Laureato in Storia e critica del cinema, studia Informazione ed Editoria presso l'Università di Genova. Appassionato di tutto ciò che riguarda l'audiovisivo e la parola scritta.

Un videotecaro un po’ Particolare

Il 2011 è stato un anno destabilizzante.
E se pensate che i motivi siano l’uccisione di Bin Laden, le dimissioni di Berlusconi e il terremoto in Giappone, vi sbagliate. La ragione cardinale e fondante del caos internazionale è l’approdo dirompente di Federico Frusciante su Youtube.

Il gestore della videoteca livornese Videodrome inizia quasi casualmente la sua attività sul tubo, registrando clip per un spettacolo teatrale (modello Saturday Night Live) de I Licaoni, bravissimi videomaker toscani. Quei brevi video, in cui viene demolito Micheal Bay e si prende in giro parte del lavoro di Spielberg, in modo volutamente goliardico e sopra le righe, funzionano.
Nonostante ciò, Federico non avrebbe mai pensato che 3 anni dopo avrebbe avuto un suo canale e che quest’ultimo, nel 2017, avrebbe contato più di 26 000 iscritti.

Da esperto conoscitore di cinema e musica, le sue rubriche spaziano da I Consigli del Mese, che riguardano principalmente le uscite in home video, a Il Meglio e il Peggio di ciò che viene portato annualmente al cinema, passando per i Consigli Musicali e Frusciante in Oriente, spazio in cui “l’anticritico” ci propone qualche film prodotto in Asia.

Noi del Prosperous Network abbiamo avuto la fortuna di farci due chiacchiere.

L’intervista a Federico Frusciante

Partiamo dal principio. Sei uno youtuber, un critico, un videomaker, un musicista ed un videotecaro; quando ti chiedono cosa fai nella vita, come rispondi?

Che sono un videotecaro un po’ particolare, che per diletto parlo di Cinema online (quando posso cerco anche di farne) e che sono un non-musicista (Brian Eno è il mio idolo) che fa musica. Un po’ lungo ma è ciò che sono. Youtuber? Forse per il mezzo non per l’espressione.

La massima “Non leggo mai un libro prima di recensirlo. Trovo che mi influenzi”, per quanto sia divertente e piuttosto vecchia, ha qualcosa a che fare con la critica cinematografica italiana?

La critica italiana è anche fatta da giovani promettenti ma nel complesso la trovo senza un briciolo di ispirazione. Tranne rari casi quindi per me la critica italiana è prezzolata, incapace di dare allo spettatore un vero indirizzo e soprattutto non ha nessuna identità. E si leggono certe cose che a volte non ci si crede. Però come ho detto ci sono schegge di ottima critica ma per ora sembrano non bastare

Morandini diceva che il critico svolge “una funzione fondamentalmente parassitaria”. Qual è secondo te il compito della critica?

Un critico per me deve indirizzare il pubblico verso ciò che è più vicino all’arte d’intrattenimento (non alla merda che al 90% circola liberamente osannata da molti) e dare i mezzi minimi allo spettatore per poter giudicare un’opera oltre il proprio gusto soggettivo. Un critico è certamente un parassita dell’opera, senza la seconda non esiterebbe il primo.

Passiamo più propriamente al cinema. Chi ti segue sa che il tuo genere preferito è l’horror, che nei primi anni 2000 ha avuto un periodo di smarrimento, perlopiù in occidente.
Oggi film come The Witch, It Follows e Get Out sono da considerare piccole perle isolate o fanno parte di un movimento che ha ritrovato una propria identità?

Assolutamente no. Sono pezzi di un puzzle scombinato che non ha ancora tutti le parti per essere completato. Certo, la situazione è migliorata ma solo per l’indie, l’horror hollywoodiano è sempre più blando e senza idee. In Italia abbiamo dei bei registi indipendenti ma secondo me non hanno il necessario supporto da parte dei critici e soprattutto delle case di produzione e distribuzione che sembrano vivere ancora su un altro pianeta.

Il 2017 è anche un anno triste per l’horror e per il cinema. Se ne sono andati, a distanza di pochi mesi, George A. Romero (a cui tu hai fatto una bellissima intervista, che lasciamo qui sotto) e Tobe Hooper, registi fondamentali per ogni appassionato, soprattutto per quelli della tua generazione. Vorrei sapere come e quando hai conosciuto per la prima volta le loro opere e che ricordi hai delle prime visioni dei loro film.

Trovo le morti di Hooper, Craven e Romero davvero tristi perché se ne vanno con loro dei piccoli pezzi di me. Romero poi, non ci posso pensare, per me una soddisfazione unica poterlo intervistare e poterci parlare in privato prima e dopo l’intervista.

Come li ho conosciuti? Un tempo usava tanto leggere riviste, libri ed era normale imbattersi in tali maestri. Con Craven il mio inizio è stato vedere Nightmare al cinema (non ho dormito per una settimana), con Hooper una stralunata visione a 13 anni del suo capolavoro Non aprite quella porta in una proiezione in un centro sociale occupato mentre per Romero vidi La notte dei morti viventi dopo averne letto malissimo da un critico italiano benpensante e ne rimasi folgorato.

Abbiamo perso tre grandi artisti, uno dei quali tra i più importanti in toto del ventesimo secolo.

Rivedendo la tua intervista al regista di Dawn of the Dead e confrontandola con quella fatta a Dario Argento, si nota come i due siano profondamente diversi nei modi, nei toni e nella disponibilità. È solo un’impressione o c’è qualcosa di vero?

Romero mi ha fatto sentire come lui sin dal primo “hello”, è stato gentilissimo e mi ha fatto tanti complimenti per le domande non scontate e per l’atteggiamento senza freni, un uomo assolutamente d’oro, il mondo ha perso un genio ed ancora sono in lutto. Con Argento il tutto è stato molto più freddo, non era disponibile come Romero ma forse non aveva nemmeno troppa voglia di esprimersi con me. Non saprei bene che dire insomma.

Io ero felicissimo di poter parlare con un mio mito della gioventù che mi ha invitato a casa sua (grande onore per me) per potermi parlare, però è chiaro che l’intervista con Romero è stata più “libera”. Nonostante ciò ritengo la mia video-intervista con Argento un bel successo personale, però capisco che per lo spettatore un’intervista sia sembrata più “frusciantesca” e l’altra più “normale”, ma va detto che io ero lì per portare a casa uno speciale su Opera (il film) da poter proiettare al FI-PI-LI Horror festival e che quindi dovevo stare anche più tranquillo.

Anzi visto che ci sono vi dico che al prossimo FI-PI-LI ci sarà una bella doppia video-intervista a Sergio Martino e Luc Merenda e che ne ho in progetto almeno un’altra manciata.

Tarantino recentemente ha detto che Netflix non gli piace perché «va a finire che magari guardate qualcosa per dieci minuti, o venti minuti, e poi magari nel frattempo fate altre cose, finché a un certo punto vi dite “Nah, questo non mi sta piacendo granché” e allora passate ad altro».

Si sa che anche il tuo rapporto con il servizio non tutto “rose e fiori”, per così dire. Il motivo è lo stesso o ce ne sono altri?

Il buon Quentin ha piena ragione. Non sto parlando della qualità del servizio o dei programmi ma del mezzo con cui viene “servito” tale servizio. Secondo me è solo un altro modo per rinchiudere i giovani in casa, per non permettere interazioni sociali reali e per metter su un divano una generazione che dovrebbe invece ribellarsi ogni dieci minuti per come il mondo la sta trattando. Senza contare che tutte queste serie tv sono veramente simili ad una soap opera qualunque solo con argomenti diversi. Allungano il brodo, non fanno affezionare a niente, riciclano idee altrui facendole passare per genialate. Senza contare poi che producono film senza mandarli al Cinema e che addirittura si vantano di volerlo spazzare via. Poi aiuta lo streaming illegale perché manco stampano i loro prodotti per l’home video. Insomma una delle peggiori multinazionali sul globo.

Tu sostieni che nella vita ogni atto è un atto politico; è perciò impossibile non farti qualche domanda in proposito. Se torniamo per un secondo alla chiacchierata che hai fatto con Romero, è evidente come neanche quest’ultimo prendesse seriamente in considerazione la candidatura di Donald Trump alla presidenza.

Ora, dopo quasi un anno di mandato, come ti senti di giudicare la sua presidenza? Ha confermato i tuoi timori?

Per me è stato come essere in una puntata dei Simpson. Non ci volevo credere, era surreale e grottesco.

Ha confermato tutti i miei timori: è un guerrafondaio, maschilista, razzista e senza freni, mi ricorda Berlusconi con più potere e soldi.

A proposito di Berlusconi: per un Marxista come te anche la situazione interna al nostro bel paese non sembra essere la migliore. Che effetto ti fa vedere che, perlomeno secondo i sondaggi, la sua coalizione vincerebbe nuovamente le elezioni?

Ormai l’Italia è un paese allo sbaraglio con Renzi che spara slogan, Grillo che non sa neanche cosa dice, Berlusconi che nonostante sia stato sputtanato mille volte potrebbe tornare di brutto (che bello avere un mafioso che governa lo Stato e manco se ne vergogna) e Salvini che prova in tutti i modi a tirare fuori il peggio da ogni essere umano. Vedo nero, in tutti i sensi con i neo-fascisti liberi di sparare le loro merdate come nulla fosse. CasaPound e Forza Nuova sono roba da vergognarsi di essere italiano, manco li commento.

Cosa pensi invece del centrosinistra? Anche se credo di conoscere la risposta…

Esiste un centro-sinistra?… Anche se esistesse io sono di sinistra, il centro lo lascio a chi tira con l’arco.

Lasciamo la politica per tornare a te. So che nei tuoi progetti ci sono la lavorazione di una sceneggiatura e un album con i Superficie213.

Partiamo dalla prima; puoi dirci qualcosa di più sul soggetto?

Mia moglie Eleonora è una fucina di idee e con lei scrivo soggetti e sceneggiature e vorrei pure dirigere finalmente un lungo, ci stiamo lavorando e spero di poter far avverare questo nostro sogno entro il 2018.

Il film è un thriller-horror molto anni ’70 come struttura ma Lovecraftiano nell’anima. Il disco dei S213 invece dovrebbe uscire ad inizio anno nuovo, se riesco a trovare il tempo.

Ecco, per quanto riguarda l’album, sarà sulla stessa linea post-punk (anche se so è sempre difficile rinchiudere il tutto in un genere) dei lavori che si trovano su Soundcloud e Youtube?

Sapete già in che modo sarà disponibile all’acquisto?

Non ci mettiamo mai a cercare di capire che genere stiamo “facendo”. Essendo quindi un genere indefinibile lo metterei nella nu-new wave, però ci saranno anche pezzi strumentali, roba lunga. Io e Giampi (amico e compagno di suono) non ci mettiamo mai a fare previsioni su ciò che potrebbe essere.  Esce quel che vuole uscire.

Il metodo di acquisto lo decideremo sul momento.

Visto che ti abbiamo rubato abbastanza tempo, vorrei chiudere con un’ultima domanda.

Oggi che sono trascorsi anni dal tuo sbarco, inizialmente dubbioso, sul web, quali sono le soddisfazioni più grandi che questa esperienza ti ha dato finora? Immagino che una di esse sia stata nominata più volte.

Romero su tutte, poi Argento, Martino, Merenda. Aver conosciuto ed essere in ottimi rapporti con Deodato, con Frizzi, con il mitico Lamberto Bava, coi Manetti Bros, con tutti i registi famosi o meno famosi e con gli addetti ai lavori con cui ho potuto accrescere la mia cultura.

Grazie Mille!

Grazie a voi del vostro tempo, un salutone da Livorno.