Jared Kushner nasce nel 1981 a Livingon, New Jersey, come primogenito del magnate immobiliare ebreo Charles Kushner, si laurea in sociologia ad Harvard e in giurisprudenza presso la New York University.
Nel 2006 (a 25 anni) compra per 10 milioni $ il New York Observer, un settimanale new yorkese, con i soldi ottenuti dall’appena rilevata attività immobiliare del padre, arrestato per evasione fiscale, contributi elettorali illegali e falsa testimonianza.
L’anno successivo incontra ad un pranzo di lavoro la sua futura sposa e madre di tre figli: Ivanka Trump.
Questo è un momento molto importante per il giovane Jared che, dopo un breve corteggiamento e la conversione di Ivanka all’ebraismo, lega con questo matrimonio due importanti famiglie del settore immobiliare e si assicura una posizione di fiducia con il prossimo (e inaspettato) Presidente USA.
Nel 2016 infatti Jared contribuisce attivamente all’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca attraverso la gestione della campagna online e social, scegliendo talenti dalla Silicon Valley e creando un social-media team di 100 persone chiamato “Progetto Alamo“.
Non solo la scelta del Vice Presidente, Mike Pence sembra essere stata fortemente consigliata a Donald dal giovane genero, ma sembra anche che una pluralità di donatori internazionali e locali, leader repubblicani e policy experts volenterosi di entrare in contatto con il candidato durante la campagna abbiano sfruttato Jared come testa di ponte.
Una volta ottenuta la Presidenza, fa parte del team di transizione, ottenendo un permesso ad interim di sicurezza all’accesso del materiale intelligence riservato, assumendo successivamente il ruolo di Senior Advisor del Presidente una volta iniziata l’amministrazione.
Donald Trump lo nomina a capo neonato “White House Office of American Innovation” alla guida del quale si è concentrato principalmente nel coordinare gli sforzi governativi nelle relazioni con i veterani e la guerra agli oppiacei, ma soprattutto lo ha designato a capo del processo di mediazione israelo-palestinese.
Quest’ultima delega non deve stupire: il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu è legato alla famiglia Kushner da una storica amicizia (secondo il NYT Netanyahu ha dormito nel letto del diciassettenne Jared quando in visita dai Kushner in New Jersey).
La stessa decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele e il conseguente spostamento dell’ambasciata americana in città è stata fortemente promossa e preparata dal genero a seguito di svariati incontri privati con le controparti israeliane.
La scelta unilaterale americana annunciata a Dicembre 2017 ha suscitato forti proteste nel mondo arabo ed occidentale: Mahmoud Abbas e i leader dell’autorità palestinese del Fatah da quel momento hanno rifiutato di incontrarsi con qualsiasi delegazione della Casa Bianca, inasprendo così la tensione tra le fazioni coinvolte nel processo di pace e allontanandone concretamente nel tempo una vera riuscita.
Kushner, affiancato da Jason Greenblatt come responsabile delle relazioni con il Medio Oriente, ha criticato più volte la leadership palestinese, definendola come: “non rappresentativa del volere popolare” e quindi interessato a bypassarla nel processo di pace.
Secondo Saeb Erekat, diplomatico palestinese: “Gli USA non hanno alcun piano, Kushner e Greenblatt cercano di dettare una soluzione ai palestinesi rendendo Gerusalemme capitale d’Israele, legittimando le occupazioni illegali e trasformando il conflitto da politico ad umanitario”
Negli ultimi giorni Kushner ha girato i palazzi del potere della regione, ottenendo colloqui con le controparti di Giordano, Egitto, Qatar, Israele e Arabia Saudita al fine di limare gli ultimi dettagli del piano ufficiale di pace Israelo-Palestinese, che sembra verrà rilasciato entro la fine dell’estate e sul quale gli analisti internazionali hanno espresso forti dubbi in merito all’accettazione dei termini da parte degli stessi palestinesi.
La testata Axios ha riportato che entro Luglio i Ministri degli Esteri Europei, rappresentanti dei paesi arabi e una delegazione americana guidata da Jared Kushner si incontreranno a porte chiuse per discutere del piano di pace che la Casa Bianca ha intenzione di implementare in Medio Oriente, con l’obbiettivo di formulare un piano multilaterale efficace e condiviso dalla comunità internazionale, a differenza della decisione univoca sopracitata.
Rilevante il sostegno saudita, ribadito in più sedi, al tentativo americano di risoluzione della questione.
Kushner ha infatti instaurato fin dai primi giorni un’ottima relazione personale con il Principe Ereditario alla Corona dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, riuscendo ad organizzare il primo viaggio del 45esimo Presidente fuori dai confini proprio a Ryadh.
MBS secondo alcune indiscrezioni avrebbe incontrato privatamente Kushner e ottenuto una lista di nomi di personalità non fedeli alla corona di Re Saud appena una settimana prima dell’inizio delle purghe che hanno condotto alla detenzione di 49 personalità di alto profilo tra cui 11 principi, 4 ministri e decine di ex ministri, consolidando così l’ascesa al potere del giovane Principe Ereditario, della quale abbiamo parlato qua.
Se questo scambio d’informazioni riservato fosse realmente avvenuto costituirebbe una violazione di numerose leggi federali riguardanti la condivisione di materiale classificato, materiale al quale Kushner avrebbe potuto avere accesso solo in relazione ad un permesso diretto di Trump alla consultazione del President’s Daily Brief.
Il giovane Senior Advisor ha inoltre aiutato nella riuscita della compravendita di armi da 110 miliardi $ tra la Monarchia Saudita e il gigante americano Lockheed Martin nel Maggio 2017.
Lo storico incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un svoltosi a Singapore lo scorso 12 Giugno, sul quale esito in termini di reale denuclearizazzione gli analisti internazionali sono dubbiosi, sembra che abbia visto l’importante ruolo del genero del Presidente USA come primo mediatore.
Secondo il New York Times i nord coreani avrebbero identificato in Kushner come primo interlocutore affidabile nel tentativo di instaurare un canale secondario di comunicazione con il Presidente USA, in quanto unito da legami di sangue e ritenuto un giovane “principino” all’interno della famiglia Trump, estraneo alle logiche politiche del Dipartimento di Stato.
Kushner sarebbe stato contattato per conto di ufficiali nordcoreani da Gabriel Schulze, un investitore americano residente a Singapore con grandi interessi in Corea del Nord, già conosciuto per questioni di affari in Asia dalla famiglia Trump.
La richiesta di contatto sarebbe stata immediatamente comunicata alla Central Intelligence Agency allora gestita da Mike Pompeo, l’attuale Segretario di Stato, e il canale aperto utilizzato per dare primo impulso al percorso di incontri ufficiosi tra i Servizi Segreti che ha condotto poi alla riuscita del summit, vicenda che ho trattato qua.
La stessa diffidenza nei confonti del Dipartimento di Stato ha condotto anche il Governo Cinese ad instaurare una relazione d’eccezione con Jared Kushner piuttosto che valorizzare i canali ufficiali, come evidenziato dalla stretta collaborazione tra l’ambasciatore cinese a Washington Cui Tiankai e il genero di Trump per l’organizzazione del primo incontro nell’Aprile 2017 tra il Presidente Cinese Xi Jingping e Donald Trump e le loro future relazioni bilaterali.
Jared infatti ha agito per molti mesi con discrezione come rappresentante delle istanze della Casa Bianca con diversi interlocutori internazionali, governativi e non, spesso bypassando il Dipartimento di Stato.
Questo comportamento ha irritato gli ambienti interni della macchina diplomatica americana, ripetutamente tenuta all’oscuro di incontri di alto livello.
Durante Febbraio 2018, il suo permesso all’accesso di materiale classificato è stato revocato perché sembra secondo fonti d’intelligence che rappresentanti di almeno quattro Paesi, Emirati Arabi Uniti, Cina, Israele e Messico, avrebbero discusso privatamente come ipoteticamnte «manipolare» Kushner, al fine di trarne vantaggio dalla scarsa esperienza diplomatica ufficiale e individuare possibili leve su conflitti d’interesse privati.
Lo scorso Maggio però ha ricevuto (insieme ad Ivanka) nuovamente il nulla osta di sicurezza permanente grazie al quale può partecipare ai briefing classificati quotidiani del Presidente.