Le relazioni politiche ed economiche tra Pechino e il continente africano hanno radici profonde nella storia, ma si sono intensificate in modo esponenziale a partire dal 2000, anno della creazione del primo Forum di Cooperazione Cina–Africa.
Si tratta del primo esempio di meeting ufficiale tra la superpotenza asiatica e i rappresentanti di 44 stati africani, al termine del quale viene stilato il “Programma di cooperazione Cina-Africa per lo sviluppo economico e sociale”, il cui testo è consultabile qua.
Il Forum segna il primo appuntamento di una collaborazione molto lucrosa: se il volume degli scambi commerciali nel 2001 era di 13mld $, nel 2014 era salito a 210 mld, ; gli investimenti diretti (FDI) invece sono aumentati da 1 miliardo nel 2004 a 35 miliardi nel 2015.
In soli venti anni la Cina è diventata il più grande partner economico africano: tra scambi, investimenti privati, finanziamenti di infrastrutture e aiuti; non esiste infatti un paese con un tale livello di engagement in Africa.
Le ditte cinesi portano capitale, know-how ed energia imprenditoriale, costruiscono infrastrutture in ogni angolo del continente, e nel farlo aiutano l’economia locale governativa e privata.
In particolare nel settore manifatturiero è stimato che la Cina possieda al momento il 12% della produzione industriale complessiva del continente africano, un volume di denaro approssivativamente intorno a 500mld$ l’anno; mentre in quello edilizio il dominio cinese è ancora più evidente: Pechino condivide quasi il 50% del mercato internazionale africano sulle costruzioni.
Non deve però ingannare la natura del business cinese in Africa: quasi il 90% delle compagnie operative sono private. Nonostante le aziende cinesi di stato (SOE) tendano ad essere più grandi, nello specifico in settori come quello infrastrutturale o energetico, la grande moltitudine di ditte cinesi private impegnate nel proprio profitto delinea la relazione economica africano-cinese molto più complessa e articolata di una banale ‘conquista cinese’ del continente.
10.000 Dragoni
Le societa’ private cinesi presenti in Africa sono più di 10.000 e sono coinvolte in molti aspetti dell’economia africana: manifatturiero, edilizio, energetico, finanziario e servizi.
I mercati africani sono il target ideale per i beni cinesi a basso costo e rappresentano anche l’ambiente perfetto per permettere ai ”dragoni” di essere competitivi con i brand e le societa’ occidentali.
Essi agiscono in un contesto in cui non rischiano di essere ristretti da norme sindacali o limiti di carattere ambientale, o ancora da propaganda commerciale ostile.
La risolutezza dei privati cinesi è indicativa della relazione tra i vantaggi comparati degli imprenditori cinesi e le opportunità di profitto nei mercati africani; in settori come quello manifatturiero la concorrenza è quasi nulla, non esistono compagnie africane con il capitale e le abilità adeguate per investire e sono ben poche le compagnie occidentali che prendono il rischio di farlo in Africa.
Una ricerca dello studio McKinsey condotta su 1000 privati cinesi operativi nel continente africano ha registrato che l’89% dei dipendenti (300,000) sono cittadini africani, come oltre il 44% dei manager locali. Oltre due terzi delle compagnie inoltre insegna know-how di qualche sorta ai propri impiegati.
La compagnia cinese Huawei ad esempio ha formato 12.000 studenti in centri in Angola, Congo, Egitto, Kenya, Marocco, Nigeria e Sudafrica.
La maggior parte dei privati cinesi ha registrato alti profitti e crescite robuste negli ultimi anni (nel 2015 il margine di profitto ha superato il 20%), il livello di fiducia è molto alto e gli investimenti a lungo termine crescono di numero.
Quali sono gli interessi del Governo Cinese?
Pechino vuole espandere la sua cooperazione integrale con l’Africa nel 2017 attraverso dieci programmi avvallati da un piano di finanziamento di 60 mld di dollari, stanziato durante il quinto Forum di Cooperazione Cina-Africa tenutosi il 4 Dicembre 2015 a Johannesburg. Sudafrica.
Dieci aree di sviluppo sono interessate dal programma lanciato dal PM Xi JingPing : modernizzazione dell’agricoltura, industrializzazione, espansione infrastrutturale, crescita dei servizi finanziari, sviluppo economico, semplificazioni e agevolazioni del commercio e degli investimenti, lotta alla povertà, miglioramento della sanità, promozione di pace e sicurezza e condivisione culturale.
L’idea espressa dal Primo Ministro cinese è quella di un progetto di crescita comune, che si fondi su 5 pilastri: fiducia condivisa, win-win cooperation, scambio culturale, sicurezza ed unione e coordinamento negli affari internazionali.
Attenzione particolare è stata posta sul tema della sicurezza e del terrorismo.
La Cina partecipa infatti attivamente a diverse missioni di peacekeeping sul territorio africano e nel 2015 ha donato 100 milioni $ all’African Standby Force (nello stesso anno Pechino ha donato 1mld all’UN Peace and Development Trust Fund).
La presenza militare cinese in Africa è il segnale importante di un cambio di tendenza nella politica estera di Pechino: più di 2.500 soldati e ufficiali di polizia sono impiegati in missioni blue-helmet (UN) sparse per il continente (Sud Sudan 1.051, Liberia 666, Mali 402)
A Luglio di quest’anno sono partite dal porto di
Numerose infrastrutture sono state costruite grazie a finanziamenti cinesi sul territorio, ad esempio la ferrovia Addis Abeba-Gibuti, l’espansione della tratta Mombasa-Nairobi o la creazione di parchi industriali e zone economiche speciali.
Questa è la prima parte dell’ articolo ”Capire il Business Cinese in Africa”, potrai leggere la seconda parte alla sua pubblicazione qua.
Per scrivere questo articolo ho utilizzato diverse fonti, puoi trovarle qua