Laureato in Scienze Politiche con indirizzo internazionale all’università di Pisa. Studente di forecasting innovation and change all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Grande appassionato di arti marziali.


La storia dell’Irlanda del nord è a molti nota per i cosiddetti “troubles”, gli scontri tra unionisti protestanti e nazionalisti cattolici, i primi difensori dell’Irlanda del Nord come parte del Regno Unito e i secondi, invece, sostenitori dell’unione delle “due Irlande”. Nasce qui la storia di Bobby Sands, un giovane nato nel 1954, che già a 18 anni entrò a far parte dell’IRA (Irish Republican Army), la parte armata della lotta per l’unificazione. Bobby, morirà il 5 Maggio 1981 perseguendo una lotta nel quale credeva profondamente.

Breve storia del conflitto anglo-irlandese

Lo scontro tra Irlanda e Inghilterra ha radici antichissime. L’Irlanda era un territorio con tradizioni arcaiche, legate alla popolazione celtica, infatti era stato uno dei pochi territori in cui Roma non è riuscita a fare breccia. Come ben sappiamo, Roma si fermò al vallo di Adriano, conquistando l’Inghilterra ma non Scozia e Irlanda.

L’inizio dell’egemonia inglese in Irlanda comincia nel XII sec. quando Enrico II conquista parzialmente l’isola. Fu poi Elisabetta I, nel XVI sec. che conquistò definitivamente il territorio irlandese, a quel punto la religione anglicana fu imposta ai cittadini, i quali erano fortemente cattolici. Gli irlandesi cercarono più volte di ribellarsi, ma le ribellioni furono sempre represse e Oliver Cromwell completò la colonizzazione dell’isola, concedendo a molti protestanti terreni nell’Isola di smeraldo, cercano così di scalzare la religione cattolica.

Nel 1801, poi fu ratificato lo “Acts of Union”, che sanciva l’egemonia diretta della Gran Bretagna con un capo di Stato esecutivo, un lord luogotenente e lo “chief secretary of Ireland”. Con questo atto nacque il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. L’Irlanda disponeva di “parlamentari”, che però in realtà erano solamente inglesi o scozzesi, questo perché i terreni erano destinati solamente ai protestanti, e i proprietari terrieri erano coloro che partecipavano alla House of Commons.

Nel 1845 poi ci fu la cosiddetta “Great Famine”, la grande carestia delle patate, le quali erano il frutto dei guadagni degli irlandesi, poiché le coltivazioni erano prevalentemente incentrate sulle patate. La Gran Bretagna stette a guardare, anzi, incrementò i dazi per gli irlandesi e si appropriò delle poche quantità di patate che erano sopravvissute alla malattia che le aveva sterminate. Per 8 anni gli irlandesi soffrirono di stenti e la popolazione fu decimata con più di un milione di morti.

Fu questa una delle cause, insieme alla mancanza di rappresentatività nella politica e nel lavoro, che portò i cittadini irlandesi a organizzarsi nella Irish Citizen Army, un esercito parallelo che nel 1916 organizzarono la cosiddetta “Easter Rising”, la rivolta di Pasqua, che finì col bombardamento con carrarmati delle poste di Dublino dove si erano arroccati i rivoltosi.

Nel biennio 1919-1920 ebbe luogo la guerra di indipendenza irlandese che finì con un accordo, lo “Anglo-Irish Treaty” che decretò la nascita l’Irlanda un dominion autonomo, con il nome di Irish Free State, ma anche dell’Irlanda del Nord, che fa riferimento a gran parte della regione irlandese dell’Ulster, a maggioranza protestante.

È questa la base che porterà al conflitto nordirlandese, due fazioni opposte da un sentimento di appartenenza diverso, cattolici contro protestanti, unionisti contro nazionalisti. Nel 1966 nacque la Northern Ireland Civil Right Association, un’organizzazione pacifica che aveva lo scopo di manifestare contro le ingiustizie subite dai cattolici nordirlandesi. Nel 1968, iniziarono le marce dell’organizzazione che era continuamente bersaglio della polizia locale e dei lealisti. Questo portò all’emergere dell’IRA, la Irish Republican Army, che ricevette un consenso modesto fino al 1972, quando durante una marcia pacifica per i diritti civili, i paracadutisti inglesi uccisero (sparando) 14 persone, la maggior parte delle quali ragazzi tra i 17 e i 20 anni. Quel giorno rimarrà famoso come “Bloody Sunday”. Nel 1971, intanto, il governo nordirlandese introdusse l’incarcerazione senza processo. La metà degli anni 70’ si contraddistinse per le violenze tra unionisti e nazionalisti. Bombe su bombe che continueranno ad uccidere civili fino al 1998, quando fu firmato il Good Friday Agreement sull’organizzazione dell’Irlanda del Nord, di comune accordo tra i partiti di maggioranza. Un conflitto che si è contraddistinto per il sangue versato, infatti, gli attentati dell’IRA, contro i militari inglesi e posizioni strategiche, divennero famose, così come gli attentati dei lealisti che terrorizzavano i cittadini cattolici a suon di bombe e pestaggi. In questo contesto morì anche Lord Mountbatten, zio della regina Elisabetta II per un attacco dell’IRA.

Bobby Sands e la lotta in carcere

È in questo contesto che nasce la storia di Bobby Sands il quale fu arrestato nel 1976 per il suo affiliamento all’IRA. Il 1976 fu proprio l’anno in cui Londra inasprì le regole detentive, cancellando lo status di “prigioniero politico”. Sands si trovava nel carcere di Long Kesh, negli H-blocks, dove partì la protesta dei detenuti contro la rimozione dello status. I detenuti, si rifiutarono di vestire le divise da detenuto, ma questo non sortì alcun effetto. Il secondo step fu la “dirty protest”, in cui i detenuti imbrattavano le loro celle con i propri escrementi. Anche questo lasciò indifferente la “Lady di ferro” Margaret Thatcher che diventò prima ministra nel 1979. L’indifferenza delle istituzioni, le continue violazioni dei diritti carcerari con pestaggi da parte della polizia e il rifiuto di ripristinare lo status di “prigioniero politico” portò Bobby Sands a giocare la carta dello sciopero della fame, organizzato con gli alti prigionieri appartenenti all’IRA. Partirono con un primo sciopero della fame che durò 53 giorni, cessò quando arrivarono delle notizie di distensione verso il ripristino dello status di “prigioniero politico”. Quando i detenuti scoprirono il bluff di Londra cominciarono il secondo sciopero della fame, iniziato proprio da Bobby Sands il 1° marzo 1981. Proprio nel periodo del digiuno, Bobby Sands fu eletto al Parlamento di Londra.

Il 5 Maggio 1981, Bobby Sands moriva dopo 64 giorni di digiuno e con lui, più tardi, altri 8 detenuti che seguirono Sands nel digiuno. Dopo la morte di Sands si inasprì sempre più la guerra civile nordirlandese, con Margaret Thatcher che si rifiutò fino alla fine di assecondare le richieste dei detenuti, definendo Sands un criminale affiliato ad un’organizzazione che non aveva avuto pietà delle vittime che aveva causato.

Bobby Sands è diventato il simbolo della lotta all’unificazione delle due irlande, al suo funerale parteciparono più di 100 mila persone. Ad oggi, le bombe non sono più presenti in Irlanda del Nord ma lo scontento è sempre presente, anche a causa dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Inoltre, la popolazione cattolica, legata al nazionalismo, presto sarà più numerosa della controparte protestante. Questo, forse, porterà a quello che abbiamo già visto in Scozia, una richiesta di uscita dal Regno Unito, con un’eventuale riunificazione con “l’altra Irlanda”.