Si sono svolte ieri le elezioni amministrative per il rinnovo di sindaci e consigli comunali in 1021 città italiane. Coinvolti 4 capoluoghi di regione (Palermo, Catanzaro, L’Aquila, Genova) e 21 capoluoghi di provincia. I ballottaggi si svolgeranno il giorno 25 giugno.
L’affluenza alle ore 12 era in netto calo rispetto alla precedente tornata, nemmeno il 20%, per poi attestarsi al 60,07% degli aventi diritto alla chiusura dei seggi.
Oltre agli avvenimenti particolari che hanno caratterizzato il voto in ogni comune, lo sguardo d’insieme sulla penisola ci fornisce un quadro chiaro: il Movimento 5 Stelle è fuori dai ballottaggi nelle principali città, dove sarà ovunque sfida tra centrodestra e centrosinistra, fatta eccezione per i casi particolari di Verona e Parma.
Gli occhi del Movimento erano puntati soprattutto su Genova, città natale di Beppe Grillo, dove la “prescelta” dal blog per la corsa a sindaco Marika Cassimatis era stata esclusa dallo stesso Grillo in favore di Luca Pirondini, che ha riportato solo il 19% dei voti.
«La maggior parte delle città sono state conquistate da ammucchiate di liste civiche, capitanate da foglie di fico, fatte ad hoc per accaparrarsi voti sul territorio nascondendo il vero volto dei partiti.» […] «Rispetto al 2012 abbiamo triplicato i ballottaggi […] risultati che sono indice di una crescita lenta ma inesorabile» (Beppegrillo.it)
Queste le parole di Beppe Grillo dopo il voto, le quali sembrano però mascherare la preoccupazione in vista del voto nazionale.
Vediamo i risultati nei 4 capoluoghi di regione:
PALERMO: dopo la metà delle sezioni scrutinate, il candidato di centrosinistra Leoluca Orlando viene riconfermato sindaco al primo turno per la quinta volta.
GENOVA: ballottaggio tra Marco Bucci (centrodestra, 38.70%) e Giovanni Crivello (centrosinistra, 33.43%)
CATANZARO: ballottaggio tra Sergio Abramo (centrodestra, 39.91%) e Vincenzo Antonio Ciconte (centrosinistra, 31.37%)
L’AQUILA: ballottaggio tra Americo Di Benedetto (centrosinistra, 46.70%) e Pierluigi Biondi (centrodestra, 36.04%)
LE ECCEZIONI: VERONA, PARMA
I risultati di questi due capoluoghi di provincia valgono la pena di essere analizzati.
PARMA: il sindaco uscente, Pizzarotti, era stato eletto con il M5S, dal quale era stato poi espulso con non poche polemiche. Ebbene, Pizzarotti si è guadagnato il ballottaggio con il 34,78% presentandosi con la sua lista civica “Effetto Parma” unito ai Radicali Italiani, mentre il candidato ufficiale del Movimento si è attestato intorno al 5% dei voti. Sfiderà il candidato di csx Paolo Scarpa (32,73%)
VERONA: la grande città che fa eccezione, poiché al ballottaggio sono arrivati Federico Sboarina (centrodestra, 29.26%) e Patrizia Bisinella (lista civica, Fare, 23.54%). Dopo uno spoglio combattuto, la candidata di centrosinistra è stata superata dalla Bisinella, compagna del sindaco uscente Flavio Tosi ed esponente proprio del partito di quest’ultimo, “Fare!”.
COSA SUGGERISCONO I DATI
Analizzando questi numeri a livello nazionale, si possono fare delle osservazioni sullo “stato di salute” dei tre poli della politica italiana: il centrosinistra, pur essendosi aggiudicato quasi tutti i ballottaggi nelle grandi città, registra un calo dei voti rispetto alla precedente tornata amministrativa. Il centrodestra unito guadagna invece terreno, suggerendo a FI, Lega e Fratelli d’Italia che l’unione potrebbe giovare anche su scala nazionale. Il M5S, come già detto, ha registrato pochissime preferenze rispetto al passato.
Le elezioni a livello locale sono però casi isolati, dove ogni comune ha una storia e una dinamica politica a sé stanti, ed è quindi azzardato affidarsi ad esse per delle proiezioni certe su un probabile voto di portata nazionale. Appare tuttavia chiaro un ritorno in auge delle grandi coalizioni sia nel centrodestra che nel centrosinistra, indice, forse, del tentativo di ripristinare quella stabilità data dal bipolarismo anche a livello nazionale.
(Fonte dei dati elettorali: La Repubblica)