1947 – 2017: settant’anni di storia in palandrana e ghette.
Il 15 dicembre 1947 faceva il proprio debutto sulla carta stampata Scrooge McDuck, il “nostro” Zio Paperone. Assai difficile trovare qualcuno che non conosca l’anziano papero con la tuba ideato dal cartoonist Carl Barks esattamente 70 anni fa. La sua prima apparizione, su Four Color n.178, era destinata ad essere un evento occasionale. Con “Il Natale di Paperino sul Monte Orso”, infatti, si intendeva presentare il personaggio di Paperon de’ Paperoni come un interprete ideato per una semplice “comparsata” natalizia volta a richiamare lo Scrooge di Dickens.
Il successo riscontrato da Zio Paperone convinse però la Disney e l’autore, Carl Barks, a caratterizzarlo e renderlo un personaggio indimenticabile, creando avventure memorabili dall’atmosfera mitica. È a quest’atmosfera che George Lucas ha dichiarato di essersi ispirato per caratterizzare le avventure di Indiana Jones. Ed è a questo cantastorie, Carl Barks, che molti intellettuali hanno riconosciuto una dignità letteraria senza pari per un fumettista; Dino Buzzati (Il segreto del bosco vecchio; Il deserto dei Tartari ecc.) dichiarava ad esempio nel 1968 di ritenere Barks uno dei più grandi narratori del ‘900 e aggiungeva, riferendosi a Paperino e Zio Paperone:
“La loro statura, umanamente parlando, non mi sembra inferiore a quella dei famosi personaggi di Molière, o di Goldoni, o di Balzac, o di Dickens. L’uno e l’altro li conosco ormai benissimo, data la lunga frequentazione. E non mi hanno mai stancato. Perché? Perché non si tratta di caricature, di macchiette […]. Come appunto i più geniali personaggi della letteratura romanzesca e del teatro essi sono, con tutti i loro indistruttibili difetti, creature ogni giorno e in ogni avventura un po’ diverse da sé stesse; hanno insomma la variabilità, l’imprevedibilità, la mutevolezza tipica degli esseri umani. E per questo riescono affascinanti. E universali.”
Era già chiaro: lo Zione sarebbe entrato di lì a poco nelle vite di tutti. Paperon de’ Paperoni, il papero più ricco del mondo, che oggi compie settant’anni, era ed è tutt’oggi un inconfondibile mito.
Il papero (capitalista) più ricco del mondo.
“A me piace tuffarmi nel mio denaro, come un pesce baleno! Mi piace anche scavarci gallerie come una talpa! E gettarlo in aria e farmelo ricadere sulla testa!”. – Paperon de’ Paperoni.
Il rapporto tra Zio Paperone e il denaro è un amore estremo. Ormai ci sembra normale osservare un papero che nuota nel denaro, che parla con il denaro e che vive per il denaro. La sua ragione di vita è appunto custodire quei tre ettari cubici di dollari d’argento (e non oro, come vuole la tradizione classica) dagli attacchi di una marea di furfanti, dalla Banda Bassotti alla fattucchiera Amelia, passando per le trovate di qualche altro furbastro di turno.
Non è un mistero: nel fumetto tutti bramano di essere Zio Paperone, non tanto per le sue avventure quanto per l’incredibile mole di soldi posseduta. Ed anche i lettori hanno sognato di poter essere nei suoi panni. In questo senso Paperon de’ Paperoni costituisce, assieme a tutti i suoi invidiosi ammiratori, lo specchio di una società votata all’accumulo delle ricchezze.Zio Paperone è il capitalista per eccellenza, ed è ciò che tutti vorremmo essere; coscientemente però la società in cui Zio Paperone è calato è qualcosa in cui nessuno vorrebbe vivere, visto l’alto rischio, per non dire la sicurezza, di essere relegati a svolgere il ruolo del Paperino, perdente cronico. Ma non possiamo negarlo: tutto ciò è già incredibilmente vicino alla nostra realtà. L’uomo infatti sotto sotto adora l’accumulo privato delle ricchezze, per quanto i buoni ideali portino ad aspirare a ben altri concetti. Tutti vogliono essere un Paperon de’ Paperoni, ed è per questo che tutti finiscono per essere un Paperino ed accettare loro malgrado questa condizione.
Non solo magnate, ma anche esportatore di capitali e capitalismo. Qualche volta senza volerlo, qualche altra volta coscientemente Zio Paperone, trovandosi a stretto contatto con popolazioni remote in una delle sue avventure, ha insinuato il “verme” del capitalismo fra persone fino ad allora ignare delle gioie del consumo e della ricchezza. Accade ad esempio nella storia Zio Paperone e la dollarallergia (1954), dove lo Zione, in preda ad una sorta di crisi da stress, si trova a dover abbandonare gli amati dollari e viaggiare verso la remota “Trulla”, una valle sperduta dove nessuno ha mai conosciuto il denaro. Qui Paperone sarà artefice, anche se involontariamente, della diffusione di una febbre per la ricchezza per mezzo dello scambio di tappini di metallo, e l’idillio di questa società utopica sarà messo in serio pericolo.
Il rapporto coi pubblici poteri.
Nel “primo” Zio Paperone si incontra spesso un po’ di politica. Il rapporto con la cosa pubblica è difficoltoso per PdP, che tuttavia riesce sempre a cavarsela con delle battute in grande stile. Non è raro infatti trovare lo Zione faccia a faccia con un sindaco (rigorosamente interpretato da un maiale antropomorfo) o con un giudice. Anche in questi casi è il denaro la risposta, come si può osservare in questa celebre sequenza tratta da Paperino e la scavatrice (1949):
Il denaro è per Paperone la causa e la soluzione a tutti i problemi con le autorità. Persino ciò che razionalmente riterremmo giusto, come tassare di più i ricchi, con Zio Paperone viene completamente ribaltato: in alcune occasioni, trovandosi le sanguisughe del municipio di Paperopoli alle porte, arriverà a trovare gli espedienti più geniali pur di sfuggire alla pubblica potestà. E nessuno fra i lettori, potrei scommetterci il mio portapiume, ha mai sentito il dovere di tifare per il sindaco.
L’odio profondo di Paperone nei confronti di chi vuole mettere le mani sulla propria ricchezza dunque non risparmia le autorità. Tutto questo si può tradurre politicamente in un liberismo sfrenato perseguito dal ricco papero in linea con quella che è stata la sua storia personale, costellata di vittorie – e dunque ricchezze – conquistate da solo, senza l’aiuto di nessuno, figuriamoci dello Stato. Ovviamente non si può evitare di notare una forte influenza di quella che era la mentalità economica USA del XX secolo, di cui le storie classiche di PdP sono in un certo senso figlie.
Ricco sì, ma col solo sudore della fronte.
Paperon de’ Paperoni si è procurato la fama di essere “Il più duro dei duri, il più furbo dei furbi”. Sono state infatti la sua forza di volontà, l’astuzia e l’ardore dello spirito a portare un poverissimo paperotto di Glasgow a divenire l’individuo più ricco del mondo. Paperon de’ Paperoni ci tiene a ribadirlo spesso: non un solo decino è stato guadagnato con l’inganno o con metodi illegali, come invece hanno fatto spesso i suoi rivali, fra cui Cuordipietra Famedoro e Rockerduck. In questo Paperone rappresenta davvero un’utopia: raggiungere una ricchezza spropositata senza sporcarsi le mani. O meglio, sporcandosele con la terra ed il sangue, scavando letteralmente a mani nude in cerca dell’oro, ma non certo col malaffare. In questo senso, l’insegnamento che tutti noi traiamo dalle storie di Paperon de’ Paperoni è talmente nobile da oscurare gli aspetti più ambigui di questo personaggio: rimboccandosi le maniche e dandosi da fare è possibile scalare la montagna fino alla vetta, non c’è alcuna avversità che non possa essere superata e nessuna avventura che non possa essere affrontata col sorriso. Se si suda e si arriva persino a soffrire per un fine ben preciso la vita ci ripagherà di tutto come accaduto a Zio Paperone. Un umile lustrascarpe scozzese può diventare il più grande magnate del mondo oltre che uno dei più grandi esploratori ed avventurieri. Abbiamo di fronte a noi il risvolto della medaglia di questa società che sembrava pessima: è una società che premia chi si impegna e ci mette sempre tutto sé stesso. Una società adatta al sognatore che è dentro ognuno di noi. I vari Paperino di turno invece sono destinati a vivere alla giornata…
Alla luce di questo dobbiamo porci un’ultima domanda: cos’è davvero il denaro per Zio Paperone? Non è tanto il valore commerciale ad interessare al papero più ricco del mondo (o meglio, non solo quello). È piuttosto il fatto che ogni singola moneta rappresenti un ostacolo superato nel corso della sua vita: quel decino guadagnato facendo il lustrascarpe, quei soldi messi da parte durante la corsa all’oro nel Klondike, quelle difficoltà affrontate nel Transvaal, in Sudafrica, o ancora durante la Gold Rush in Australia… Zio Paperone conosce ogni singola moneta del proprio Deposito perché simbolo di una delle innumerevoli fatiche affrontate in giovinezza.
Lunga vita a Zio Paperone!
Dobbiamo fare gli auguri allo Zione ed auspicare che continui ad essere un’icona viva negli adulti tanto quanto nei piccini. Le cose che potrei continuare a dire di Paperone sono ancora tante, occorrerebbe fare una serie di articoli perché uno solo non basta: la grandezza di questo personaggio potrebbe riempire un tomo alto un metro e venti senza troppi problemi. Fortunatamente è un papero che continua a vivere migliaia di avventure sulle pagine di Topolino e dei suoi omologhi esteri, senza sentire affatto questi 70 anni che per qualsiasi altro personaggio significherebbero vecchiaia e opacità. La luce del nostro Paperone continua a splendere anche in televisione. È appena uscito infatti il reboot della serie animata leggendaria che è stata Ducktales – avventure di paperi (1987-1990), ispirata alle avventure classiche di Paperon de’ Paperoni. Il papero più ricco del mondo può così continuare a viaggiare anche sul piccolo schermo alla scoperta di Atlantide o chissà quale altro mistero. Lunga vita allo Zione!