Studente presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, scrittore per il Prosperous Network. Fra fumetti, tecnologia e libri mi appassiono alla politica nostrana.

Quest’oggi ci troviamo a proseguire il percorso iniziato una settimana fa, analizzando le modifiche che Lega e M5s hanno intenzione di apportare al sistema scolastico italiano. Si tratta di un argomento che, come dicevamo, sta passando un po’ sottotraccia: per quanto la scuola sia stata un punto abbastanza caldo della campagna elettorale, in particolar modo dei grillini che proponevano una completa riforma della “Buona Scuola”, oggi se ne parla pochissimo. Qual è dunque l’indirizzo che i due componenti della maggioranza tentano di dare alla scuola secondaria?

Nuovi insegnamenti.   Seguendo il solco tracciato col precedente articolo, partiamo da ciò che si tenta di introdurre come nuove materie curricolari. Dell’educazione civica abbiamo già parlato, proposta a braccetto con un rafforzamento del voto di condotta. Abbiamo menzionato inoltre la possibile introduzione dell’educazione ambientale. Proseguendo oltre è possibile individuare ulteriori spunti relativi in particolar modo alla scuola secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori). È interessante prima di tutto menzionare la proposta portata avanti alla Camera dall’On. Marzana (M5s) volta al potenziamento della Storia dell’Arte presso le scuole superiori. I lavori sono relativamente in fase avanzata, infatti il testo, consultabile qui, è stato assegnato alla VII Commissione Cultura del Parlamento. In breve si prevede di ampliare l’insegnamento della materia a tutti i bienni che attualmente non ne dispongano e di ampliarlo ad alcuni indirizzi al triennio.
Un altro disegno di legge, presentato al Senato, prevede l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione sanitaria, sempre a firma M5s. Un’educazione sanitaria rivolta a «La formazione di una mo­derna coscienza sanitaria sulla base di un’a­deguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità. […] Si deve con­sentire a ciascun individuo di sviluppare la capacità di prendere decisioni coscienti nei riguardi del proprio benessere, in difesa del suo equilibrio fisico, psichico, spirituale e sociale». (per consultare vedi qui)

Alternanza scuola-lavoro.     Veniamo ad uno dei veri noccioli della questione. L’alternanza scuola-lavoro, uno dei punti più discussi sia dalla Lega che dal M5s, si appresta a cambiare. Il primo firmatario Granato ha presentato un disegno di legge al Senato il 17 luglio scorso denominato Norme in materia di alternanza scuola-lavoro, consultabile qui.
Il testo individua due falle nel sistema vigente: l’incredibile monte ore dedicato all’attività lavorativa e la carenza di esperienze formative adatte agli studenti in diverse regioni. Altra falla interessa i licei, i quali «non hanno vocazione professionalizzante, per cui le 200 ore previste dalla normativa vigente, svolte a detrimento delle attività didattiche connesse agli altri curricoli, sono risultate senza alcun dubbio più penalizzanti che formative». Viene proposta dunque una cura snellente: il monte ore viene dimezzato e per i licei viene lasciata libertà agli studenti di scegliere tra l’alternanza e altri percorsi di orientamento allo studio universitario. Si intende inoltre destinare tali attività al di fuori del monte ore scolastico e far supervisionare il tutto agli Uffici Scolastici Regionali, che andrebbero ad affiancare i Dirigenti scolastici in questo arduo compito. Si tratta perciò senza alcuna ombra di dubbio di una razionalizzazione del precedente sistema che va a rispondere alle rimostranze dei docenti e di chi vive la scuola quotidianamente. Non si escludono, inoltre, esperienze prolungate proposte da aziende, enti et similia, da portare avanti sempre e comunque al di fuori dell’orario curricolare. Non tutti i commenti sono però positivi, in particolar modo da parte di alcuni organi di stampa che sottolineano come si tratti di un ritorno ai progetti di alternanza iniziali, quelli sperimentati a partire dal 2003, che prevedevano tempistiche simili. C’è da dire che prima di puntare tutto su periodi di alternanza prolungati occorre puntare sulla qualità dell’offerta che in questi anni è indubitabilmente mancata. Si ha di fronte dunque una misura in linea con quello che è l’attuale sistema scolastico italiano, non predisposto ad un battesimo di fuoco nel mondo del lavoro.

Esame di maturità.     Ci sarebbe da parlare molto dell’esame di Stato, che si appresta ad un cambiamento epocale. La prova di maturità è da decenni entrata nell’immaginario collettivo ma presto potrebbe perdere pezzi importanti per acquisirne di altri. Facciamo una breve panoramica:

  1. Cambiano i metodi di ammissione: non sarà necessaria la sufficienza in ogni materia, bensì il “6” di media (vi influenzerà anche il voto in condotta).
  2. Le prove passeranno da tre a due, si perderà infatti la famosa terza prova che ha fatto tremare tutti i maturandi italiani.
  3. Cambia il “peso” dei crediti accumulati durante il triennio, che arrivano a 40 totali (erano 25), e dunque diminuisce l’incidenza delle prove d’esame sul voto finale. Ogni prova peserà 20 punti, per un totale di 60. Se non si fosse stati chiari, il voto rimane dunque in centesimi.
  4. Per valutare le prove saranno fornite delle griglie nazionali.

È possibile rintracciare tutte queste informazioni in maniera più puntuale grazie alla circolare del 4 ottobre del MIUR (che offre anche un articolo riassuntivo).

Esame di maturità: Il nodo prima prova.      Oltre a sparire la terza prova, ovvero il temutissimo quizzone, sparirà anche una delle tipologie del tema di maturità. Fino ad oggi avevamo: Tipologia A: Analisi del testo; Tipologia B: saggio breve o articolo di giornale; Tipologia C: Tema storico; Tipologia D: Tema di ordine generale. Da quest’anno la tipologia “C”, ovvero il tema storico, verrà eliminata; se è vero che l’ambito storico rimane comunque come sottocategoria di saggio breve/articolo di giornale, non è da sottovalutare il fatto che sia stata eliminata di netto una categoria che a livello simbolico può significare tanto.
Molti personaggi pubblici, politici e non, si sono mobilitati per manifestare lo sdegno di fronte a questa scelta. Chi la difende sostiene che la ragione stia nella bassa popolarità della traccia: solo circa il 3% degli studenti la sceglieva. Le due parti che su questo argomento dibattono, insomma, lo fanno su due livelli diversi. C’è chi protesta per il valore calpestato della storia e chi, con una sorta di mero pragmatismo risponde: gli studenti non sceglievano il tema storico, meglio adattarsi alle loro esigenze. Ma anziché eliminarlo, ci sarebbe stato da chiedersi perché non venisse scelto e agire di conseguenza; i motivi della bassa popolarità di tale traccia sono chiarissimi da tempo: i programmi di storia sono troppo densi ed è difficilissimo portare i ragazzi in quinta a parlare della storia recente, quella che poi, sovente, diveniva oggetto d’esame. Oggi i ragazzi e le ragazze che escono da istituti e licei sanno poco e niente degli ‘50 e ‘60, degli anni di piombo o delle stragi di mafia, e ancora meno degli anni a cavallo fra il secolo scorso e l’odierno. I giovani non sanno chi fosse Aldo Moro, tanto per dirne una. Andava colmata questa lacuna (avrebbe potuto farlo anche qualcuno in precedenza…), ma si è scelto di nascondere la polvere sotto il tappeto e cancellare il tema storico.

Una delle ultime tracce storiche presenti nella prima prova, quella del 2017

Esame di maturità: nuove linee guida tra interessanti spunti e scelte infelici.       Abbiamo, come già si è visto, alcune scelte infelici. Personalmente risulta quantomeno controversa anche la scelta di eliminare la terza prova. È interessante però l’impostazione generale di dare grande peso al percorso scolastico nel suo insieme, aumentando i crediti accumulabili durante il triennio. È indubbio che gli studenti d’ora in poi saranno chiamati ad un impegno sempre maggiore durante tutto il corso di studi, e questo può essere positivo. Ogni medaglia però ha il suo risvolto, e ci sarà da valutare se lo snellimento apportato all’esame in sé sia adeguato o eccessivo, tale da demotivare gli studenti giunti al traguardo. Infine non si può che constatare della positività nella scelta di inserire delle griglie nazionali di valutazione, al fine di uniformare i voti finali ottenuti lungo tutta la Penisola.

Per la scuola media e superiore è tutto (e non è poco). Di fronte a tutta questa carne al fuoco non ci resta che prenderci del tempo per riflettere e darci appuntamento alla prossima settimana. Parleremo di argomenti altamente controversi nel campo universitario. Alla prossima!

•Postilla 1•
Nei giorni scorsi si è avuta la prima grande manifestazione studentesca dell’anno scolastico, che ha coinvolto studenti di scuole superiori ed università. Si manifesta forte scontento di fronte a tagli al sistema istruzione per oltre 8 miliardi nel corso degli ultimi 10 anni, ed in particolare si fa leva sulla incoerenza di un Governo che, professatosi “del cambiamento” ed estremamente aperto ai giovani, si accingerebbe a tagliare altri 100 milioni ai fondi scolastici. Altre manifestazioni si sono inoltre tenute per protestare contro la precaria situazione degli edifici scolastici italiani. La risposta che non si è fatta attendere è stata quella del Ministro Luigi Di Maio, che ha tenuto a fare delle precisazioni sulle intenzioni del proprio governo e a rispondere al gesto compiuto dagli studenti in piazza a Torino (due fantocci di Salvini e Di Maio sono stati incendiati dai manifestanti). Così Di Maio: «Oggi due ragazze di 17 e 18 anni a Torino, durante una manifestazione studentesca, hanno dato fuoco a due manichini, uno con la mia faccia. È una cosa che non avrei mai fatto e che infatti in passato non ho mai fatto, ma i ragazzi, i giovani hanno tutto il diritto di protestare, anche con toni forti perché per troppo tempo la politica è stata sorda ai loro bisogni. Possono anche andare oltre righe, un po’ come ha fatto il MoVimento nella sua storia, a patto di non andare contro la legge e di non usare violenza. Quello mai. Ora i tempi sono cambiati e al governo c’è una forza politica che fa dell’ascolto e della partecipazione il suo tratto distintivo. Urlare va bene, ma non c’è bisogno di sgolarsi. Le porte del ministero sono aperte a tutti e le mie orecchie pure. Le ho aperte ai riders, ai disoccupati, ai lavoratori, agli imprenditori. Sono aperte anche a tutti gli studenti che vogliono portare proposte per la scuola, per l’università e per il futuro del Paese. L’istruzione, i percorsi di formazione, i nuovi lavori sono tutti temi importantissimi per il Paese e in cui gli studenti devono essere coinvolti perché ne va della loro vita».
Gli studenti di “Rete della conoscenza” hanno risposto: «Incontriamoci e risolviamo i problemi a partire dall’alternanza scuola lavoro per poi affrontare il tema dei costi troppo elevati per gli studenti. Saremo in mobilitazione permanente da lunedì (15 ottobre ndr)”

•Postilla 2•
Per chi si fosse chiesto che fine farà la prova INVALSI, eccovi accontentati: il test previsto per le classi quinte non influirà sul voto finale, tuttavia andrà ad integrare una sorta di curriculum allegato al diploma. Ulteriori info qui.

•Postilla 3•
Pare sia stato raggiunto un accordo affinché nelle scuole del Veneto venga insegnata la cultura locale (notizia di due giorni fa). Trovate ulteriori info qui.