Rosatellum 2.0, che caos!
Dopo la chiusura a sorpresa dei lavori riguardanti il primo Rosatellum, Partito Democratico e Forza Italia su tutti ci riprovano: ecco arrivare la versione riveduta e corretta della legge elettorale firmata Ettore Rosato. Il clima alla Camera come al solito si è acceso, ed il nuovo testo ha visto nascere la forte opposizione di MDP e M5S su tutti, che hanno addirittura messo in dubbio la costituzionalità della legge.
In cosa consiste la nuova formula elettorale? Perché crea tanto scompiglio? In questa infografica, realizzata dal nostro Semir Tiric, possiamo osservarne le principali caratteristiche:
Ciò che più ci interessa è la ripartizione fra proporzionale e maggioritario, rispettivamente 64% e 36%. Camera e Senato saranno dunque così divisi:
CAMERA: 399 seggi assegnati col proporzionale e 231 col maggioritario.
SENATO: 213 seggi assegnati col proporzionale e 102 col maggioritario.
Per i nostalgici, si tratta di un sistema che ricalca le metodologie generali del vecchio Mattarellum, con una quota spettante al maggioritario però molto ridimensionata. Il maggioritario, attenzione, non prevede la maggioranza assoluta dei voti ma solo quella semplice: in ogni collegio uninominale chi ottiene più voti degli altri viene eletto direttamente deputato/senatore. C’è da fare molta attenzione inoltre alle soglie di sbarramento (3% per il singolo partito, 10% per la coalizione). Per semplicità, osserviamo lo scenario alla Camera dei Deputati:
A chi piace questa legge elettorale?
Cerchiamo di capire a chi facciano comodo e chi invece sia penalizzato da queste caratteristiche che abbiamo elencato. Osserviamo alcuni punti che andremo a sviscerare via via, che risulteranno fondamentali:
1| Formula elettorale: quota maggioritaria al 36%, proporzionale al 64% con listini bloccati; possibilità di fare coalizioni;
2| Soglie di sbarramento: 3% per partito, 10% per coalizione;
3| Scheda elettorale: come si presentano i candidati dinanzi agli elettori (vedi immagine).
Partiti di grandi dimensioni (1): Partito Democratico
Il Partito Democratico è il grande promotore di questa legge. In generale, ogni grande partito dovrebbe volere il maggioritario, il PD lo propone però senza esagerare: la quota riservata ad esso è del 36% dei seggi, non tantissimo. Si tratta di una proposta timida per un partito che si affaccia timidamente alla possibilità di creare una grande coalizione. Da questo punto di vista la situazione del partito non è rosea, poiché sia a destra che a sinistra vi sono partner poco appetibili, visto il ristretto bacino di voti che riuscirebbero a portare (nessuno tra MDP, Campo Progressista e AP per adesso arriva al 3%). C’è da dire però che nei piccoli e numerosi collegi uninominali (relativi al maggioritario, per capirsi) il Partito Democratico potrebbe avere una marcia in più rispetto agli altri, grazie al parco di politici locali ben conosciuti da poter presentare in ogni piccolo collegio territoriale (se ne hanno 231 per la Camera). Ecco, forse, dove cerca di giocare il Partito Democratico: vincolare l’elettore a scegliere un nome conosciuto localmente. È una tattica antica quanto il mondo. Osservando poi com’è fatta la scheda si capisce ancor di più quanto sia valorizzato questo aspetto. Si faccia molta attenzione alla scheda:
All’elettore è esplicitamente chiesto di porre una “x” sul candidato del collegio uninominale (uno fra Mario Rossi, Marta Verdi e Giovanni Bianchi) e solo successivamente, se lo desidera, di esprimere preferenza per uno dei listini affiliati. Listini, si ricorda, bloccati. Si cerca di convincere in questa maniera il cittadino di star scegliendo tra una piccola rosa di candidati, trascurando di netto l’aspetto dello scrutinio di lista, facendo sembrare l’elezione più competitiva di quello che è realmente. I collegi uninominali, che dovrebbero pesare per il 36% sul risultato, sono “mascherati” in modo da viziare anche i risultati delle circoscrizioni proporzionali.
Partiti di grandi dimensioni (2): MoVimento 5 Stelle
Il MoVimento è la forza che più si oppone a questa legge elettorale. Di per sé una legge competitiva non dovrebbe far paura al partito che da mesi sfiora il 30%, invece sembra proprio che la formula del Rosatellum 2.0 sia da evitare come la peste. Il problema non è tanto la quota maggioritaria al 36%, quanto la combinata possibilità di fare coalizioni (cosa che il vecchio Italicum non permetteva!); i grillini rifiutano di coalizzarsi con qualcuno per ovvie ragioni di indirizzo politico e gestione dell’elettorato, tuttavia così facendo rischiano di perdere un treno, lo stesso treno già perso nel 2013, quando da primo partito d’Italia, per via del bottino di seggi effettivi ottenuti, si è gridato alla vittoria mutilata. Anche per il M5s le soglie di sbarramento non rappresentano un grandissimo problema, mentre costituisce un piccolo grattacapo la disposizione della scheda elettorale così come la si è spiegata prima, perché rispetto ad altri partiti (PD, FI), il MoVimento non ha la capacità di proporre nomi estremamente conosciuti sul territorio. Alla fin fine però questo aspetto non dovrebbe spaventare più di tanto. È interessante comunque osservare alcuni degli emendamenti presentati dal M5S, visto che il partito li ha già resi noti. Fra questi si trovano l’introduzione del voto disgiunto fra candidato uninominale e liste, e la possibilità di esprimere preferenze all’interno dei listini, cose che andrebbero a mitigare quella “pompata competitività” della scheda elettorale. Si propone fra le altre cose anche la riesumazione di un meccanismo “alla tedesca”.
Partiti di medie dimensioni: Forza Italia e Lega Nord
FI e Lega, Berlusconi e Salvini: un destino in comune, ovvero quello quasi certo di rivaleggiare a capo di una coalizione di centrodestra. Le caratteristiche che piacciono del Rosatellum bis a queste due entità si avvicinano in parte a quelle del Pd, in parte vi si discostano. La condizione della Destra infatti è favorita dal maggioritario, ed anzi ne gradirebbe una percentuale ancora più ampia. La grande coalizione che va formandosi (comprendente anche FDI ed altre piccole anime) infatti potrà contare su una grande prestazione, valorizzata ancora di più in sede maggioritaria. Le soglie di sbarramento non sono di certo il problema di questi partiti, e la disposizione della scheda elettorale non dovrebbe dispiacere più di tanto a Forza Italia e Lega, ma probabilmente non siamo ai livelli del PD sotto questo aspetto.
Partiti piccoli (1): Fratelli d’Italia
Un breve discorso a parte va speso per il partito di Giorgia Meloni, che in questa fase politica sembra essere in una botte di ferro. La soglia di sbarramento del 3% verrà in ogni caso superata, ma non importa neanche, perché tanto trovandosi sotto l’ala della coalizione di centrodestra non ci saranno molti problemi. Di che ci si potrebbe lamentare?
Partiti piccoli (2): MDP, Campo Progressista ecc. (sx)
Questi partiti, di cui da tempo si discute sulla possibilità o meno di dialogare col Pd, sembrano essere fra i più penalizzati. Visti quelli che sono i consensi che possono raggiungere, la quota maggioritaria non li favorisce di certo; le soglie di sbarramento di primo acchito potrebbero sembrare accessibili, ma la volontà di queste anime non è quella di correre da sole. Questo significa che se anche con fatica si riuscisse a sfondare il muro del 3%, coalizzandosi occorrerebbe il 10%, e per raggiungerlo servirebbe una bella prestazione (di quelle belle davvero!). Il modo in cui si presenta la scheda poi li rende dei concorrenti abbastanza marginali per i motivi detti in precedenza. Insomma, potrebbe non sembrare, ma le cose si mettono malino.
Ha senso fare adesso i pronostici?
Effettivamente fare i pronostici adesso, sottolineando il fatto che il Rosatellum 2.0 ad oggi non crei nessuna maggioranza, è qualcosa di abbastanza sterile. Questo genere di proiezioni serve per far capire il punto di partenza e l’obiettivo che i vari partiti si pongono, non si può dare un giudizio sull’efficacia della legge elettorale così, basandosi sui numeri precedenti di 6 mesi le elezioni.
I fattori che si sono sottolineati in questo articolo sono un po’ come delle scommesse su cui puntano i partiti che promuovono la legge, e non sono di poco conto. Si potrebbero fare vari esempi di come una scheda elettorale posta in maniera diversa, per dirne una, abbia viziato il risultato delle elezioni (ne abbiamo citato uno qui con le elezioni del 2006).
La strada insomma comincia adesso, paradossalmente la legge elettorale è solo l’inizio di un cammino scandito a suon di programmi e promesse elettorali volti a spostare gli equilibri per rendere questo Rosatellum davvero efficace, e per far fruttare quelle piccole caratteristiche che potenzialmente potrebbero fare la differenza.