di Chiara Minelli e Stefano Ciapini

 

Ancora prima della sua uscita nelle librerie, il 12 luglio, il nuovo libro di Matteo RenziAvanti” aveva già fatto discutere per le sue anticipazioni.

Dal cambio di rotta sui migranti alle dure parole contro i suoi avversari, soprattutto a sinistra; dai motivi del suo ritorno in campo dopo la sconfitta del referendum alla posizione da tenere in Europa, fino al caso Consip.

Un excursus a tutto campo quello di Renzi, approfondito nella sua intervista a Bersaglio Mobile dello scorso mercoledì, in cui il leader dem è apparso deciso a difendere la sua esperienza passata al governo e le sue ricette per il futuro.

In particolare ce n’è una che ha fatto scalpore, ossia la proposta di introdurre un “numero chiuso” per gli ingressi dei migranti nel Paese.

“AIUTIAMOLI A CASA LORO, DAVVERO”

In questi ultimi giorni, come si è detto, si è avuta una grande discussione attorno ad un estratto del libro, pubblicato su Democratica il 7 luglio scorso, che Renzi ha riportato sul proprio profilo accompagnato da una foto riassuntiva (poi rimossa, ma ancora presente sulla pagina del Partito Democratico). Il testo incriminato è contenuto proprio in questa che Renzi su facebook definisce “una card sbagliata”, dunque decontestualizzata, che letta così, da sola, lascia ben poco spazio all’interpretazione.

Il segretario su Facebook stizzito si rivolge a qualcuno commentando: “Ma i contenuti del libro si possono discutere o no? Per farlo si dovrebbe condividere l’articolo e commentarlo”. Chiunque, dal più bravo al più malvagio degli esseri umani, ha il diritto a non vedere travisate le proprie parole (anche se è lo stesso staff del partito a travisare, ma tralasciamo questo); è giusto dunque osservare il pezzo intero e farsi un’idea. Per comprendere meglio dove Renzi volesse andare a parare crediamo sia utile leggere questi passaggi:
“Un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno. Non fa bene ai paesi da cui queste nostre sorelle e fratelli partono, visto che l’allontanamento di una parte così importante di capitale umano (paradossalmente, infatti, sono spesso le persone più motivate, competenti e ‘privilegiate’ a poter intraprendere il viaggio) non può che rallentarne l’auspicabile processo di riforma degli assetti politici e sociali. […] E non fa bene alle comunità che accolgono, le quali rischiano di veder crescere all’interno delle loro città quelle diaspore e quei ghetti che simboleggiano così plasticamente il fallimento di certe politiche d’integrazione”
Oppure, ancora: “Quanta vergognosa ipocrisia c’è in chi dice ‘aiutiamoli a casa loro’ dopo aver tagliato per lustri i fondi alla cooperazione internazionale, risparmiando su quei progetti che avrebbero fermato – almeno parzialmente – la migrazione economica. Sono così fiero dell’aumento dei fondi per la cooperazione voluto dal nostro governo. Dal piano Africa presentato per primo da noi come Migration Compact nel 2016 e poi in larga parte confluito nell’iniziativa di Angela Merkel per il G20 del 2017.”

Fermandoci qui potremmo chiederci come mai tanto clamore per nulla, tuttavia le critiche più pesanti sono quelle che arrivano dall’interno dello stesso Partito e dai Giovani Democratici di un po’ tutta Italia  e non riguardano tanto i contenuti quanto i metodi di comunicazione utilizzati dal segretario PD. Il sentire comune è che Renzi stia sempre più utilizzando una retorica grossolana che lo avvicinerebbe agli stili delle destre più estreme. Pur considerando l’insieme ed il messaggio assolutamente non amichevole verso Lega & co., è indubbio infatti l’utilizzo del medesimo slogan di Salvini riformulato per calzare meglio all’operato del governo dei 1000 giorni (ancor prima che al Partito Democratico stesso, cosa che Renzi in primis dovrebbe star rappresentando in questo periodo). Se la politica è comunicazione, è chiaro che Renzi abbia stavolta completamente sbagliato dato che sotto questo aspetto non sembra esserci differenza fra lo slogan di destra e quello di sinistra, nonostante il  contenuto sia poi effettivamente qualcosa di diverso dalla chiusura delle frontiere prospettata dalla destra. Come fa notare qualcuno, le parole sono tutto in politica e parlare in termini di “numero chiuso” (senza, tra l’altro, svilupparne il contenuto), “aiutiamoli a casa loro davvero” o ancora di “dovere morale” pone il politico sotto una luce ben diversa rispetto all’esprimersi pacatamente ed in maniera chiara come fa il buon Gentiloni, che dice: “E’ normale ragionare sul fatto che non ci sia una capacità illimitata di accoglienza. Anche voci più autorevoli della mia hanno detto che l’accoglienza non può essere illimitata. Bisogna lavorare quindi non per chiudere le porte ma per gestire e contenere i flussi, combattendo i trafficanti. Stiamo ragionando, lo stiamo facendo con grandissima solidarietà che fa fatica a tradursi in fatti concreti”. Stesso concetto, diversi risultati.

Noi però non possiamo commettere l’errore di credere troppo semplicemente che Renzi abbia commesso  una sciocchezza comunicativa. O meglio, è chiaro che sia così se ci riferiamo alla fuorviante foto pubblicata sui social, ma in generale non possiamo pensare che dietro alla strategia di Renzi ci sia solo un inciampo. Bisogna chiedersi, fra i mille giri di valzer che il segretario sta compiendo, quale sia la sua reale strategia, a quale fetta di elettorato stia puntando, a cosa porti una dialettica che mischia rivendicazioni di politiche “davvero di sinistra” con slogan che inseguono e non contrattaccano la destra.

RENZI CONTRO TUTTI

Questa è la posizione che traspare dalle parole recenti del segretario PD. Anche il suo libro è pieno di intrighi di palazzo, di accuse più o meno esplicite ai “fuoriusciti” del suo partito, utili forse al gossip ma non tanto al dibattito costruttivo sulla ricucitura della sinistra. Un’alleanza con i vari Pisapia, Bersani e Speranza è infatti ritenuta ”impossibile”, e accusa i suoi ex-compagni di partito di “fuoco amico”:

“Fuoco amico è anche quello di chi un tempo – quando vinceva i congressi – teorizzava la necessità di sentirsi tutti parte della stessa ditta. E, quando invece i congressi ha iniziato a perderli, non ha mai smesso un solo giorno di contestare e criticare il nuovo gruppo dirigente”.

Parole dure anche contro l’ex-premier Mario Monti, a cui rinfaccia di aver imposto l’austerity al Paese a fronte della flessibilità ottenuta invece dal governo Renzi, e contro quegli “euroburocrati” che considerano l’Italia “una studentessa indisciplinata da rimettere in riga”.

Insomma viene ribadita la linea tenuta anche in occasione della nascita nuovo movimento a sinistra, “Insieme”. Fuori dal PD c’è solo populismo, e i litigi interni frenano il progresso.

Il parallelismo con il libro scritto da Emmanuel Macron, a cui spesso Renzi si ispira, viene quasi spontaneo. “Révolution”, recita il testo scritto dal Presidente francese. Ma se la rivoluzione invocata da Macron è “pacifica” e punta a ricucire gli strappi, quella di Renzi pare più una corsa solitaria e senza compromessi.

“Perché l’Italia non si ferma”, recita il sottotitolo del libro. E nemmeno Renzi sembra intenzionato a farlo.

 

di Chiara Minelli e Stefano Ciapini