Elezioni 2018: campagna sul web.
Le elezioni politiche sono ormai alle porte, mancano una cinquantina di giorni, e ovviamente è già cominciata la corsa alle promesse. Le politiche saranno utili a comprendere molte dinamiche, non solo puramente partitiche: una cosa molto interessante sarà osservare come si comporterà il mezzo principe della campagna elettorale, la televisione, di fronte alla forza di internet. Non è una battaglia dagli esiti scontati, non è detto infatti che nel breve termine la rete arrivi a sovrastare in tutto e per tutto il metodo tradizionale di far campagna, o almeno, “tradizionale” per gli anni ’90-2000. Oggi infatti la TV non è più il mezzo maggiormente utilizzato dai politici per comunicare giornalmente. Ogni politicante, dal locale al nazionale, punta a raggiungere i simpatizzanti tramite un tweet, un post su facebook e così via. Tuttavia lo strumento televisivo rimane il luogo dove poter fare sintesi e raggiungere l’intera nazione nei momenti clue.
L’appeal dei partiti in rete ed in TV.
Le passate elezioni, quelle del 2013, sono state di rottura. Internet infatti ha giocato un ruolo fondamentale in campagna elettorale, portando al M5S, interprete principe della rete, un differenziale di circa 9 punti percentuali rispetto alle previsioni, che forse avevano sottovalutato la potenza del web. Il punto è: nel gioco della campagna elettorale internet ha iniziato una scalata alla vetta esponenziale ed inarrestabile oppure ha solo trovato il proprio spazio, con un ristretto margine di crescita? Le elezioni del prossimo 4 marzo ci renderanno un quadro più chiaro, però penso che ci si possa sbilanciare verso la seconda opzione. Internet peserà sempre di più, tuttavia sarà una crescita tanto lieve quanto costante, almeno nel medio periodo. Lo stesso MoVimento, dapprima non considerato dalle TV, sta sempre più appoggiandosi al mezzo televisivo in quanto necessario per provare un ulteriore salto di qualità. Il centrodestra, che pure usufruisce molto più del web rispetto a 5 anni fa, rimane comunque ancorato al sistema televisivo e nell’ultimo periodo ha addirittura visto innalzarsi vertiginosamente i consensi. Certamente in tutto questo subentrano molte altre variabili, ma è comunque simpatico osservare come i partiti non stiano migrando in massa verso la rete, quanto piuttosto che la stiano solo affiancando ad un mezzo che rimane il principale strumento di propaganda, la televisione, verso cui si spostano anche i “nuovi partiti”.
La potenza televisiva.
La TV è dura a morire, ed è un’esagerazione parlare di utenza giovanile che si sposta in massa dalla televisione alla rete. C’è, ovviamente, una crescita dell’internet proporzionale alla giovinezza del campione studiato, ma l’uno non esclude l’altra perché si tratta di strumenti estremamente diversi, con finalità differenti. La televisione non richiede altro che la passività dello spettatore, lo sforzo minimo di tenere gli occhi aperti e ricevere immagini e suoni che vengono assimilati senza quasi nessun filtro; internet richiede maggior interattività: i contenuti devono essere cercati, non cadono dal cielo, e c’è comunque bisogno di uno sforzo almeno lievemente maggiore da parte dei fruitori della rete. L’approccio diverso non è l’unica discriminante: come sottolinea bene Sartori in Homo Videns, si ha a che fare con una popolazione che nasce con la televisione. Lo strumento d’educazione dei giovani che oggi si affacciano al voto non sono stati i libri ed altri stimoli analoghi, ad educare i piccoli Italiani c’ha pensato il mezzo televisivo, col suo linguaggio caratteristico, che rende passivi e incapaci di elaborare. Per questo la Televisione rimane un punto di riferimento, una mamma insostituibile, che internet potrà affiancare ma non certo sostituire, almeno per ora.
Insomma, per quanto il mezzo internet sia dirompente, siamo ancora nell’età in cui si affacciano alla maggiore età ragazzi alfabetizzati dalla TV e solo in un secondo momento da internet. Arriveranno certamente anche gli attuali pargoli che sanno già utilizzare la rete meglio di noi, ma non è ancora il momento. Anche in quel caso comunque gli esiti saranno tutti da vedere. Chi ha detto per esempio che le “generazioni Smartphone” si comporteranno al pari degli attuali cinquantenni (ma anche ventenni) che non sanno distinguere una palese fake news dalla verità? Internet è uno strumento interattivo, dunque potrebbe conoscere utilità e risvolti diversi a seconda della preparazione dell’utenza. Fatto sta che ad ora, nel 2018, questa rivoluzione ancora non ha mostrato i muscoli e ci vorrà un bel po’ perché se ne possano vedere i reali effetti, positivi o catastrofici che siano. Nel frattempo è ancora la televisione ad avere l’ultima parola.
Una politica che non usa internet perché non sa parlare ai giovani.
Lo si dice spesso: la politica si è dimenticata dei giovani. Parla di pensioni, talvolta di lavoro, di immigrazione. Non parla molto e convintamente di giovani e di argomenti connessi. L’Italia, si sa, è una popolazione vecchia, e forse risulta davvero conveniente non dialogare con le nuove generazioni. Certo è che a non dialogare con i giovani, o a dialogarci male, cala anche la necessità per i partiti politici di usufruire della rete in maniera convinta. Insomma, si può dire che un ulteriore motivo per cui internet non sovrasterà la TV in campagna elettorale è che questo poco interesserà ai candidati. Non si vede nei giovani un elettorato rigoglioso e pronto a fare la differenza in maniera significativa, almeno per quanto riguarda i grandi partiti. Come sottolinea bene Alberto Magnani per Il Sole 24 Ore, i giovani nei programmi elettorali sono citati da tutte le forze in campo (dal PD al M5S a FI) non più di 4 volte, sempre trattando argomenti contingenti. Ne risulta una naturale crescita dell’astensionismo giovanile.
Una svolta in questa campagna potrebbe essere arrivata per mano della nuova sinistra, quella di Grasso, che ha reso proprio cavallo di battaglia la proposta di eliminare le tasse universitarie. Al di là della natura della proposta, tale fazione politica non sembra però aver iniziato un cammino metodologico diverso dagli altri partiti per arrivare ai giovani: la rete non è ancora il suo campo di battaglia.
Non supereremo mai la televisione…
A supporto dei trend sottolineati in questo articolo, è utile leggere il rapporto CENSIS relativo all’anno appena concluso. Il web cresce e molto, specialmente per quanto riguarda fenomeni come Youtube e Instagram, tuttavia il trend di crescita ha cominciato ad affievolirsi. Invece la TV tradizionale, il digitale terrestre insomma, perde una cifra irrisoria di circa il 3% d’utenza, compensata dall’aumento delle web TV che, non si dimentichi, racchiudono anche i palinsesti tradizionali. Stesso discorso per la radio, che perde lievemente terreno ma compensa grazie alla crescita delle web radio. Insomma, scordiamocelo: non ci libereremo mai della TV, che sarà ago della bilancia anche per le prossime elezioni del 4 marzo, e poi anche di quelle del 2023…