L’Ucraina, un tempo granaio dell‘Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), si autoproclama stato indipendente il primo Dicembre del 1991, a seguito del collasso dell’URSS.
Il paese, guidato da Leonid Kravchuk, a lungo funzionario del partito Comunista, è in profonda recessione economica, anche a causa dell’alta inflazione.
Il suo successore, nel 1994, Leonid Kuchma, riesce a stabilizzare l’economia attraverso il rinforzo dei legami con la Russia e l’attuazione di riforme liberali.
Sempre nel 1994, Kuchma, Bill Clinton, Boris Yeltsin, John Major firmano il Memorandum di Budapest, col quale l’Ucraina si impegna nel liberarsi e trasferire in Russia il suo arsenale missilistico nucleare (il terzo più grande del mondo a quel tempo). In cambio gli altri firmatari si impegnano a “riconoscere e rispettare l’indipendenza e i confini esistenti dell’Ucraina” e “a rinunciare alla minaccia o all’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica del paese” (testo completo qua)
Questo accordo è molto importante, ci torneremo sopra nel prossimo articolo.
Ma l’era di Kuchma è anche pregna di corruzione e censura, il 28 novembre 2000 lo “scandalo delle cassette” (Касетний скандал) travolge il presidente, che è accusato di aver commissionato il rapimento e l’omicidio di un giornalista dissidente.
Per le strade di Kiev per mesi avvengono proteste di massa chiedendo le dimissioni di Kuchma. La situazione costringe il Presidente ad appoggiare alle prossime elezioni il suo Primo Ministro, Viktor Yanukovyč, per altro appoggiato anche da Vladimir Putin, che nel 1999 è nominato Primo Ministro della Federazione Russa.
L’avversario politico di Yanukovyč alle presidenziali del 2004 è Viktor Yushchenko, leader de Unione Popolare “Nostra Ucraina” e fortemente intenzionato a creare legami economici e politici con l’Unione Europea.
Yushchenko si ammala gravemente all’inizio del settembre 2004 durante la campagna elettorale, a causa di quello che viene identificato come avvelenamento per diossina, e rimane sfigurato al volto permanentemente.
Al ballottaggio del 21 novembre, la Commissione Elettorale dichiara Yanukovyč vincitore. Secondo i dati della Commissione, ottiene il 49,42%, mentre Viktor Yushchenko il 46,69%
Gli osservatori dell’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la co-operazione in Europa, affermano che il voto “non soddisfa le regole internazionali”, parlando di evidenti brogli elettorali.
Il risultato delle elezioni innesca una delle più grandi manifestazioni pacifiche moderne del nostro continente: la cosiddetta “Rivoluzione Arancione”
Il 22 Novembre, armati di sciarpe, striscioni, volantini e nastri arancioni, fra 200.000 e 300.000 abitanti di Kiev saltano il lavoro e a metà mattinata riempiono piazza Nezalezhnosti e l’attigua strada principale Chreščatyk. Il numero dei partecipanti stupisce tutti, sia le autorità che l’opposizione. Nei giorni seguenti i numeri aumentano per l’arrivo di migliaia di manifestanti in treno e in bus dall’Ucraina occidentale, fino ad arrivare a mezzo milione il 27 Novembre secondo gli organizzatori.
La Corte Costituzionale, in seguito alle grandi proteste, invalida il risultato elettorale e fissa nuove elezioni per il 26 dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore è proprio Yushchenko, con il 52% dei voti contro il 44% del suo sfidante.
Il Primo Ministro nominato è Yulia Timoshenko, definita la “Giovanna d’Arco della Rivoluzione Arancione“, data la grande presenza sia in campagna elettorale che nell’organizzazione della Rivoluzione Arancione. Il rapporto tra il presidente e il suo primo ministro però si deteriora velocemente, fino alla rottura definitiva al momento delle elezioni presidenziali del 2010, per le quali corrono entrambi.
Yushchenko, con un misero 5% al primo turno, non riesce ad arrivare al ballotaggio che si tiene il tra Yanukovyč e la Timoshenko, che intanto per la campagna elettorale ha assunto esperti stranieri in comunicazione e marketing.
Il filo-russo ottiene il maggior numero di voti questa volta, con il 48,95%, (contro il 45,47%) Viktor Yanukovyč è il nuovo Presidente Ucraino, nonostante le proteste dell’opposizione e le accuse di brogli elettorali. La sconfitta Yulia inoltre viene nel 2011 condannata a 7 anni di carcere per aver esercitato pressioni su un accordo per la fornitura di gas con Putin, secondo quanto riportato dai media ucraini infatti viene accusata di abuso d’ufficio e di avere provocato perdite allo Stato per centinaia di milioni di dollari a seguito dell’accordo con Gazprom, siglato quando era primo ministro senza avere ottenuto l’approvazione del governo.
Ma torniamo a Yanukovyč, nel 2010 firma il Kharkiv Pact con la Russia, patto che prevede una fornitura pluriannuale per l’Ucraina di gas a basso prezzo, in cambio del prolungamento dell’utilizzo russo della base ucraina di Sebastopoli in Crimea fino al 2042.
Il 28-29 Novembre si tiene un importante evento: l’Eastern Parnership Summit in Vilnius, Lituania, al quale l’Ucraina è impegnata a partecipare ad un accordo di libero scambio ed associazione all’UE.
Quattro giorni prima, il 24 Novembre, Yanukovyč dichiara di volersi ritirare dal trattato in favore dell’adesione all’EEU, l’Unione Economica Euroasiatica guidata dalla Russia.
Come si suol dire, per il popolo ucraino la misura è colma.
Migliaia di manifestanti scendono in piazza nuovamente contro Yanukovyc, protestando per settimane e occupando la piazza centrale di Kiev Maidan Nezalezhnosti, (da qua il nome della rivoluzione di Maidan)
In queste manifestazioni fa la sua prima comparsa Pravyi Sektor, collettivo armato di estrema destra nazionalista anti-russo, che il 18 Febbraio 2014 esorta la popolazione di Kiev e dell’Ucraina a riunirsi in piazza per “un’offensiva di pace“, una marcia, sul Parlamento Verkhovna Rada.
La situazione ben presto degenera, complici le azioni di entrambi i lati della barricata a quanto riporta anche la CNN, e la marcia si trasforma in vera guerra civile per i giorni successivi. La polizia usa idranti, proiettili di gomma, lacrimogeni, fumogeni e granate. I manifestanti san pietrini, molotov e mazze.
Il 20 Febbraio è uno dei giorni più sanguinosi del Maidan, con un bilancio di 100 morti e 700 feriti, viene reportata la presenza di cecchini che sparano sulla folla non più con proiettili di gomma, mirando anche ad infermieri e assistenti sanitari.
Gli scontri sono così violenti che l’ONU, Unione Europea e Stati Uniti d’America minacciano dure sanzioni contro il Presidente, ritenuto responsabile delle violenze di piazza e della feroce repressione.
Il 21 Febbraio Viktor Yanukovyc scappa da Kiev in aereo per rifugiarsi al confine ucraino orientale, affermando che “gli eventi testimoniati dal nostro paese e il mondo intero sono un esempio di un colpo di Stato”, paragonandolo all’ascesa dei nazisti al potere in Germania nel 1930.
Il giorno dopo il Parlamento dichiara finito il governo Yanukovyc e dichiara l’ex-Presidente colpevole di strage di massa.
Contemporaneamente Yulia Tymoshenko viene rilasciata dal carcere e incontra la folla a Maidan.
Questo è il primo di due articoli sulla Storia dell’Ucraina, dal 1991 al 2017; puoi consultare la seconda parte QUA!
Articolo di Matteo Manera
Immagini a cura di Historical Brain