Stories
Prosperous Stories è la nuova rubrica del Network. Qui è dove si travalica il pezzo d’opinione per arrivare alla narrativa, come nel Giorno, ne il Corriere Letterario e altri quotidiani del passato. Vuole, quindi, essere uno spazio interno ad un sito di giornalismo aperto ai Racconti Brevi. A differenza de Il Giorno o del Corriere, però, a scriverci non saranno Gadda, Calvino o Montale. Per ciò, scusiamo in anticipo coi lettori.
Con Zuppa, la prima uscita, torniamo alla Udine del 1922. In una piazza gremita di gente varia, un anziano assiste al discorso di un oratore particolare: Benito Mussolini.
Zuppa
Pensavo fosse più alto. Non so, mi pareva d’averne sentito parlare come di un omone la cui grandezza d’animo corrisponde alla stazza fisica. Invece è bassino, molto bassino. Sarebbe stato meglio rimanere a casa oggi, lo sapevo, me lo aveva detto Marietta: “ma dov’è che vai te?”, mi ripeteva stamane, “a sentir il condottiero?”. Però nulla, son qua e mi son già stufato dopo cinque minuti. Che poi che ore sono? Ha appena iniziato a parlare e sembra sia passata una vita… E quanta gente che c’è, non si riesce a respirare. Io quando mi sento così accerchiato mi faccio prendere dall’ansia, mi sa che non resisto qua in mezzo… In più son troppo davanti, se mi chiede qualcosa cosa rispondo? Mica son preparato. Non so, sarebbe stato meglio esser con la Marietta.
«Con il discorso che intendo pronunciare innanzi a voi, faccio una eccezione alla regola che mi sono imposta: quella, cioè, di limitare al minimo possibile le manifestazioni della mia eloquenza».
Questo qua ha cominciato da un attimo e io non ci sto già capendo nulla. “Loquensa”? «Scusi, il dottore ha detto “loquensa”?» Niente, non uno che mi risponda tra tutta ‘sta folla. «Mi perdoni, la “loquensa” cosa sarebbe?» Ma che ci faccio qua? Potevo starmene con la mia Mari- «AHIA!»
«La violenza non è immorale, essa è qualche volta morale. La nostra è risolutiva, perché alla fine del luglio e di agosto in quarantotto ore di violenza sistematica e guerriera abbiamo ottenuto quello che non avremmo ottenuto in quarantotto anni di prediche e di propaganda».
«E stia attento suvvia, siam qua, tutti accalcati, e mi pesta il piede? …Ma ci mancherebbe pure che lo ha fatto apposta…eh sì, mi ha fatto male, veda un po’ lei, avrà un 58 di piede alto com’è». Ha proprio la faccia da scemo questo qua. «Non stia preoccuparsi, è passato…Davvero, nulla, nulla, si figuri». Chissà se ‘sto furbone sa che diamine vuol dire “loquensa”: «è la prima volta che ascolta il dottore? …Addirittura! …No, no, per me è la prima. Alla mia età non ci si crede più ai politicanti, però questo Mussolini pare persona per bene, educata». Educata e bassina.
«Voi sapete che io non adoro la nuova divinità: la massa. È una creazione della democrazia e del socialismo. Soltanto perché sono molti debbono avere ragione? Niente affatto. Si verifica spesso l’opposto. La storia dimostra che sempre delle minoranze, esigue da principio, hanno prodotto profondi sconvolgimenti nelle società umane».
E questo è vero. Ricordo anni fa si abitava a Torino. Ci capitarono per le mani un paio di biglietti per vedere una roba a teatro. Ora, a me degli spettacolini me ne importa nulla, ma la Marietta ci teneva, si sa come sono le donne, perciò si andò a sentire ‘sta bohème. Una noia, ma una noia che non ci si crede. Io avrei pensato che prima della fine qualcuno tirasse, chessò, pomodori o arance –io, le avessi avute, avrei tirato delle melanzane, belle dure-, e invece che fa il pubblico? Che fa, la massa? Tutti ad applaudire, per un’infinità per di più! Avevo paura che partisse un bis… Insomma, si scopre che era piaciuto a chiunque tranne che a me. Ma è come dice il dottore, han ragione le minoranse.
«Amici, io sono certo che i capi del fascismo faranno il loro dovere! …»
Mentre torno devo prendere le cose per far la zuppa di cipolle per sta sera…
«…Sono anche certo che i gregari lo faranno! … »
…magari chiedo al furbone col 58 se mi dà una mano a portare la roba a casa: «Senta giovine, mi darebbe una mano a sbrigare delle faccende? Sa, alla mia età…Come?» Eh ma non si sente nulla con il dottore lassù che urla, non si può manco parlare.
«…Prima di procedere ai grandi compiti, procediamo ad una selezione inesorabile delle nostre file! …»
«Non ho capito, mi aiuteresti?… Eh? …» Che fastidio! «Mamma mia, quanto parla quello là… oh!»
«Non vogliamo che vi siano in mezzo a noi elementi infi-».
«OH! Lo vuoi fare un po’ di silenzio?»
«…Parla con me?»
«Parlo con lei sì, parlo. Senta Mussolini, sono due ore che blatera, ora ha rotto le balle. Per carità, sulla Bohème son pure d’accordo…»
«La Bohème?»
«Ma sì, quella roba là. Me lo lasci dire però: il resto son stronsate; la violenza, l’onore, la loquensa, tutte stronsate».
«…Lei dice?»
«Eh dico. E anche quella cosa che ha in testa, il fez: mi perdoni, ma è ridicolo».
«…»
«Non la prenda male».
«… Dà un’aria distinta»
«Dottore, a me pare dia un’aria da scemo, comunque veda lei… Oh ma non volevo mica interrompere tutto qua eh, continui, continui pure». Dov’è finito il gigante? Eccolo! «Vieni con me ragazzo, mi dai una mano con le commissioni e poi ti presento la Marietta… Hai da fare a cena sta sera?… E allora mangi da noi, zuppa di cipolle!»
«…Buona la zuppa».