Circola in queste ore l’ambigua notizia secondo la quale il Ministero alla Cultura sarebbe in procinto di abolire le domeniche gratuite nei musei, iniziativa voluta dall’ex ministro Franceschini nel 2014. Secondo la stampa l’attuale Ministro Bonisoli starebbe accarezzando l’idea di porre fine a tale politica, a suo dire adatta solo ad una fase pubblicitaria e temporanea per valorizzare il patrimonio artistico.
La notizia ha sicuramente del vero anche se, a dirla tutta, le cose così riportate sono troppo semplificate. Il Ministro Bonisoli, si apprende leggendo meglio, non avrebbe intenzione di abolire in toto le domeniche gratuite ai musei:
«Le domeniche gratis andavano bene come lancio pubblicitario. Sono stati gli stessi direttori a chiedermene il superamento. Lascerò loro più libertà: se vogliono fare una domenica gratuita niente di male, ma l’obbligo no. Magari le gratuità aumenteranno, però in modo intelligente. […] Le domeniche gratuite non tengono conto né della stagionalità, né dell’afflusso nelle diverse aree geografiche. Sistema che tratta allo stesso modo situazioni differenti e che è stato criticato dagli stessi direttori dei musei. […]
Non posso essere costretto ad aprire gratuitamente la prima domenica di agosto – spiega il ministro – con migliaia di stranieri che arrivano e pensano di entrare gratis. Non avete idea dei commenti che sento a livello internazionale. Non capiscono questa strategia e non l’apprezzano. Rischiamo di svalutare».
Il ministro Bonisoli si pone dunque in un atteggiamento tutt’altro che avverso rispetto ai benefici creati dalla gestione Franceschini, che poi analizzeremo, e non parrebbe essere intenzionato a stroncare di netto la precedente politica solo perché prodotta da un governo di colore diverso. L’intenzione del ministro è, semplicemente, quella di far decidere ai direttori dei musei se ed in quale modo concedere ai visitatori gli ingressi gratuiti, per sopperire a delle criticità che a quanto sostiene sono oggetto di lamentela degli stessi direttori di musei e siti archeologici, anch’essi nominati durante la gestione Franceschini. A ben vedere pure questo sembrerebbe corrispondere a verità, come si evince da queste parole di Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, riportate da Il Fatto Quotidiano assieme ad altre dichiarazioni illustri:
«[Bisogna] rivederne finalità e organizzazione, perché è venuto meno lo spirito di partenza. […] Ci siamo accorti che ci sono persino tour operator che aspettano la domenica di ingresso gratis per accompagnare le comitive e far pagare lo stesso il biglietto ai turisti stranieri più distratti. [Sarebbe più opportuno] introdurre forti sconti in bassa stagione, per dare maggior valore a tutto, la gratuità la riserverei per eventi eccezionali».
Insomma, rimarrebbe da vedere effettivamente quanti e quali direttori siano davvero sulla stessa linea di pensiero di Bonisoli e Schmidt, comunque sia adesso il quadro appare più chiaro. Le modifiche proposte dal ministro non vanno nella direzione di un’abolizione brutale, cosa che hanno lasciato intendere i giornali e le reazioni delle opposizioni, ma a questo punto occorre tentare di analizzare ancora meglio a cosa si potrebbe andare incontro.
Ottimi risultati
Le misure di correzione che Bonisoli vorrebbe applicare, va detto, interessano due aspetti. Il primo aspetto, spiccatamente organizzativo, risulta chiaro in particolar modo dalle parole di Shmidt e degli altri direttori che possiamo rintracciare in rete; si tratta di risolvere delle criticità andando ad eliminare l’ingresso gratuito in giorni sovraffollati. Il secondo aspetto è invece puramente economico e lo si può riscontrare quando ci si chiede che senso abbia aprire gratuitamente in alta stagione, quando si potrebbe benissimo operare diversamente a parità di visitatori. Quindi bisogna chiederselo: la politica franceschiniana delle domeniche gratuite ha per caso portato a perdite economiche di qualche tipo? C’è la necessità incombente di aumentare le entrate? A livello generale assolutamente no. I risultati in termini d’incasso dal 2014 ad oggi sorridono eccome. Secondo i dati del Ministero, dal 2013 le visite sono aumentate del 31% (da 38 a 50 milioni di visitatori) e gli incassi del 53%. Se davvero l’iniziativa delle domeniche gratuite avessero comportato un danno, certamente non staremmo qui a parlare di un incasso superiore del 53% rispetto a quello di 5 anni fa. Di seguito alcune tabelle riportate dal ministero:
Risolvere camminando all’indietro
Per quanto le criticità sollevate da addetti ai lavori e politici possano essere comprensibili, ciò che non si comprende appieno è secondo quale logica si stia cercando di risolverle. Appurato che è vero che le domeniche gratuite abbiano contribuito a rilanciare il patrimonio artistico e museale italiano, sarebbe opportuno continuare sulla stessa strada. Bonisoli sostiene che i periodi di gratuità potrebbero essere anche di più, nel caso tanto di cappello, ma non si lascia spazio a certezze: è la discrezionalità del direttore a determinare o meno i periodi gratuiti e/o le tariffe agevolate con una maggiore libertà rispetto al passato. Non è detto che i risultati debbano essere per forza negativi, anzi, anche perché parte del merito del successo degli ultimi anni va condiviso con questi stessi direttori di musei e siti archeologici che andrebbero ad ottenere maggior potere d’iniziativa. Tuttavia si va a stravolgere una politica statale “centralizzata” rimettendo in mano le scelte ai singoli, cambiando totalmente rotta. In più una politica che andava a stimolare indiscriminatamente l’avvicinamento di tutti (giovani in primis) al patrimonio culturale italiano si trasformerebbe (anche) in un calcolo per massimizzare l’efficienza del singolo sito. Nella teoria niente di male, nella pratica si farebbe un passo indietro in termini di messaggio politico e valorizzazione della cultura, senza accorgersi che forse si potrebbero trovare soluzioni più soft e meno tese a stravolgere questa bella storia che sono le domeniche gratuite.
Qualche idea alternativa…
Da non addetto ai lavori mi sono permesso di sviluppare un paio di semplici idee (magari stupide, ma pur sempre idee) probabilmente più sensate di una rottura totale col passato. La prima riguarda l’aspetto gestionale. Se è davvero così difficile gestire frotte di persone nei giorni più carichi, non è detto che la soluzione debba essere togliere la gratuità, si potrebbe agire adottando un numero chiuso. Di fronte a queste due alternative eliminare la gratuità del biglietto sembra rispondere ad una sola chiara esigenza, il voler far ancora più cassa ora che la gente torna nei musei. Comprensibile, ma lo si dica.
In merito invece al problema – esistente! – di dare maggior libertà ad aree che possano soffrire di iniziative come quella della domenica gratuita obbligatoria, si torna sul discorso della logica all’inverso. Anziché cambiare drasticamente rotta, analizziamo dove effettivamente ci sia bisogno di una politica più virtuosa: se esistono dati che confermano questa teoria (ed esistono, si vedano le tabelle di sopra) allora si potrà tranquillamente andare a concedere delle deroghe e a fornire strumenti per agire diversamente ai direttori dei siti in questione. Tipo, il museo X sta perdendo molte entrate e potrebbe ricavare beneficio nell’estate, quando i visitatori aumentano, mettendo un biglietto a basso prezzo. Questo sì, sarebbe più sensato alla luce del grandissimo risultato delle politiche attuate dal precedente governo. La scelta è fra deregolamentare e ridare tutto in mano ai gestori oppure osservare caso per caso dove intervenire diversamente. Fra le due opzioni a mio parere non ci son dubbi, ma fate vobis.