Maria Butina è una ragazza russa dichiaratasi colpevole nel processo a suo carico attualmente in corso negli USA, dove è imputata di aver cospirato con ufficiali russi al fine di influenzare la percezione di alcuni ambienti politici americani nei confronti di Mosca.
Butina infatti dal 2015 al 2018 su direzione di Alexander Torshin, banchiere russo vice governatore della Banca Centrale Russa ed esponente politico notoriamente vicino al Presidente Vladimir Putin, avrebbe agito in qualità di agente del Cremlino sul territorio americano con precisi obbiettivi, all’interno di un’operazione denominata “Democracy Project”.
I target di tale operazione erano una pluralità di ambienti politici conservatori americani come la National Rifle Association, la National Prayer Breakfast, ma anche esponenti e leader del Partito Repubblicano (GOP), tra cui nomi noti come Sarah Palin e Donald Trump.
Maria Butina durante il processo ha ammesso di aver cercato di stabilire ed usare “linee di comunicazione ufficiose con cittadini americani aventi influenza politica” a beneficio del Governo Russo, al fine di influenzare positivamente l’opinione politica americana nei confronti dello stesso.
Ma come ha fatto una trentenne originaria di Barnaul, una provincia del sud-ovest della Siberia, ad infiltrarsi e instaurare rapporti stretti all’interno di circoli politici americani ultraconservatori?
Nel 2011 una giovane Butina fonda grazie al generoso finanziamento di Alexander Torshin il movimento civile ПнО “право на оружие” ovvero “il diritto di possedere armi” che in pochi anni diventa la più grande organizzazione non governativa in Russia a favore della detenzione di armi a scopo di autodifesa.
Nel 2013 iniziano i suoi viaggi negli States in qualità di rappresentante di tale movimento e conosce Paul Erickson, un attivista politico conservatore, ex manager della campagna presidenziale del 1992 di Pat Buchanan, con il quale instaura una relazione amorosa che le permette di essere introdotta all’interno degli ambienti repubblicani.
Prima di proseguire è opportuno inquadrare il personaggio di Maria Butina: è una giovane di bella presenza, molto religiosa, anti-lgbt, amica intima di un personaggio dai molti agganci con “i piani alti” repubblicani, ma soprattutto è una fervente attivista pro-gun, ovvero tutte qualità dal forte appeal sui circoli nei quali ha intenzione di infiltrarsi.
Dal 2015 fino al Luglio 2018, ovvero il momento del suo arresto, Butina organizza incontri, conferenze e cene con eminenti esponenti repubblicani politici e civili, durante i quali suggerisce la necessità di normalizzare i rapporti tra gli USA e la Russia di Putin, con particolare enfasi sulla rimozione delle sanzioni economiche imposte a seguito della crisi ucraina del 2012.
Sui social media dell’attivista russa sono presenti molte foto in compagnia di spiccate personalità, tra cui Donald Trump Jr, figlio del Presidente, l’ex Senatore Rick Santorum, l’attuale vice Presidente della NRA Wayne LaPierre o l’ex Presidente della NRA ed ex capo della potente American Conservative Union David Keene.
Nel 2015 quest’ultimo ed una delegazione di leader della NRA sarebbero stati invitati e avrebbero partecipato ad un incontro in Russia organizzato da Butina e Torshin, durante il quale avrebbero incontrato Sergei Lavror, il Ministro degli Esteri russo.
Degno di menzione inoltre è il FreedomFest del Luglio 2015, uno dei primi eventi ai quali Donald Trump partecipa in qualità di candidato presidenziale.
Durante una sessione di domande dal pubblico il microfono viene passato ad una giovane russa che chiede a Trump: “Sono una turista dalla Russia, la mia domanda sarà di politica estera, se sarà eletto Presidente quale sarà la sua politica estera nei confronti del mio paese.. e vuole continuare sulla strada delle sanzioni che stanno danneggiando entrambe le nostre nazioni?” La risposta di Trump è negativa: “Conosco Putin e ti dirò questo, andrò molto d’accordo con il Presidente Putin, non credo che avremo bisogno delle sanzioni”.
Butina nel 2016 invia un messaggio in russo a Torshin in cui predice la vittoria di un candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca, e grazie al suo lavoro, afferma “sono presenti abbastanza canali fruttuosi di comunicazione ufficiosa con qualsiasi nuova amministrazione americana”
La scelta di collaborare “completamente” con il sistema giudiziario americano, se assicurerà “assistenza sostanziale all’indagine e il processo”, permetterà alla trentenne di scontare meno tempo in prigione ed essere successivamente espulsa in Russia.