Laureato in Relazioni Internazionali presso Alma Mater Studiorum di Bologna, Studente di Strategie di Comunicazione Politica presso Università di Firenze, fondatore del Prosperous Network. Nel tempo libero abuso di Spotify.

Dalla metà del 19esimo secolo in poi, l’impero Qing, la Repubblica di Cina, la Repubblica Popolare e Taiwan hanno usato la cartografia per plasmare la propria sovranità e segnalare le proprie aspirazioni, al punto da attribuire rilevante valore iconografico alle forme assunte dai propri confini.

Da impero senza confini a “foglia di begonia”

La Cina imperiale non era uno Stato nazionale, ma una civiltà che si percepiva al centro del mondo sul piano culturale e morale: non aveva una bandiera, né un nome ufficiale, se si escludono i riferimenti alla dinastia regnante. Nel corso dei secoli il termine Zhong Guo (riferito alla Cina) ebbe prima un significato geografico (regni delle “pianure centrali”) e poi culturale (“Impero di Mezzo”)

Le mappe in questo momento storico non servono per demarcare i confini in maniera ufficiale, poiché questo contravverrebbe ad un principio cardine della filosofia imperiale regnante, ovvero “Tianxia” (天下), ciò che permette all’imperatore di <<regnare sopra tutto quello che è sotto il cielo>> e di riscuotere tributi anche dalla maggior parte dei paesi vicini.

Con il declino della dinastia Qing la narrazione sino-centrica, al pari della sua dimensione fisica, viene meno: dalle guerre dell’oppio in poi le potenze occidentali, Russia e Giappone costrinsero Zhongguo a rinunciare al suo sistema tributario nonché al controllo di diversi territori.

Così circa un decennio prima del collasso definitivo del potere dinastico i Qing, spinti dalle minacce, delimitarono accuratamente ed ufficialmente i confini dell’impero, che assunse la forma di una “foglia di begonia”. Ed è seguendo i confini dettati dalla “foglia di begonia” che nel 1912 Sun Yat-sen plasmò il primo Stato nazionale cinese, sotto il nome di Repubblica di Cina.

La “foglia di begonia” (qiuhaitang ye)

Questa Cina includeva sotto il suo controllo zone che oggi non sono più sotto sovranità del Dragone: la Mongolia, una porzione di Myanmar, il Tibet meridionale conteso con l’India, una striscia di territorio russo sopra il fiume Amur, la parte occidentale delle montagne del Pamir (ora diviso tra Afghanistan e Tajikistan)

Come la “foglia di begonia” si è trasformata in un “gallo in piedi”

Con le guerre sino-giapponesi, le due guerre mondiali ed infine la fondazione della Repubblica Popolare di Cina, con collegata contesa con i nazionalisti di Chiang Kai-shek fuggiti a Taiwan, la “foglia di begonia” cinese perse diversi frammenti e ne acquisì altri: Mao concesse l’indipendenza della Mongolia ma si assicurò rapidamente il controllo del Tibet e dello Xinjang per preservarne il ruolo di cuscinetti strategici a protezione del nucleo continentale e quindi anche costiero del Paese.

Il “gallo in piedi” (xiongji)

Il “gallo in piedi” formulato nel 1949 dal Partito Comunista asserisce la sovranità cinese su Taiwan, le isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale contese con Giappone sulla totalità del Mare Cinese Meridionale, conteso con Filippine, Malaysia, Brunei, Vietnam e Taiwan stesso.

Il “gallo in piedi” aspira a divenire una “torcia infuocata”

Dal 2013 in poi la Repubblica Popolare di Cina ha accentuato le pretese di sovranità sul Mar Cinese Meridionale costruendovi diverse isole artificiali per usi civili e principalmente militari a protezione dei propri interessi di espansione.

Pechino ha sviluppato sotto la dirigenza del suo corrente Presidente della Repubblica Xi Jinping una nuova metamorfosi cartografica in funzione di sostegno delle sue aspirazioni all’ampliamento dei confini marittimi: è così che il “gallo in piedi” si sta trasformando in una “torcia infuocata”. L’amministrazione nazionale cinese per il rilevamento e la mappatura ha divulgato una versione verticale della mappa della Repubblica Popolare che rappresenta i confini marittimi asseriti da Pechino con la stessa scala del resto del Paese. Le linee tratteggiate in viola indicano quindi territorio cinese, notare bene la linea curva nel Mar Cinese Meridionale che ha un segmento in più per avvolgere Taiwan.

La “torcia infuocata” (huoju)

Un articolo del Quotidiano dell’Esercito Popolare di Liberazione titolato “Volgersi al mare per diventare una potenza, il desiderio della nazione cinese” ci aiuta meglio a comprendere le ragioni di questo cambiamento: “i cinesi devono imparare che la mappa della Cina non assomiglia ad un gallo in piedi! Se è incluso anche il territorio marittimo nella sua complessità, questa sembra più una torcia infuocata al margine orientale dell’Eurasia”- del quale il Mar Cinese Meridionale sarebbe il manico.

Nello stesso articolo viene esposta una tesi fondamentale: “Passare da Gallo a Torcia non è solo una questione di descrizione della forma, ma indica anche finalmente il risveglio della coscienza marittima di questo Paese>>

Come infatti evidenziato dai recenti mutamenti nella politica estera e di difesa degli interessi nazionali, la Cina sta affrontando un tortuoso e graduale (per quanto relativamente rapido) percorso di mutamento da potenza terrestre a talassocrazia, passaggio decisivo e necessario alla sfida con gli USA per l’egemonia globale.

Articolo di Matteo Manera

Di seguito le fonti consultate per la stesura di questo articolo:

“Volgersi al mare per diventare una potenza, il desiderio della nazione cinese” http://www.xinhuanet.com/mil/2018-06/08/c_129890268.htm

“Le forme della Cina” di G. Cuscito su Limes 11/2018