Laureato in Scienze della comunicazione presso l’università di Pisa, studente di Strategie della Comunicazione Pubblica e Politica presso l’università di Firenze. Lettore assiduo di filosofia politica.

Un mese esatto fa, il 14 aprile, è morto il più grande architetto di frodi finanziarie che la storia ha conosciuto. Il suo nome era Bernard Lawrence Madoff (noto anche semplicemente come Bernie) e la sua dirompente ascesa, a cui conseguì un inesorabile declino nella città di vetro della borsa americana, non è nota quanto dovrebbe essere.

Nato a New York nel 1938, l’imprenditore di origini ebraiche si fa strada nel mondo della finanza raggiungendo una delle più alte vette del mondo borsistico: la nomina a presidente del NASDAQ, indice azionario dei principali titoli tecnologici americani.

La sua innegabile intelligenza dà i suoi primi frutti nel 1960 fondando la Bernard Madoff Investment Securities, società che spaziava dallo sviluppo di piattaforme elettroniche trading per azioni fino all’attività di negoziazione titoli.

Trent’anni dopo l’avvio della società, Madoff nel 1990 diventa il sesto Market Maker di Wall Street. Il prestigio e la fama che conseguì nel corso di quegli anni, fecero sì che tra l’ultimo decennio del XX secolo e l’inizio XXI, Madoff ottenne la gestione di notevoli patrimoni, e non solo di semplici investitori: al fondo di Madoff si appoggiarono anche grandi istituti finanziari, come ad esempio la banca spagnola Bbva, Unicredit, HSBC e Union Bancaire Privèe, solo per citarne alcuni.

Per circa un ventennio, però, Madoff ha ingannato qualsiasi persona o società che gli affidasse anche un singolo dollaro: Madoff non ha gestito quei patrimoni, ha creato il più grande schema Ponzi della storia.

Lo schema Ponzi è uno schema di vendita ideato dall’italiano Charles Ponzi intorno agli anni ‘20 del 900.

Immagine 1: esempio di Schema Ponzi

La configurazione si struttura promettendo rendimenti finanziari costanti, redistribuendo successivamente i capitali ai primi investitori attraverso il denaro ricevuto dagli ultimi che sono entrati nello schema. Il problema sorge nel momento in cui non si riesce a trovare nuovi investitori da inserire nella piramide, a quel punto il castello di sabbia viene spazzato via, e gli unici a rimetterci sono coloro che per ultimi sono entrati nel gioco. È la fiducia che genera lo schema ed è la mancanza di fiducia che lo fa crollare.

Madoff ha compiuto in maniera quasi perfetta questo stratagemma: difatti per quasi vent’anni nessuno ha dubitato della sua persona, dalla sua società e dei rendimenti finanziari che garantiva.

La SEC (acronimo di Security Exchange Commission), è l’organizzazione federale statunitense dedita alla vigilanza della borsa valori, che ispezionò svariate volte gli uffici della società di Madoff (nel 2004, 2005 e 2006) senza riuscire a trovare alcuna traccia di illegalità finanziaria.

Ciò nonostante, Harry Markopolos, manager che lavorava per il Rampart Investment Managment, fin dal 1999 indagò sulla società di Madoff e sulle sue ambigue promesse in termini di rendimenti finanziari, inviando notevoli segnalazioni alla stessa SEC che però non approfondì il caso quanto avrebbe dovuto. Una sorta di elusione del problema da parte della SEC, che scoprì la costruzione dello schema Ponzi solamente nel 2008.

In realtà, anche nel 2001 emersero particolari dubbi sull’operato della società di Madoff: le aziende finanziarie concorrenti non riuscivano a spiegarsi come Bernie fosse in grado di promettere rendimenti costanti intorno al 15% annuo, riuscendo sempre a cogliere il momento più opportuno per acquistare e vendere.

Madoff per tutte le volte che la SEC ispezionò i suoi uffici per controllare le economie societarie, falsificò le scritture contabili, mostrando operazioni di investimento che in realtà non erano mai state eseguite.

Il motivo per cui l’architettura crollò risiede nella grande Crisi finanziaria del 2007 2008, in quanto lo storico crash fece sì che un notevole numero di clienti di Madoff richiese indietro il denaro investito.

La quantità di soldi che Madoff si ritrovò a dover restituire indietro si aggirava attorno ai 7 miliardi di dollari, liquidità che lui non aveva.

Il 10 dicembre 2008, Madoff svelerà ai suoi due figli Mark e Andrew, ciò che per tanti anni si era tenuto nascosto in gran segreto e l’11 dicembre 2008, grazie anche alle indicazioni di questi ultimi, gli agenti federali arrestarono Bernard Madoff per truffa.

Fin da quando il grande schema Ponzi cominciò, Madoff non ha mai rivelato ai membri della sua famiglia ciò che in realtà aveva costruito, nonostante molti di loro lavorassero all’interno della società stessa con attività di brokeraggio (come ad esempio i due figli).

La sentenza del tribunale di Manhattan avvenne nel 2009, infliggendo a Bernard Madoff una pena di 150 anni.

Ma la decisione del tribunale di Manhattan non è però la più grave conseguenza della truffa. Il giorno in cui Madoff disse ai suoi due figli che l’impero costruito in realtà era una completa menzogna, il figlio Andrew si disperò in preda ad una crisi, Mark corse subito dal suo avvocato che gli dette un semplice consiglio: rivelare alle autorità tutto ciò che il padre gli aveva rivelato, dichiarando inoltre che né lui, né Andrew e tanto meno la madre erano a conoscenza della frode.

La procura dello stato federale di New York gli credette, almeno fino a quando le loro dichiarazioni potevano tornare utili per le indagini. Difatti, dopo che il giudice Chin condannò Madoff (avrebbe scontato definitivamente la pena nel 2139 a 221 anni di età) divenne proprio il secondo figlio Mark oggetto di sospetti.

Colui che venne identificato da Bernard come l’erede dell’impero, cadde nell’ossessione maniacale di voler salvare il nome del padre: costruì una sorta di indagine parallela per cercare di scagionare Bernie a tutti i costi: “Il nome – ripeteva – voglio salvare il nome di mio padre”.

Tutti i giorni da dopo la sentenza, cominciò a setacciare internet e articoli di giornale per cercare riferimenti al caso, al nome di famiglia e al nome della società. Attraverso la disamina dei vari quotidiani, Mark s’imbatté in un giornale che accusava l’ex first lady della borsa americana (ovvero la moglie di Bernard) di essere a conoscenza già da diverso tempo degli illeciti del marito, e quindi del padre di Mark.

La moglie di Mark in tutto questo cercò costantemente di consolare e di aiutare il prescelto di Bernard, ma i litigi costanti che si crearono tra loro la portarono a fare le valige in ottobre. Il mese dopo, il curatore fallimentare della società inviò un ingiunzione risarcitoria a Mark di 200 milioni di dollari, soldi che ovviamente lui non aveva.

La costante tensione con la moglie che lo abbandonò a sé stesso, gli ingenti debiti e l’isolamento sociale dovuto dal non parlare più da tempo né con la madre né con il fratello Andrew, ci fa arrivare al 10 dicembre 2010, il secondo anniversario del giorno in cui il padre gli rivelò tutto: quel giorno Mark Madoff si impiccò nel suo appartamento.

La storia dei figli di Madoff si chiude nel 2014, quando dopo una lunga lotta contro il cancro, anche il primogenito Andrew muore per un linfoma al Memorial Sloan Kettering Cancer Center.

Per quanto riguarda invece lo schema Ponzi nel suo complesso, la quantità di denaro che Madoff attraverso la sua società ha sottratto ai suoi investitori si aggira attorno ai 65 miliardi di dollari. L’inizio dello schema coincide sostanzialmente con la fondazione della società: in quattro decenni Madoff ha truffato 37.000 persone in 136 paesi diversi.

All’interno della sua rete caddero anche noti personaggi dello spettacolo, dello star system e noti filantropi di caratura mondiale: il regista Steven Spielberg, il noto attore Kevin Bacon, il Premio Nobel per la Pace Elie Weilsen, solo per citarne alcuni.

Nel caso Italiano, all’interno della truffa troviamo Unicredit, che ha avuto un’esposizione diretta di 75 milioni di dollari e un’esposizione indiretta di 805 milioni, il Banco Popolare con 68 milioni (8 milioni in forma diretta e 60 milioni sui fondi del Gruppo), Ubi Banca esposta per 60 milioni e infine Mediobanca, la cui esposizione si aggira attorno ai 670 milioni di dollari.

La grande truffa di Madoff non portò solo al suicidio del suo secondo figlio: anche il finanziere francese Thierry Magon de La Villehuchet, gestore di un fondo che portò ad un investimento di 1,4 miliardi di dollari nella società di Madoff, venne trovato morto nel suo ufficio a Manhattan.

Nel 2017 molte vittime dello schema Ponzi sono riuscite a recuperare una notevole quantità di denaro precedentemente perso: il 73% delle somme che i clienti di Madoff avevano investito vennero recuperate grazie alla Madoff Recovery Initiative che iniziò a staccare assegni per milioni di dollari.

Ciò che è interessante rilevare all’interno di questa vicenda sono i due concetti su cui tutto lo schema Ponzi si è basato. L’esclusività che Madoff implicitamente propinava nel mondo di Wall Street e la fiducia incondizionata che gli investitori davano a questo Demiurgo della finta ricchezza.

Fu Platone che per la prima volta utilizzò il termine Demiurgo all’interno del dialogo filosofico Timeo: il figlio di Aristone lo descrisse come un costruttore, un architetto capace di modellare e dar forma alla materia. Bernard Madoff in altri termini ha voluto essere un costruttore, un Demiurgo di finte ricchezze, ma la sua materia (la fiducia) fu fin troppo volatile rispetto a quella della divinità platonica. E come disse il comico e cantante Jackie Mason: “Ci fidiamo di Dio, tutti gli altri devono pagare in contanti”.


Sitografia: