Nata a Gubbio, ora studentessa di Scienze Politiche presso l'Università degli studi di Perugia. Amo la fotografia, i libri, la musica e la politica. Una ne faccio, cento ne penso.

Chiunque abbia sintonizzato la tv su un qualsiasi TG nelle ultime 24 ore, avrà realizzato che l’argomento elezioni anticipate è tornato prepotentemente a scuotere il panorama politico italiano. La data del voto, infatti, viene data come probabile già in autunno, e il clima sembra già quello di una campagna elettorale improvvisa che infiammerà l’estate.

Le voci sulle elezioni sono nate dall’intesa raggiunta dai principali partiti – PD, M5S e Forza Italia – sulla legge elettorale. L’onorevole e relatore Emanuele Fiano ha infatti depositato in Commissione Affari Costituzionali il maxi-emendamento che modifica in chiave proporzionale il cosiddetto “Rosatellum”, la bozza di legge elettorale bocciata da gran parte delle forze politiche.

LA NUOVA LEGGE “ALLA TEDESCA”

Il paragone tra la nuova possibile legge e il sistema elettorale tedesco è subito spiegato: è proprio alla Germania che essa si ispira come modello, pur adattandosi al sistema italiano. Questo le è valso il nome di “Italianellum”.

Dalla legge tedesca si prendono tre elementi, l’impianto proporzionale, la soglia di sbarramento al 5% e i collegi uninominali. Elementi che tuttavia variano, una volta riadattati al nostro sistema.

Il Paese verrebbe così diviso:

  • 228 collegi per la Camera. Sono collegi uninominali, ossia con un solo candidato per lista.
  • 128 collegi per il Senato, divisi con lo stesso principio;
  • 28 circoscrizioni (una per ogni regione, eccezion fatta per Lazio, Veneto, Sicilia, Piemonte e Campania che ne avranno due, e 3 per la Lombardia). Ogni circoscrizione avrà una lista bloccata di nomi che va dai 2 ai 4 candidati a partito.

Unico escluso il Trentino, che voterà ancora con il Mattarellum.

La legge così scritta esclude dunque due elementi: le preferenze, con cui l’elettore può scegliere il proprio candidato preferito nelle varie liste, e il voto disgiunto (presente invece in Germania), che permette di scegliere sia una lista che un candidato non nella stessa.

IL CONTEGGIO DEI SEGGI

L’elettore ha un solo voto da esprimere: se sceglie una lista, sceglie anche il candidato ad essa collegato nel suo collegio o viceversa.

Si passa poi allo scrutinio, con cui si stabiliscono i seggi da assegnare a ciascun partito prima a livello nazionale e poi a livello circoscrizionale.

In ognuna delle 28 circoscrizioni, i partiti fanno una classifica dei propri candidati secondo il seguente criterio:

  1. Candidato vincente nel rispettivo collegio
  2. Capolista del listino bloccato
  3. Gli altri candidati del listino bloccato
  4. Candidati perdenti nei collegi

Da questa classifica poi si estraggono in ordine gli eletti di ciascun partito, a seconda dei voti ottenuti e purché superino la soglia del 5%.

Un altro elemento importante è la presenza delle “quote rosa”, per cui nei listini ci dovrà essere alternanza uomo-donna.

COSA POTRÀ CAMBIARE

Perché si discuta in Aula sul testo della legge elettorale si dovrà infatti aspettare il 6 giugno, quando i parlamentari potranno presentare i vari emendamenti, ossia le richieste di modifica del testo.

In particolare ne sono già stati annunciati due dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, leader di Alternativa Popolare: uno sull’introduzione di un premio di maggioranza per la lista che supera il 40% e un altro per introdurre le preferenze.

Lo stesso Alfano aveva già avuto nei giorni scorsi uno scontro col leader PD Matteo Renzi in merito alla soglia de 5%, obiettivo assai difficile per il suo partito.

Proprio per questa soglia così alta, altri piccoli partiti rischiano di non ricevere seggi, a meno che non chiedano ai grandi partiti di essere inseriti nelle loro liste oppure che cerchino alleanze tra di loro per unire le forze.

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