Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna, studente magistrale di Strategie della comunicazione Pubblica e Politica presso L'università di Firenze. Appassionato di politica, storia, sociologia, comunicazione e nuove tecnologie.

BitcoinCryptovalute, tecnologia Blockchain, termini che sono stati sulla bocca di tutti per buona parte di fine 2017 e che sono e rappresentano una delle più grandi rivoluzioni dell’ultimo decennio.

Oggi il mondo delle Cryptovalute sta passando un periodo di forte “crisi” (sempre che di crisi si possa parlare dato che un Bitcoin ad inizio 2017 valeva appena 800 dollari mentre, ad oggi, è quotato oltre 8.000 dollari) il quale, però, non pregiudica in alcun modo il fatto che il suo avvento, nel mercato globale, sia paragonabile ad una meteora che si spalma sul nostro fragile pianeta al tempo dei Dinosauri. Ma qual è la vera rivoluzione dietro a queste incredibili valute digitali? 

Molti affermano che la straordinaria innovazione stia nella purezza della loro fluttuazione di mercato, queste infatti non seguono altro che la regola base della Domanda e della Offerta: più Domanda uguale più Offerta uguale aumento di valore della singola Cryptovaluta, e viceversa. Il paradiso per i Traders e i Broker che di speculazione “s’inchiattano”.

Se è opinabile l’essere o meno d’accordo con questa visione è, invece, inconfutabile affermare che la reale rivoluzione sia nel sistema che “sta dietro” alle transazioni delle Cryptovalute, ovvero la Blockchain: letteralmente una “catena di blocchi” e, fondamentalmente, un registro aperto e distribuito che può memorizzare le transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente. 

Una volta scritti i dati in un blocco non possono essere retroattivamente alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi ad esso, fatto che per la natura stessa del protocollo e dello schema di validazione, necessiterebbe il consenso della maggioranza della rete. In parole povere, la Blockchain può essere vista come un registro notarile automatico, senza quindi una terza parte che lo garantisca, nel quale tutte le transazioni “peer-to-peer” (1 a 1, da una persona ad un’altra) vengono registrate, sono permanenti e visibili a qualunque utente. Ogni transazione, inoltre, è protetta dalla crittografia, fatto che rende visibile la transazione ma non gli utenti che l’hanno attuata, e che quindi conferisce al sistema un metodo unico di riservatezza e anonimato.

Stando così le cose, nonostante il mio sia solo un breve riassunto di quello che è un processo estremamente più complesso, è possibile notare come questa tecnologia possa trovare terreno fertile praticamente in qualsiasi attività che necessiti transazioni di denaro, creazioni di contratti e sviluppo di sistemi informativi per aumentarne la condivisione e la sicurezza. 

Detto questo, è quindi verosimile pensare che questa tecnologia, in un prossimo futuro, possa arrivare anche a rivoluzionare i tradizionali metodi di votazione delle nostre Democrazie? 

Facciamo, innanzitutto, un attimo di chiarezza sugli attuali sistemi di Votazione Online presenti nelle maggiori democrazie del mondo. Esistono due sistemi:

  •  l’e-voting 
  •  l’i-voting.

Il primo termine, l’Electronic Voting o voto presidiato, si riferisce all’installazione di un computer all’interno della cabina elettorale, fatto che può velocizzare lo scrutinio ma che richiede, ugualmente al metodo tradizionale, la presenza fisica dell’elettore al seggio.

Il secondo termine, l’Internet Voting o voto non presidiato, prevede invece la possibilità di votare a distanza mediante l’uso della connessione Internet: l’utente si identifica con la sua personale carta d’identità elettronica e segnala la sua preferenza sul sito predisposto per la votazione.

Entrambi i metodi possiedono grandi benefici ma altresì grandi svantaggi: 

-Superando l’intermediazione degli scrutinatori sarebbe possibile impedire manipolazioni a posteriori, come l’annullamento di schede elettorali con segni aggiuntivi oppure la compilazione delle schede lasciate in bianco, inoltre si potrebbe facilitare il voto per i disabili, gli invalidi e per gli studenti o i lavoratori fuorisede che potrebbero votare ovunque attraverso la sola connessione Internet;

-D’altro canto, però, bisognerebbe fare i conti con la diffidenza della popolazione verso questi nuovi sistemi di votazione, con la concreta possibilità che un attacco hacker possa realizzare un gigantesco broglio elettorale, o anche con possibili difetti del sistema online che potrebbero portare a numerosi disagi (da ricordare il video di un elettore che alle Presidenziali del 2012 in USA cercava di votare Barack Obama ma il sistema gli segnava ripetutamente il nome di Mitt Romney).

Numerosi Stati hanno tentato già da tempo di venire incontro a queste innovazioni tecnologiche, prima fra tutte l’Estonia che dal 2007 garantisce ai cittadini la possibilità di votare online: identificandosi inserendo la carta d’identità elettronica in un lettore collegato al computer, digitando una password e segnalando la propria preferenza. Attualmente in Estonia oltre il 30% degli elettori vota con questa modalità e il sistema sembra essere sostenibile, nonostante ci siano periodicamente denunce di brogli.

Analizzati questi tentativi di creazione di un sistema online di votazioni, risulta chiaro che le maggiori problematiche risultano essere legate: alla possibilità che un hacker modifichi i risultati elettorali, al fatto che il sistema possa avere fastidiosi bug che vanifichino la corretta esecuzione dell’espressione della votazione del cittadino o che permettano di risalire all’identità dell’individuo dietro al singolo voto, che dovrebbe, invece, risultare segreto.

La tecnologia Blockchain, quindi, come può aiutare a superare queste difficoltà?

Come abbiamo già visto, il sistema agisce per transazioni crittografate “peer-to-peer” le quali, una volta attuate vanno ad inserirsi in un “blocco” facente parte di una più grande “catena di blocchi”, tutti collegati, visibili da qualsiasi utente e non modificabili. Un potenziale hacker che volesse modificare i risultati elettorali non potrebbe cambiare il singolo voto se non modificando l’intera “catena di blocchi”, eventualità possibile solo attraverso il consenso della maggioranza della rete. La tecnologia perciò permetterebbe e assicurerebbe un voto segreto, personale ed inviolabile, come richiesto in maniera categorica dalla nostra Costituzione all’articolo 48, facendo così venir meno tutte le problematiche relative alla sicurezza e alla non validità del sistema elettorale elettronico.

Per concludere, ormai da anni le nostre Democrazie stanno volgendo lo sguardo al “voto elettronico”, con molta diffidenza ma con sempre più interesse: l’avvento di questa nuova tecnologia sembra proprio essere l’anello mancante che potrebbe convincere le istituzioni a modificare i propri sistemi elettorali, dato e considerato che anche il Sistema Bancario e il Sistema Assicurativo stanno già provvedendo a mutare in tal senso, al fine di restare al passo con questa incredibile rivoluzione.

Sicuramente ci vorranno anni, decenni, perché qualcosa possa sbloccarsi perché le rivoluzioni, inizialmente, fanno paura ed è necessario demonizzarle, respingerle e denigrarle, così da avere il tempo per studiarle e successivamente controllarle: tuttavia è evidente che il futuro sia a portata di mano, con buona pace dei tradizionalisti della carta e della matita copiativa.