Studente presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, scrittore per il Prosperous Network. Fra fumetti, tecnologia e libri mi appassiono alla politica nostrana.

La gatta da pelare di Mattarella

Rieccoci qua, dopo un lungo riposo, a parlare un po’ della situazione che affanna la politica italiana: la formazione di un governo. Lo sapevamo, lo avevamo detto e ridetto che ci sarebbe voluto tempo, ma nessuno sembra richiamare alla calma necessaria del momento. I politici, figuriamoci, svolgono il ruolo delle parti, mentre giornalisti più o meno seri scherzano sul fatto che gli Italiani manco si ricordano più di cosa abbiano fatto il 4 marzo scorso. Un bel problema da sormontare per Sergio Mattarella, che dovrà cercare di risolvere una pratica intricata in brevissimo tempo.

Comunque, in questa situazione confusionaria, il personaggio che più di tutti potrebbe avere in mano il pallino del gioco è solo uno, e probabilmente non si tratta di Di Maio.

 

Salvini ed il “potere di ricatto”.

Chi conosce le basi delle teorie politiche saprà di cosa sto parlando. Con “potere di ricatto” si intende la possibilità per una forza minoritaria di ricattare la forza dominante che senza la sua “stampella” non può puntare ad una maggioranza solida.

Per capirci, facendo un esempio noto, quando Craxi (PSI) riusciva ad essere nominato Presidente del Consiglio, lo faceva “ricattando” la DC. Parafrasando, in parole povere diceva “Avete bisogno del mio partito per avere la maggioranza? Bene, per averci dovrete propormi come Presidente del Consiglio”. E la cosa funzionava bene.

La situazione non è poi tanto lontana da quello che potrebbe succedere oggi. Il M5S fa l’occhiolino sia al PD che alla Lega, solo che visti gli innumerevoli rifiuti del PD l’unica strada percorribile pare il dialogo con la Lega. Salvini ha dunque la possibilità di esercitare un potere di ricatto, ammesso che sappia giocar bene le proprie carte.

Stallo: farsi ricattare o andare al voto?

Ovviamente il M5s ha anche un’altra strada possibile, ovvero quella di creare un impasse istituzionale per tornare a votare. Il punto è se convenga di più tornare al voto o farsi ricattare dalla Lega. Per adesso Di Maio sta temporeggiando. Un giorno si è disponibili al dialogo col Partito Democratico e con la Lega, il giorno dopo invece sembra che la possibilità sia svanita nel nulla.

Se ci fosse la certezza matematica che a tornare alle urne il M5S possa rubare elettorato ulteriore alle altre forze politiche sicuramente Di Maio lavorerebbe in questa direzione. Per adesso non si sbilancia troppo.

Come voterebbero adesso gli elettori?

È necessario capire come oggi voterebbero gli aventi diritto per comprendere quante possibilità avrebbe Di Maio di sfuggire al probabile ricatto di Salvini.

Secondo i dati SWG del 9 aprile, Salvini avrebbe di gran lunga scavalcato Di Maio in merito al gradimento del lavoro svolto dai leader per formare un governo (40% del campione contro 35%). Sia secondo SWG che Tecnè gli elettori di Lega e M5s sono in gran parte favorevoli ad un accordo di governo, probabilmente dunque non percorrere questa strada affosserebbe un po’ Di Maio.

Secondo Tecnè (7 aprile)  se si votasse oggi il M5S avrebbe un incremento di un punto e mezzo percentuale, la Lega quasi 2 punti e mezzo. Secondo SWG la crescita è la medesima di cui sopra per i grillini, mentre si sfiorerebbe il 23% dei consensi per la Lega. Sono esempi di rilevazioni di due istituti demoscopici accreditati fra tanti altri che si possono trovare, che fanno però capire da dove derivi l’indecisione sul da farsi di Luigi Di Maio. Se tornando al voto a trarne vantaggio fosse quasi esclusivamente la Lega? Meglio cercare di contenere il danno con una alleanza oggi che rischiare di aumentare il serbatoio della Lega domani.

Cosa accade agli altri?

I rilevamenti ci restituiscono un’ottima analisi anche in merito alle altre formazioni. Il PD starebbe contenendo i danni ma sarebbe comunque in ulteriore crisi, la sinistra del fu Liberi e Uguali oggi è del tutto allo sfascio e Berlusconi è in caduta libera rimpinguando le casse della Lega.

Una cosa sembra certa: è il momento di Matteo Salvini. In queste fasi delicate si capirà se ha la stoffa per strappare un ruolo di spicco o se invece non ne sarà all’altezza. In quanti sono pronti a mettere due mani sul fuoco in merito alla buona riuscita delle trattative? Io credo nessuno, forse nemmeno Salvini stesso…