Laureato in Relazioni Internazionali, Master in International Business Development, attualmente Consulente di Integrazione Aziendale.

Siamo di nuovo qui, ancora una volta da capo con le elezioni, giunte che non approvano o non vengono approvate, leggi che non nascono, personaggi illustri che si susseguono.
Eppure questa volta ce l’avevamo quasi fatta, oppure questa volta QUEGLI ALTRI ce l’avevano quasi fatta, ma per fortuna l’abbiamo spuntata noi. Come ai mondiali o agli europei, contro la Francia che ci ha fatti soffrire mille e una volte.
Qual’è la differenza tra una partita di calcio e la politica italiana? Nessuna, assolutamente, incontrovertibilmente, dannatamente nessuna: in Italia è così, se non sei comunista allora sei fascista; se non sei di destra allora sei una zekka comunista; se non sei honesto allora sei piddiota. In Italia funziona così, se non sei carne allora sei necessariamente pesce, come nelle squadre di calcio che non sei con la squadra A allora sei con la B. Il problema signori e signorine, è che questo non è uno stadio di calcio e noi non siamo tifosi di squadre, ma cittadini votanti che possono esercitare un diritto.

Viviamo in un paese dove chi si tessera ai partiti spesso non ha mai letto un programma elettorale e se lo ha fatto si è limitato solo a quello del partito per cui simpatizzava senza scomodarsi di leggere quello del partito avverso, così, neanche per saperne parlare male con coscienza. Di quelli tesserati ad un partito, almeno il 50% non rinnoverà l’iscrizione al partito perchè non è cambiato niente in quegli anni che è stato iscritto (poco importa se il partito non ha mai avuto l’opportunità di essere in governo, intanto ci siamo lamentati che non ha fatto niente), e quelli che cambiano invece spessissimo fanno critica del partito per cui “tifavano” fino a pochi mesi prima. Perchè lo fanno? Perchè lo vedono fare ai leader politici in primis in televisione ovviamente, gente che invece di proporre idee concrete e proiettate nel futuro passano le ospitate in televisione a insultarsi e criticarsi il ruolo di chi ha fatto più danni negli ultimi 50 anni di politica.
Ebbene, vorrei precisare al pubblico che nessuno ha fatto più danni degli altri, li abbiamo fatti tutti quanti, li ha fatti la DC quando, come dice mio padre, “mangiava e faceva mangiare tutti dal piatto”, li hanno fatti il PCI e PSI quando non sono stati capaci di erigere un’opposizione degna di tal nome, li hanno fatti i corrotti di tangentopoli e coloro i quali li stavano punendo come giustizia vuole ma non sono andati fino in fondo, li hanno fatti gli industriali che invece di annettere i lavoratori come parte delle aziende hanno pensato che fare business fosse andare a discapito di tutti, li hanno fatti i sindacati che per profitto hanno venduto i lavoratori fino a sminuire completamente il significato della parola sciopero, li abbiamo fatti noi nel momento in cui abbiamo permesso che tutto questo accadesse.

Abbiamo smesso di leggere i libri, abbiamo smesso di leggere i giornali, abbiamo smesso di farci domande e abbiamo dato troppe risposte senza pensare a cosa volessero dire; abbiamo sbagliato a fidarci e abbiamo sbagliato a non credere a neanche una parola di chi ci stava provando veramente a cambiare le cose. Abbiamo smesso di votare “perchè tanto non cambia niente” e nel frattempo ci rammarichiamo del fatto che in Italia non cambia mai niente, sempre le stesse facce. Ci lamentiamo del fatto che non abbiamo eletto questo o quell’altro presidente del consiglio, ma non sappiamo che noi non eleggiamo nessuno, noi votiamo i partiti che poi decidono chi si siede dove, ma ci indigniamo per questo in nome di una costituzione che non conosciamo e GUAI A CHI CE LA TOCCA. A noi in fondo piace così, sconosciuta e intrigante, un po’ sofisticata ma mai troppo considerato che ne citiamo passi a caso come a caso giudichiamo. Siamo fatti così noi italiani, educati sin da piccoli al nostro parlare in maniera circolare, infilando tutte le informazioni in nostro possesso su un argomento e educati sin da piccoli ad avere un’opinione su tutto, anche sul non avere un’opinione. Ci lamentiamo quando andiamo all’estero che la prima cosa che ci dicono è “mafia” e poi quando arrivano da noi gli stranieri, profughi o immigrati economici che siano, la prima cosa che facciamo è dirgli che sono sporchi, stupidi, maleducati e ci rubano il lavoro e le donne senza parlare la nostra lingua, senza avere soldi e contatti, a differenza nostra che qui ci siamo nati e vissuti. Però tra poco è natale e non si parla di queste cose a tavola, meglio non parlarne mai perchè chissà cosa pensano quelli che di politica, cultura, costume e società non ne vogliono parlare perchè tanto anche se ne parliamo non cambia mai niente. Però almeno possiamo lamentarci, questa libertà non ce l’hanno ancora tolta, e quando ci chiederanno le ragioni del nostro malcontento potremo rispondere: “perchè sono tutti ladri”. E a chi di noi non è nè carne nè pesce, ma è semplicemente pane, non rimane che cercare di essere più morbidi per cercare di spiegare ai nostri amici, parenti, conoscenti, finquando a forza di piegarci non finiremo per spezzarci. Fra l’altro visto che siamo in tema di lamentele, il vitello tonnato non lo mangia nessuno a natale ma lo facciamo lo stesso perchè fa atmosfera.