Bentrovati alla sesta tappa del nostro viaggio, la rubrica musicale ormai sta crescendo passo dopo passo, sosta dopo sosta, percorrendo strade e sentieri sempre nuovi e diversi.
Alcuni giorni fa mi sono imbattuto nelle vignette, se così possono essere definite, di Ghisberto.
Conoscendo i miei gusti musicali i più preparati ora si aspetteranno una bella canzone dei 99 posse come “rigurgito antifascista” ma oggi volevo portarvi in una altra dimensione e per farlo userò il mio amico Caparezza.
Oggi parliamo di un suo brano, “Io vengo dalla luna”, che potete ascoltare QUA
Io vengo dalla luna
Che il cielo vi attraversa
E trovo inopportuna
La paura
Per una cultura diversa
Che su di me riversa
La sua follia perversa
Arriva al punto
Che quando mi vede sterza
Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto
Che si fa vanto
Del santo attaccato sul cruscotto
Non ha capito che sono disposto
A stare sotto
Solamente quando fotto
(torna al tuo paese sei diverso)
Impossibile vengo dall’universo
La rotta ho perso
Che vuoi che ti dica
Tu sei nato qui
Perché qui ti ha partorito una fica
In che saresti migliore
Fammi il favore compare
Qui non c’è affare che tu possa meritare
Sei confinato
Ma nel tuo stato mentale
Io sono lunatico
E pratico dove cazzo mi pare
Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, si, io vengo dalla luna
Io non sono sano
Io non sono pazzo
Io non sono vero
Io non sono falso
Io non ti porto jella ne fortuna
Io, si, ti porto sulla luna
La canzone può definirsi un inno alla multiculturalità, all’apertura mentale e alla condivisione; Caparezza ci mostra come l’odio e la paura del diverso possa portare l’uomo a commettere degli atti di follia “Arriva al punto, che quando mi vede sterza”.
La canzone, scritta nel 2003, oggi è attuale come in pochi altri momenti storici e segue la “Legge dell’ortica”, titolo di un’altra bellissima canzone di Caparezza, che afferma che non c’è gusto a scrivere una canzone se il testo non irrita; forse irritante è proprio l’aggettivo giusto per descrivere questo singolo che spinge a riflettere sul nostro comportamento verso il diverso mettendoci in guardia, poiché cadere nella retorica populista è molto semplice.
All’inizio di questo articolo vi ho detto la ragione che mi ha portato a scriverlo, non voglio dilungarmi troppo sul personaggio in questione, ma credo che una dura e secca condanna al razzismo possa essere fatta attraverso la musica, forse uno dei mezzi multiculturali per eccellenza.
Non ci resta che affermare, in modo provocatorio, che anche noi veniamo dalla luna come il buon Caparezza, perché non cediamo al razzismo, consci che per un futuro prospero le nostre radici devono essere ben salde nell’accoglienza e nella conoscenza del diverso.
A settimana prossima compagni di viaggio, io torno sulla luna!