realtà fattuale.

Riedel ritiene che il termine metapolitica vada ricondotto all’introduzione inconsapevole di presupposti metafisici nella filosofia politica, a partire dall’opera aristotelica:

Sulla scia di Dilthey si intende qui per “metapolitica” l’uso (ingiustificato) di principi metafisici nella concettualizzazione e nella teoria politica. L’espressione designa l’insieme dei presupposti e delle corrispondenze concettuali che esistono tra politica e metafisica la cui provenienza non viene ulteriormente tematizzata e differenziata nell’argomentazione politica.” (Fonte: Manfred Riedel, Metafisica e metapolitica. Studi su Aristotele e sul linguaggio politico della filosofia moderna, Il Mulino, Bologna 1990, p. 33-34).

Per quanto concerne la definizione di metapolitica come disciplina scientifica, uno studio interessante è quello di Carlo Gambescia, che distingue la metapolitica in teorica “dal punto di vista di chi osserva” e in metapolitica dell’azione “dal punto di vista di chi agisce” (Fonte: Carlo Gambescia, Metapolitica, pag. 97-100). Bisogna considerare la metapolitica un inserto della filosofia politica, ma anche il campo della filosofia politica è sempre stato di dubbie delimitazioni. Due problemi sono di maggior rilievo circa le perplessità di tale delimitazione: il primo riguarda i criteri di valutazione dei classici del pensiero politico sulla base della mentalità formatasi nel paradigma della modernità, argomento ben presente nel tentativo di chiarificazione concettuale della metapolitica avanzato da Manfred Riedel, e dell’altra, nella relazione che si è venuta a creare tra filosofia della politica e scienza politica, due discipline talvolta contrapposte.

Negli anni 60 a tal proposito, Leo Strauss, nel tentativo di recuperare i principi della filosofia classica, propone una filosofia politica che si oppone radicalmente alla scienza politica moderna, pretenziosa di leggere i fenomeni politici secondo rigidi criteri scientifici di verità assoluta. Per Strauss, uno dei presupposti fondamentali della filosofia è la ricerca della verità, mentre non può esserlo il possesso della verità, a cui aspira invece la scienza politica. Filosofia politica classica e filosofia politica moderna, secondo il filosofo tedesco naturalizzato statunitense, sarebbero del tutto inconciliabili. Quest’ultima, sarebbe nata con la grande cesura del pensiero di Machiavelli attraverso la ‘propaganda’: Strauss ritenne il Segretario fiorentino il primo che credette possibile un complessivo cambiamento di mentalità attuabile mediante la ‘propaganda’. Strauss arriverà a reputare Machiavelli il primo illuminista, colui che seppe rompere con la Grande Tradizione. (Fonte: Leo Strauss, Pensieri su Machiavelli, Giuffrè, Milano 1970).

La filosofia politica classica, si configura come una “struttura intellettuale che consente l’equilibrio fra gli obblighi della politica e la libertà teorica della filosofia”, e possiede di conseguenza secondo Strauss, uno scopo pratico, perché insegna ai politici e ai cittadini virtù morali. La filosofia politica moderna, invece, corrotta dalla modernità e dalle ideologie, secondo Strauss, pretende di configurarsi come una “scienza, di realizzare concretamente un ordine politico perfetto, del tutto conforme alla Verità e alla morale, confondendo così ‘immanenza e trascendenza’, nel tentativo di concretizzare quest’ultima nella politica stessa”. (Fonte: Leo Strauss, Che cos’è la filosofia politica?, Argaglia, Urbino 1977, pag. 36).

La filosofia politica moderna, in particolare dopo i totalitarismi manifestatisi durante la Seconda guerra mondiale, sarebbe rivolta allo studio della sola ideologia politica, ad esempio il marxismo o il fascismo, lasciando però inesplorata l’analisi di categorie non ideologiche, ma sociologiche e antropologiche che condizionano esse stesse l’azione politica. (Fonte: Roberto Bobbio, Saggi sulla scienza politica in Italia, Laterza, Roma-Bari 1968, pag. 114.).

In definitiva, il termine metapolitica è genealogicamente e semanticamente correlato al termine metafisica. Inoltre, la metapolitica, delimitando il suo ambito di trattazione, si attiene alla ricerca della natura politica, avendo come oggetto di analisi le categorie concettuali ricorrenti della politica stessa, che ne costituiscono il fondamento e che allo stesso tempo ne influenzano le condizioni di azione.