Gran parte della città di Marawi, nel sud delle Filippine, è stata catturata dal gruppo legato all’ISIS Maute, a seguito di grandi scontri con le truppe governative.
Sulla città a maggioranza musulmana adesso sventola la bandiera nera del Califfato Islamico.
Almeno 22 persone sono morte, un capo della polizia è stato decapitato e un prete è stato preso in ostaggio, secondo le prime ricostruzioni.
Il Maute è un gruppo di radicalisti islamici guidati dall’omonimo fondatore Abdullah Maute, che ha giurato fedeltà al sultano Abu Bakr al-Baghdadi; venendo quindi riconosciuto come gruppo membro effettivo dell’ISIS e suo rappresentante ufficiale nel Sud est asiatico.
Per celebrare l’alleanza con i fratelli in Siria, il Maute ha assaltato nel Novembre scorso una scuola di Butig, issando per la prima volta la famigerata bandiera su territorio filippino.
Il Presidente Rodrigo Duterte ha dichiarato lo stato di corte marziale nel Sud del paese, ma non esclude che essa venga estesa alla sua totalità per fronteggiare la situazione.
Il Presidente nei giorni scorsi in un’intervista all’agenzia TASS ha affermato di voler comprare armi, elicotteri e jet dalla Russia per fronteggiare le minacce interne al paese, come le azioni del Maute.
Molte persone sono in fuga verso le città vicine di Iligan e Cagayan de Oro City, che si stanno attivando per ricevere le migliaia di persone in arrivo, organizzando centri di accoglienza.
Il Ministro degli Esteri australiano Julie Bishop afferma che i militanti sudorientali di ritorno dai campi di battaglia in Iraq e Siria sarebbero almeno 600: “C’è la preoccupazione reale che IS possa cercare di dichiarare un califfato islamico nelle Filippine meridionali”.
La cattura di Marawi simboleggia un cruciale primo passo per la proclamazione di uno stato islamico nell’area, seguiremo lo sviluppo insieme.