È facile parlare di razzismo, di politiche violente, è facile condannare le persone intolleranti. È facile non andare più a fondo, verso un’analisi che faccia fare mea culpa anche a quel pensiero politico che predica la convivenza fra molte etnie senza darne una precisa chiave di lettura. Non mi si fraintenda, è indubbio che alimentare razzismo e intolleranza sia un’attività da condannare in ogni sua forma, che personalmente salvare vite umane ed accogliere sia un nobilissimo intento da valorizzare, che la pace e la convivenza fraterna siano l’Obiettivo dell’umanità. E, come ribadito più volte dal sottoscritto, che non esistano pericoli di “invasione” come certi politici amano far credere. Al netto di questo, una riflessione che si può fare – tutt’altro che scontata – è in merito a quanto siano stati proprio i politici schierati per i concetti di multiculturalismo ed integrazione ad aver provocato un dilagante senso di insicurezza e dunque d’intolleranza negli occidentali e negli Italiani. Non ci si riferisce in particolare all’attuale classe politica o a qualcuno di preciso che abbia governato in tempi recenti, ma ad una tradizione politica che va avanti da decadi. La riflessione in questo articolo punta a cercare di spiegare da dove nasca un sentimento di intolleranza la cui responsabilità non può essere solamente addossata a Salvini, a certi media et similia.
Lo straniero in casa: un pericolo
Mettendo da parte il titolo volutamente provocatorio, i dati riportano una situazione italiana tutt’altro che in preda alla violenza di un fantomatico straniero. Ma chiariamo un fatto fondamentale per questa riflessione: i dati reali non ci interessano. Per dirla con Zygmunt Bauman, al di là dell’infondatezza della sensazione di minaccia percepita, è fuori discussione che questo sentimento esista. Il punto è: da cosa è provocato? Andiamo oltre le pur valide analisi, presenti anche qui sul Network, che si focalizzano sull’attività dei mezzi d’informazione odierni e sulla dialettica partitica degli ultimi mesi. Il celebre sociologo polacco proponeva molteplici livelli di lettura di più ampio respiro ed uno di questi, rintracciabile in “Voglia di comunità” (2001) fa esattamente al caso nostro.
Lo straniero in casa dunque è visto come un pericolo pur non costituendo nella pratica una minaccia, perché da chi ha promosso la convivenza fra culture non è arrivata alcuna chiave di lettura valida sul come mettere in pratica tale convivenza. L’occidente ha progressivamente reagito cercando di ricreare le proprie sicurezze escludendo e criminalizzando il diverso, attraverso segregazioni urbane e pratiche sempre più estreme, fino ad arrivare agli episodi odierni.
L’assenza della politica, il male dei nostri giorni
Gli Italiani, ed in generale le popolazioni occidentali, possono dirsi “indifesi”? In un certo senso sì: secondo la lettura di cui sopra infatti le persone sono lasciate prive di difese da parte della politica di fronte al mondo che si evolve. Poveri Italian! Scavando si vedrà sempre che all’origine di molti mali vi è l’assenza della politica. Dove manca una politica seria e concreta si creano dei vuoti che vengono poi riempiti da politiche che vanno progressivamente a discostarsi dai valori tipici della liberal-democrazia. Si capisce che la situazione è sfuggita di mano nel momento in cui la gente tifa per la morte di centinaia di persone, concretizzando quello che Bauman nel 2001 in “Voglia di comunità” chiamava “criminalizzazione del diverso”.
A forza di trascurare tutto questo, la paura del diverso si è trasformata in fissazione. Fissazione, ovvero quando il soggetto si trova in balìa di un pensiero fisso che ne mina i rapporti sociali e la soddisfazione personale. Le persone, almeno in questo momento, sembrano non poter fare a meno di mettere nel mezzo a qualsiasi discorso le “risorse boldriniane”, ovvero i migranti, gli stranieri, quelli poveri che arrivano da paesi disagiati (nessuno si sognerebbe di dare del criminale ad un americano trasferitosi in Italia, s’intende). Diventa oggetto di discussione persino il mondiale di calcio: in Germania gli oriundi vengono incolpati dell’eliminazione dal girone e c’è anche chi ha voglia di polemizzare sulla Francia campione del mondo, piena di persone di colore. Gli oriundi bianchi non fanno lo stesso effetto: vanno bene così.
Umanità incapace di pensare
Forse è vero, esiste una politica dedita al multiculturalismo e all’integrazione che non ha svolto il proprio lavoro nella giusta maniera, tuttavia viene da chiedersi: le persone sono davvero così incapaci di riflettere? Davvero c’è sempre bisogno di una politica che guidi, che faccia quasi da mamma, che porti sempre in tavola il cibo belle cotto? Non è ormai assodato per una testa pensante che le razze non esistono, che non si è superiori perché italiani/europei/bianchi? In un mondo occidentale dove riesplode l’intolleranza ed il razzismo le risposte paiono chiare. Potremmo dire che l’umanità non ha memoria storica e deve essere sempre accompagnata per mano dalla politica. Tutto ciò non è affatto rassicurante anche perché quella politica che ormai avrebbe dovuto rendersi conto di questo continua ad agire in direzione opposta. In questo diabolico perseverare, ogni giorno che passa le popolazioni occidentali contano un motivo in più per sentirsi insicure e chiudersi a riccio. Si genera una nevrosi, un conflitto inconscio tra l’individuo e l’ambiente circostante che pian piano si fa sempre più insanabile. Siamo un’umanità incapace di pensare, indebolita da un’idea di multiculturalismo vuota. E la colpa non è solo dei politici razzisti, che hanno però l’importante compito di far traboccare un vaso già abbastanza pieno.