Laureato in Scienze Politiche con indirizzo internazionale all’università di Pisa. Studente di forecasting innovation and change all’Alma Mater Studiorum di Bologna. Grande appassionato di arti marziali.


Il mondo intero sta rivolgendo una sempre più crescente attenzione allo sviluppo e l’implementazione dell’IA (intelligenza artificiale) e la conseguente automatizzazione del lavoro.

Sono stati spesi fiumi di parole dagli accademici, alcuni entusiasti dei possibili effetti positivi altri invece più dubbiosi riguardo a possibili effetti destabilizzanti all’interno della società.

Le teorie economiche ci dicono che una crescente automatizzazione del lavoro comporterà un complessivo beneficio per la società in termini economici, questo grazie ad una sempre maggiore efficienza e ad un sempre minor costo del lavoro che verrà sempre più svolto dalle macchine.

Purtroppo, guardare solo i termini economici ci porta a dimenticare gli effetti che alcune fasce della popolazione subiranno, perché come ben sappiamo il surplus generato dall’automatizzazione non sarà distribuito egualmente ma ci saranno pochi vincitori e tanti vinti.

Già nel 1983 Wassily Leontief, un economista russo naturalizzato statunitense, prevedeva una massiccia sostituzione nel mondo del lavoro. Il report 2020 dell’European Parliament Research Service conferma le previsioni dell’economista, sollevando particolare preoccupazione sul possibile esacerbarsi di disuguaglianze sociali ed economiche che scaturiscono dalla futura disoccupazione di massa nei lavori “automatizzabili”. Coloro che verranno colpiti maggiormente saranno i lavoratori “meno formati” e con un grado di istruzione scolastica più bassa, quindi gli ultimi di oggi saranno ancora più ultimi domani.

A supporto di questa tesi si deve menzionare il lavoro di Paul Duckworth, Logan Graham e Michael Osborne, tre professori di Oxford, che hanno creato un modello in grado di prevedere la probabilità di un certo lavoro di essere automatizzato. Gli autori hanno scoperto che i lavoratori a rischio sono 58 milioni nei soli Stati Uniti, retribuzione e grado di istruzione più alti riducono la possibilità di perdere il lavoro in favore delle macchine.

L’automatizzazione e l’intelligenza artificiale dovrebbero essere un argomento centrale nella politica interna di un Paese, purtroppo, almeno per quanto riguarda l’Italia, questo argomento è poco dibattuto e le agende politiche dei vari partiti lo trattano superficialmente senza dargli il dovuto peso, che in prospettiva è enorme. Un’altra nota dolente in quest’ottica è l’arretratezza dei sindacati, un problema non solo italiano, che non fa dormire sogni tranquilli ai lavoratori.

L’evoluzione tecnologica nel mondo del lavoro non è andata di pari passo all’evoluzione dei sindacati, che sembrano essere rimasti negli anni 70 senza rendersi conto che il mondo è andato avanti e le sfide non sono più quelle di 50 anni fa. Un lavoro sinergico tra governi nazionali e sindacati sarebbe auspicabile ma prima ci dovrebbe essere una “rivoluzione mentale” da parte di entrambi gli attori in gioco. Il problema è che l’innovazione tecnologica corre e non ti aspetta

La percezione dei cittadini

Una domanda sorge spontanea, qual è la percezione dei cittadini europei riguardo a questo argomento?

Utilizzando l’eurobarometro del 2017 possiamo rispondere a questa domanda. Alla domanda “Sei d’accordo con l’affermazione: Robot e intelligenza artificiale sono una cosa positiva per la società, perché aiutano le persone a fare il loro lavoro o a svolgere compiti quotidiani a casa” posta ad un campione di 27.901 cittadini europei il 68% risponde favorevolmente, contro il 26% che invece risponde negativamente (il 7% non sa o non risponde). L’Italia è in linea con la media europea, con il 69% di risposte favorevoli.

Questo dato è confermato da una seconda indagine dove viene chiesto se si è favorevoli al fatto che i robot e l’intelligenza artificiale siano necessari per i lavori che sono troppo duri o troppo pericolosi. Infatti, qui raggiungiamo addirittura l’84% di risposte favorevoli (Media UE), l’Italia scende al disotto della media europea ma ancora con una buona parte di favorevoli (77%).

Se però andiamo ad indagare più a fondo, due dati ci dicono che non è oro tutto ciò che luccica, infatti il 52% degli intervistati non ha sentito parlare dell’argomento negli ultimi rivolgiamo lo sguardo sullo stesso dato per quanto riguarda il campione italiano ci accorgiamo di quanto male siamo messi, infatti in Italia il dato si abbassa al 37%.

Inoltre, la stragrande maggioranza degli intervistati (72%) crede i robot e l’intelligenza artificiale ruberanno il lavoro alle persone (stessa percentuale in Italia). Se però ci focalizziamo su quanti credono che il proprio lavoro sarà rimpiazzato dalle nuove tecnologie, solo il 44% risponde affermativamente.

È importante sottolineare che, come prevedibile, i più istruiti e i lavoratori con incarichi retribuiti con salari più alti sono quelli che temono di meno una possibile sostituzione di massa. Questo naturalmente è dovuto al fatto che sono le persone meno colpite.

Tirando le somme, possiamo vedere come ci sia poca conoscenza dell’argomento, più della metà delle persone, a livello europeo, non è informata (o almeno non ha sentito parlare dell’argomento negli ultimi 12 mesi), arrivando ad un preoccupante 37% italiano. Per di più non c’è la consapevolezza che il proprio lavoro possa essere “automatizzabile”, infatti se la maggior parte delle persone crede che ci sarà una perdita in termini di occupazione, solo una parte degli intervistati crede che questa sorte toccherà proprio a loro. Probabilmente la poca informazione sull’argomento è una delle motivazioni di questo risultato, infatti uno studio di Oxford afferma che il 47% dei lavori sarà automatizzato negli USA, presumibilmente lo stesso destino che toccherà all’UE.

La poca informazione è riscontrabile sia a livello popolare che a livello statale, rilegando questo argomento ad essere di “serie B”, quando invece dovrebbe essere uno dei temi più dibattuti nella scena politica nazionale, europea e mondiale. Come detto in precedenza anche i sindacati dovrebbero cercare di aggiornarsi e aiutare i lavoratori tanto quanto i governi a sviluppare un modello di società che non si privi dell’innovazione tecnologica ma che non lasci indietro nessuno.

E voi cosa ne pensate dell’intelligenza artificiale e dell’automatizzazione nel mondo del lavoro? Vi siete mai chiesti quali sono i reali impatti sulla società?


Bibliografia:

Duckworth, P., Graham, L., & Osborne, M. (2019). Inferring work task automatability from AI expert evidence. AIES 2019 – Proceedings of the 2019 AAAI/ACM Conference on AI, Ethics, and Society, 485–491. https://doi.org/10.1145/3306618.3314247

European Commission. (2017). Attitudes towards the impact of digitisation and automation on daily life. In European Commission. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/attitudes-towards-impact-digitisation-and-automation-daily-life

Leontief, Wassily,. (1983). National Perspective: The Definition of Problems and Opportunities.. The Long-Term Impact of Technology on Employment and Unemployment. Washington, DC: The National Academies Press. doi: 10.17226/19470

Yang, C.-S. (2020). The Ethics of Artificial Intelligence. In The Legal Studies Institute of Chosun University (Vol. 27, Issue 1). https://doi.org/10.18189/isicu.2020.27.1.73

Zhang, B., & Dafoe, A. (2019). Us Public Opinion Report Jan 2019 (Issue January).