Studente di Giurisprudenza all'Università di Modena e Reggio Emilia, scrittore presso il Prosperous Network, amante di storia, politica e scrittura.

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23 Marzo 1919, il liberalismo dal lento riformismo ed il socialismo paternalista del vigente ed impopolare governo propugnano timide risoluzioni alla gravissima crisi sociale, politica ed economica dell’epoca. Non sono più in grado di rispondere alle esigenze ed ai problemi della piccola e media borghesia, dei reduci di guerra, delle masse nazionalizzate e militarizzate dal conflitto mondiale, adesso consapevoli della centralità e della potenza del proprio ruolo in una società in mutamento, caotica, contraddittoria. Nel deficit di legittimazione dell’ordine istituzionale consolidato, nasce dunque il movimento dei Fasci di Combattimento, fondato da Benito Mussolini a Milano. Inizialmente disomogeneo e popolare, diventa presto un maxipartito post-ideologico, monolitico, che si fa portavoce della risoluzione della lotta politica, del superamento della polarizzazione ideologica tra socialismo e capitale, che non è né socialista e né capitalista, ma sia socialista che capitalista.

Una “rivoluzione conservatrice” ed un programma misto di progressismo e rinnovato reazionarismo, che identificando lo Stato nell’individuo e l’individuo nello Stato, si sforza di mettere d’accordo tutti, e domina le piazze con un pensiero totalizzante. Mina allo spirito stesso del sistema democratico, dell’opposizione a blocchi. L’oppositore non è più portavoce di nessuna parte se non di se stesso, “Con noi, o contro di noi.

Sempre a Milano, il 4 ottobre 2009, il comico Giuseppe “Beppe” Grillo e l’imprenditore web Gianroberto Casaleggio fondano il Movimento 5 Stelle. Figlio di una terribile crisi politica, economica e sociale (di cui noi tutti siamo a conoscenza), il Movimento si presenta come “né di destra, né di sinistra”, e raccoglie idee di destra e di sinistra. Alla già consolidata democrazia rappresentativa contrappone la democrazia diretta attraverso l’uso del web. Si definisce una “non associazione” e si dota di un “non statuto”, ha la pretesa di superare la politica dei partiti, la polarizzazione ideologica, la struttura stessa dell’istituzione democratica occidentale.

La composizione sociale del Movimento è quello stesso ceto medio insoddisfatto da cui traeva la propria forza il movimento fascista, gli stessi uomini comuni che desiderano un leader “comune”, che rifiutano l’altezzosità della politica accademica e di professione, acclamano l’elogio alla mediocrità del proprio padre ideologico, forte di una retorica coraggiosa, aggressiva, spartana, la retorica della lotta, dell’opposizione frontale.

Il Movimento costruisce una rete informatica di controinformazione che assume da subito il carattere di un sistema totalizzante. Grillo e gli altri leader investono il proprio carisma ed impongono la propria visione del reale e la dialettica dell’invettiva in uno spazio nuovo, la nuova piazza della politica di massa, dove ancora il dibattito pubblico non ha regole, ed è subdolo ed invisibile agli occhi dei non addetti ai lavori. Tra il Blog ed i Gruppi facebook del Movimento, pieni zeppi di adepti, e amministrati da figure che si limitano ad inoltrare post delle pagine ufficiali, circolano solo le notizie e le versioni del Movimento. Chiunque proponga una linea di pensiero differente, una fonte di informazione o una testata giornalistica che non faccia capo al Movimento, viene messo a tacere, ridicolizzato, attaccato ed aggredito aprioristicamente da tutti gli utenti. Ogni testata giornalistica, ogni notizia, ogni parere discordante, ogni interpretazione lontana dal Movimento è menzogna, inaffidabile, complotto, finzione del potere istituzionale.

Su tutti i social esiste una comunità assestante di attivisti, formati su una forma di pensiero unico, indisposti al dialogo, fedeli al Movimento e sicuri fino in fondo che l’unica verità, l’unica versione affidabile dei fatti, l’unica ultima parola sia quella del leader Beppe Grillo, ed egli stesso legittima l’atteggiamento acritico dei suoi adepti, e gli chiede di non ragionare, ma votare “di pancia”.

Ma c’è di più.

Un’inchiesta di Buzzfeed di Alberto Nardelli, ex data editor del Guardian, e da Craig Silverman, esperto di meccanismi dell’informazione online, accusa tra le tante cose il Movimento 5 Stelle di propagandare disinformazione in accordo e su sovvenzionamento del Cremlino. L’associazione farebbe un uso massiccio di Bufale ed informazioni falsate per condizionare pesantemente le idee dell’elettorato, e starebbe assumendo progressivamente posizioni non solo sempre più euroscettiche, ma anche sempre più vicine al Cremlino, anche attraverso la diffusione di elogi all’operato e alla figura di Putin.

In effetti, qualche giorno fa il Parlamento Europeo approvava una risoluzione tra i cui passaggi figurava il seguente, in cui:

“8. riconosce che il governo russo sta impiegando un’ampia gamma di strumenti e meccanismi, come gruppi di riflessione e fondazioni speciali (ad esempio Russkiy Mir), enti speciali (Rossotrudnichestvo), stazioni televisive multilingue (ad esempio RT), presunte agenzie di informazione e servizi multimediali (ad esempio Sputnik), gruppi sociali e religiosi transfrontalieri (in quanto il regime vuole presentarsi come l’unico difensore dei valori tradizionali cristiani), nonché social media e troll della rete per sfidare i valori democratici, dividere l’Europa, raccogliere sostegno interno e creare una percezione di fallimento degli Stati nel vicinato orientale dell’UE; sottolinea che la Russia investe, nei suoi strumenti di disinformazione e propaganda, notevoli risorse finanziarie impiegate sia direttamente dallo Stato sia mediante organizzazioni o società controllate dal Cremlino; sottolinea come, da un lato, il Cremlino finanzi partiti politici e altre organizzazioni all’interno dell’UE, allo scopo di minare la coesione politica, e, d’altro lato, come la propaganda del Cremlino intenda colpire direttamente giornalisti, politici e individui specifici all’interno dell’UE;”

La risoluzione ha visto voto contrario e compatto proprio della Lega di Salvini e del Movimento stesso.

All’interno del Parlamento Europeo, tra l’altro, il Movimento fa parte di un gruppo politico euroscettico per la democrazia diretta (EFDD) composto interamente da partiti di ispirazione esplicitamente neofascista, razzista e nazionalista, tra cui un ex membro Front National di Marie Le Pen.

La mia antipatia nei confronti del Movimento poteva sostanzialmente limitarsi alla critica dei contenuti di populismo imperante, del modus rabbioso tipico del loro rapportarsi, ma no, loro sono stati in grado di farsi odiare ancora di più, hanno stilato un contratto vincolante da far firmare a tutti gli amministratori appena eletti a Roma.

Un precedente effettivamente c’è stato nel 2014, quando gli europarlamentari grillini firmarono un contratto simile, con multe fino a 250mila euro in caso di violazione del codice, diciamo però che il nuovo contratto sublima qualsiasi rosea aspettativa, sfornando un ottimo vero e proprio contratto paragiurisprudenziale sanzionatorio. Ma andiamo con ordine.

Cos’è la prima cosa che deve fare un sindaco appena eletto? Beh costruirsi la sua squadra, scegliere i suoi fidati e dunque piano piano costruirsi il suo gruppo di fiducia, tuttavia il codice del Movimento è piuttosto chiaro a riguardo. “Le proposte di nomina dei collaboratori dovranno preventivamente essere approvate dallo staff coordinato dai garanti del M5S”.

Ovviamente per garanti si intendono Grillo e (pace all’anima sua) Casaleggio. Dunque il sindaco viene di fatto sprovvisto del suo ruolo e potere più importante, ovvero scegliersi la squadra. Ma andiamo ancora avanti.

Cos’altro deve fare un sindaco? Beh amministrare, diciamo che è quello il suo ruolo principale, ma purtroppo per la Raggi anche qui troviamo un netto limite e impedimento, il ” codice” dice esattamente questo.

«Le proposte di atti di alta amministrazione, e le questioni giuridicamente complesse verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico legale a cura dello staff coordinato dai garanti del M5S».

Quindi sostanzialmente qualora ci sia un problema significativa a Roma (ovvero molto molto spesso) la Sindaca dovrà rivolgersi ai gerarchi grillini.

Ma tranquilli, siamo ancora a l’inizio. Ora si entra nell ambito privato e personale dei firmatari del contratto, verrà posta al vaglio addirittura il libero pensiero degli stessi proprio come recita il nostro onnicomprensivo codice:

«il sindaco, ciascun assessore o consigliere assumono l’incarico etico di dimettersi qualora sia ritenuto inadempiente al presente codice, con decisione assunta da Beppe Grillo o Gianroberto Casaleggio o dagli iscritti M5S mediante consultazione online».

Ormai mi sembra scontato dire che la decisione finale spetti a soliti ignoti.

Ora qui si arriva al clou della questione, perché non contenti dei grandissimi limiti alla libertà ed indipendenza degli, ricordiamolo ogni tanto, ELETTI, i giuristi grillini hanno addirittura pensato ad una sanzione pecuniaria piuttosto salata, il testo in questo caso è piuttosto eloquente.

<<Il candidato accetta la quantificazione del danno d’immagine che subirà il M5S nel caso di violazioni dallo stesso poste in essere alle regole contenute nel presente codice e si impegna pertanto al versamento dell’importo di 150mila euro, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto>>.

E non sarebbe finito qui, ma non voglio certo ammorbarvi, credo di aver reso l’idea della gravità profonda di questa situazione. La centralità del partito stavolta travalica i normali limiti, ovvero la fedeltà al partito non sarà più riconducibile a senso di responsabilità o per intenti e ideologie condivise, bensì ad un foglio di carta tremendamente vincolante. La componente più terrificante è il ruolo centrale che in tutto questo gioca Grillo, il vero burattinaio dietro le quinte. Il Movimento dimostra di essere soltanto la macchina umanoide al servizio del comico genovese, che ha formalmente e sostanzialmente voce su qualsiasi cosa e potere di espellere multare e sanzionare i suoi “collaboratori”.

A conclusione, tale abominio giuridico è tutto ciò che può ritenersi contrario alla democrazia elettiva e rappresentativa.

I romani hanno votato Virginia Raggi, non Grillo, non la Casaleggio Associati, non consapevoli del suo non essere al servizio dei cittadini bensì serva e vincolata ad un contratto.

Scritto da Andrea Mellacina e Federico Mutasci.