Studente presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, scrittore per il Prosperous Network. Fra fumetti, tecnologia e libri mi appassiono alla politica nostrana.

Consultazioni segnate dall’antipolitica.

Se ci sono delle parole che veramente negli ultimi giorni hanno destato interesse nel sottoscritto, senza dubbio si tratta di quanto detto da Di Maio a seguito della comparsata di Renzi da Fazio.
In queste parole, senza nulla togliere al loro contenuto politico, risiede forse una summa del populismo propriamente detto. Ovviamente non si parla di “populismo” come parola sempliciotta e priva di significato affibbiata alla destra, ma come vero e proprio termine politologico: quell’approccio che dà voce al popolo, che fa da megafono alla gente sfruttando l’onda dell’antipolitica.

Ha detto Luigi Di Maio il 30 aprile scorso:

«Salvini ha preferito gli interessi di un condannato incandidabile a quelli degli Italiani. Io gli ho parlato in maniera sincera, a cuore aperto, gli ho detto “sediamoci e troviamo una quadra e facciamo partire un governo che possa cambiare il paese”. Niente, lui ha scelto Berlusconi.[…] Renzi ieri in tv da Fabio Fazio, anziché chiedere umilmente scusa per i danni fatti dal suo governo, ha attaccato me e il M5S chiudendo a qualsiasi ipotesi di contratto e difendendo ancora una volta il suo governo. […]
Il M5S in modo serio si è impegnato totalmente per rispettare il voto dei cittadini. Visto che abbiamo ottenuto un risultato straordinario ma non abbiamo ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi non ho mai pensato che sarebbe stato facile, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato impossibile: è vergognosa la maniera in cui tutti i partiti stanno pensando al proprio orticello e alle poltrone».

In queste frasi troviamo tutto ciò che è necessario per far capire ad un principiante cosa sia l’antipolitica senza doversi perdere in tanti giri di parole. Luigi Di Maio infatti utilizza abilmente l’arte oratoria facendo diverse precisazioni importanti:

  1. Egli ha provato di tutto per perseguire l’interesse degli Italiani, cosa di cui gli interlocutori non si sono fregati.
  2. Egli ha cercato di colmare addirittura i soprusi del sistema stesso, che non gli ha permesso di formare un governo come voluto dagli Italiani, trascurando il semplice fatto che si è in un sistema proporzionale.
  3. Gli altri politici dovrebbero chiedere scusa per via del loro operato attuato sicuramente senza l’interesse dovuto verso gli Italiani. Di Maio ci tiene inoltre a distinguere “tutti i partiti” dal MoVimento 5 Stelle, in una divisione netta fra male e bene.
    Creare di una distanza fra sé ed i politici è il succo della questione.

Qui il discorso integrale:

Di Maio è sicuramente, almeno in questa fase, un maestro dell’arte oratoria. Sa come parlare e come porsi. Sì, è vero, sbaglierà pure qualche verbo, ma sa anche bene che alla gente questo non interessa. Ha capito in quale piaga mettere il dito per allargare il proprio consenso e danneggiare gli altri partiti. Lo sta facendo utilizzando un metodo politico che oserei definire pericoloso, anche se credo che la democrazia italiana non verrà scalfita dalle parole arroganti di chicchessia. È un metodo pericoloso però per il clima sperimentato dalle persone che si espongono a questa retorica ricca di antagonismo, di continua ricerca del sopruso e dell’inganno a danno degli Italiani, e sempre volta a denigrare la politica, i politici e i partiti, come se fossero qualcosa di ben distinto dal MoVimento.

L’antipolitica nasce e cresce rigogliosa, e il fatto singolare è che sembra non fermarsi all’opposizione. Chi scommetteva in un Di Maio fortemente ridimensionato ad un ruolo “istituzionale” deve ricredersi: anche le consultazioni si stanno svolgendo – ed anzi si sono ingolfate – nel segno del populismo e dell’antipolitica. In realtà la cosa non dovrebbe nemmeno stupirci. Per quanto Luigi Di Maio sia un esempio lampante e singolare, ha avuto dal punto di vista comunicativo degli importanti maestri che hanno contribuito a forgiarlo. Ora i Grillini mi odieranno…

Chi è il vero volto del populismo?

Se oggi il volto del populismo è Luigi Di Maio, dobbiamo però ammettere che un po’ tutti gli esponenti politici degli ultimi anni hanno assunto caratteri fortemente populisti. Il leader del M5s non è altro che una macchina perfetta che ha saputo raccogliere le eredità lasciate dai predecessori. Le radici partono da lontano, forse dai movimenti della Lega Veneta e Lombarda che dettero il via all’esperienza dell’allora Lega Nord. In generale dagli anni 80/90 si è affermata una retorica del nuovo che avrebbe dovuto spazzare via il vecchiume politico. Con la venuta di Berlusconi già trovava largo consenso il mettere in cattiva luce la politica ed i politici, esaltando invece la capacità di imprenditori come il Cavaliere e in generale le persone che avrebbero dovuto cambiare il sistema. Mettere in dubbio il politico di professione è stato l’inizio di questa lenta ma inesorabile discesa verso il populismo e l’antipolitica. Nel tempo si sono succeduti tanti maestri del populismo, sicuramente fra i più recenti ricordiamo Matteo Renzi, forse il nemico numero uno dei militanti grillini. Il politico toscano ha dato diverse volte prova di saper parlare antipolitichese senza problemi. Probabilmente però le sue parole spesso non hanno destato lo scalpore che hanno invece acceso i populisti posizionati più a destra. Si trattava, nel caso di Renzi, di parole accompagnate da messaggi tolleranti tipici del csx attuale come il rispetto delle istituzioni ed il salvataggio di vite umane. Ma populista è e populista rimane. Il Matteo Renzi della “rottamazione” era un personaggio intriso di un’antipolitica che lo ha reso adorabile agli occhi della gente comune, ed è cavalcando quest’onda che era riuscito a spodestare Bersani (di certo non uno dal pugno duro) e raggiungere ineguagliabili risultati nel 2014. Il Matteo Renzi della riforma costituzionale aveva sviluppato un populismo ancora più particolare perché esercitato nei panni di Presidente del Consiglio, chiedendo a gran voce il “taglio del costo della politica” ed il “tagliare le poltrone ai politici”. Di Maio è l’ennesimo capitolo di questa faccenda, e con lui tutto il M5S.

Alla prova del governo.

Ciò che è chiamato a fare Di Maio non è semplice. Tutto ciò che è stato proposto per mezzo di un linguaggio che non dovrebbe appartenere alla politica dovrà trovare dei riscontri nella realtà, nelle cose che verranno attuate (ammesso che il m5s riesca a formare un governo, ora o anche a seguito di nuove elezioni). Al tempo stesso sarà chiamato a tenere alta la guardia: è facile passare dalle stelle alle stalle una volta giunti al governo, e questo Renzi lo insegna bene. Se fosse davvero Luigi Di Maio il vero volto dell’antipolitica lo potremmo sapere solo dopo una discreta esperienza di governo.