Studente presso la facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, scrittore per il Prosperous Network. Fra fumetti, tecnologia e libri mi appassiono alla politica nostrana.

CHE CONFUSIONE!

Questo Rosatellum s’ha da fare. Ma a che prezzo? I lavori alla Camera procedono spediti per via della fiducia posta dal Governo ai tre articoli più importanti della legge, cercando di mettere al sicuro una maggioranza che altrimenti, da quanto traspare dai discorsi dell’esecutivo, difficilmente rimarrebbe unita nell’iter parlamentare.

Porre la questione di fiducia su una legge elettorale è una pratica abbastanza brutta, dice qualcuno, addirittura un attentato alla democrazia ed un richiamo al Ventennio, suggerisce qualcun altro. Dall’altra parte invece si è convinti della bontà delle proprie azioni e non ci se ne vergogna. Oltre a votare, nella giornata di ieri si sono consumate accese manifestazioni a Montecitorio, dove Mdp, Si e M5s l’hanno fatta da padrona. Ma proviamo a trarre un discorso oggettivo da questa situazione, partendo dal punto di vista legale: tutto ciò è davvero illegittimo?

REGOLAMENTO PARLAMENTARE E.. COSTITUZIONE?

Riportiamo una carrellata di articoli di varia provenienza fra Costituzione e Regolamento Parlamentare, fonti primarie del diritto italiano.

Regolamento Camera dei Deputati, art. 116.4:

“La questione di fiducia non può essere posta su proposte di inchieste parlamentari, modificazioni del Regolamento e relative interpretazioni o richiami, autorizzazioni a procedere e verifica delle elezioni, nomine, fatti personali, sanzioni disciplinari e in generale su quanto attenga alle condizioni di funzionamento interno della Camera e su tutti quegli argomenti per i quali il Regolamento prescrive votazioni per alzata di mano o per scrutinio segreto”.

Regolamento del Senato della Repubblica, art. 161.4:

“Sulle proposte di modificazione del Regolamento ed in generale su quanto attenga alle condizioni di funzionamento interno del Senato la questione di fiducia non può essere posta dal Governo”.

I Regolamenti, come si sarà notato, non menzionano l’impossibilità di porre la questione di fiducia su una legge elettorale.

E la Costituzione? La carta fondante non dice niente a riguardo della questione di fiducia posta dal Governo, essendo una pratica prevista esclusivamente dai Regolamenti Parlamentari. I Regolamenti sono fonte primaria del diritto, come si diceva, in virtù di un principio di autodeterminazione della Camere. Questo significa che sta alle Camere determinare il proprio funzionamento interno e alla luce di questo una pratica parlamentare può esistere nei Regolamenti e non in Costituzione, ammesso che tale pratica non vada contro ai principi costituzionali ovviamente. È proprio su questo che la Corte Costituzionale ha dovuto pronunciarsi, specificando se sia ammissibile porre la questione di fiducia sulla discussione di una legge elettorale, una pratica compiuta non solo in questi giorni, ma anche durante la discussione sull’Italicum.

Sentenza Corte Costituzionale n.35, 2017  

Nella stessa famosa sentenza che dichiarava incostituzionali alcune parti dell’Italicum, la Consulta si pronunciava con fermezza al riguardo dell’utilizzo della questione di fiducia e del maxi emendamento durante la discussione di una legge elettorale. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso stesso, sottolineando la presenza di elementi di manifesta infondatezza. Senza addentrarsi oltre, si può asserire che non vi sia illegalità nella pratica del Governo.

Ma fra legalità e correttezza politica corre un filo sottile, sul quale giocano le varie parti in causa. Questa mossa di Gentiloni può dirsi un pasticcio sì o no?

Fiducia: perché no?

La mossa del gabinetto Gentiloni può dirsi, almeno dal punto di vista del consenso, non solo un pasticcio, ma addirittura un suicidio. Forzare la mano sulla legge elettorale può aver avuto i suoi motivi, come si vedrà successivamente, ma ha scatenato l’opinione pubblica. Questo può rappresentare un cattivo ritorno in termini di giudizio elettorale verso il Governo e verso il Partito Democratico, e l’unico ad essersi accorto dell’apparente errore politico pare essere stato Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, che aveva fatto presente in CdM che tale mossa avrebbe provocato, per ragioni di correttezza verso la buona discussione parlamentare, un mal di pancia fra la gente e fra i partiti. Pierluigi Bersani, presenziando alle manifestazioni dell’opposizione, ha posto difatti l’accento sulla «Perdita di credibilità di Gentiloni». Lo stesso Giorgio Napolitano, attualmente Senatore a vita, ha dichiarato:

«Con la fiducia non mi resta che la sola possibilità di intervenire in Senato nel corso del dibattito in Assemblea. Ed è ciò che intendo fare, anche per mettere in luce l’ambito pesantemente costretto in cui qualsiasi deputato oggi, o senatore domani, può far valere il suo punto di vista, e contribuire così alla definizione di un provvedimento tra i più significativi e delicati».

Il M5s tira in ballo, esagerando, il fascismo, dichiarando che questa cosa non la si vedeva dai tempi di Benito Mussolini.

Il concetto che passa da alcune corpose parti della destra e della sinistra è chiaro: non è corretto bloccare i lavori del Parlamento, sarebbe invece opportuno accettare il rischio dell’assenza di una maggioranza coesa a sostegno della nuova legge elettorale, quella legge che detterà “le regole del gioco” degli anni a venire.

Fiducia: perché sì?

Il “gioco” del Governo va in direzione del tutto opposta e punta pubblicamente a “non perdere l’ultimo treno”, parole che alcuni giornali riportano come pronunciate dal Presidente del Consiglio Gentiloni. La logica è dunque quella che ormai conosciamo: si racconta che i tempi per portare a casa una legge elettorale decente stringano e che ci sia bisogno di un atto di responsabilità per scongiurare la fine fatta dal primo Rosatellum, tramutato in Germanellum per poi morire sotto i colpi di un emendamento sospetto; è proprio questo il precedente che permette all’esecutivo di agire in tale direzione politica senza troppe remore. La fiducia è letta in questa maniera dal Governo, ovvero come un atto di concretezza, cosa che dal punto di vista legale, come si è detto, è sicuramente ammessa. Matteo Renzi si è difeso dall’assoluta gravità, a detta sua, delle parole dei grillini, ricordando che lo strumento della fiducia è previsto dai Regolamenti Parlamentari e che era stato usato, ad esempio, da Alcide De Gasperi; a seguito di un rapido fact checking abbiamo appurato che la legge elettorale del 1953 è stata davvero approvata a seguito dell’apposizione della fiducia, tuttavia c’è da dire che già lo stesso Di Battista riportava durante il suo comizio di ieri questo stesso dato, seppur con accezione negativa: «Chi altro aveva messo la fiducia sulla legge elettorale? Mussolini sulla Legge Acerbo, De Gasperi sulla legge truffa e Renzi sull’Italicum?». Paragonare le azioni di Mussolini a quelle di De Gasperi e Renzi ovviamente è qualcosa di delirante.

La maggioranza ha comunque un ulteriore appiglio: la legge è sì sottoposta alla fiducia, ma tale elemento non annulla il voto segreto col quale, in ultima istanza, sarà approvata o respinta questa legge. Col voto secretato, ovviamente non vincolato dalla fiducia, paradossalmente le carte verranno scoperte, e sarà possibile sapere se esiste una maggioranza davvero favorevole alla legge così come partorita da PD, FI e compari.

Un pasticcio inevitabile?

In giornata si voterà ancora sul Rosatellum alla Camera, lo si farà in un clima tutt’altro che disteso. Un pasticcio per l’immagine del Governo, sì, ma sotto sotto nelle mosse di Gentiloni potrebbe esserci dell’altro: qualcuno ipotizza infatti che si stia cercando di affrettare i tempi per inanellare la sequenza magica legge elettorale+ius soli addirittura prima della discussione della finanziaria. Staremo a vedere, ma si tratta per ora di roba da fantascienza. Intanto Di Maio e Di Battista giurano guerra al Rosatellum: chi la spunterà?