Al centro dei fatti del giorno ci sono: il Ministro Savona, Pietro Grasso e le nomine: vediamoli insieme.
INDAGATO IL MINISTRO PAOLO SAVONA PER USURA BANCARIA
Il titolare del dicastero alle politiche comunitarie sarebbe indagato per fatti accaduti durante la sua dirigenza di Unicredit
Il ministro delle politiche comunitarie Paolo Savona è indagato per usura bancaria, assieme a lui altre 22 persone, tra cui anche Alessandro Profumo, oggi amministratore delegato di Leonardo, e Fabio Gallia, attuale amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti.
L’inchiesta, portata avanti dalla Procura di Campobasso, riguarderebbe una presunta usura bancaria che si sarebbe concretizzata tra il 2005 e il 2013 ai danni di una società, Engineering srl, impresa che ha realizzato parchi eolici in Molise, Puglia e nella provincia di Benevento. Secondo quanto ricostruito dall’avvocato Luigi Iosa, la Engineering avrebbe subito, su propri conti correnti e anticipi fatture, l’applicazione di tassi usurai.
“È un’inchiesta tutta da svolgere ancora: la richiesta di proroga non dice nulla, né di grave né di meno grave”; c’è “bisogno di tempo ed è un atto dovuto”, ha detto il capo della Procura di Campobasso, Nicola D’Angelo all’ANSA. Il vicepremier Luigi Di Maio ha commentato: “L’indagine è un atto dovuto nei suoi confronti quando era all’Unicredit: detto questo, come sempre,
Se conoscevamo già un’indagine e abbiamo scelto Savona, si va avanti.
Sono un garantista. Per me il Ministro #Savona, indagato, non deve dimettersi. Ma proprio per questo dico ad alta voce che Di Maio e i suoi devono vergognarsi. Per anni hanno massacrato persone e famiglie in nome di un giustizialismo vergognoso. Adesso usano la #doppiamorale.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 20, 2018
NOMINE, ACCORDO SU CASSA DEPOSITI E PRESTITI
Il Governo ha nominato Fabrizio Palermo nuovo amministratore delegato di Cassa Depositi e prestiti. È la scelta uscita del vertice riservato che si è tenuto durante la settimana a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il vicepremier, e ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio.
Stamattina Di Maio ha detto: “Non abbiamo mai assolutamente chiesto le dimissioni del ministro dell’Economia”, smentendo i contrasti di questi ultimi giorni sui nomi dei futuro dirigenti di Cdp. E anche il ministero dell’Economia ha bollato come “pura fantasia” la notizia che sarebbe stato Tria a minacciare di lasciare l’incarico.
Nel corso del vertice a Palazzo Chigi, a quanto si apprende da fonti governative, sarebbe stato deciso anche il nuovo direttore generale del Tesoro: Tria avrebbe ottenuto il via libera alla nomina di Alessandro Rivera, 47 anni, aquilano, attuale responsabile della direzione Sistema bancario e Affari legali del ministero che si occupa di banche e vigila sulle fondazioni bancarie.
PD, TRIBUNALE DI ROMA CONDANNA GRASSO: “DEVE PAGARE 82MILA EURO”
Il leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, è stato condannato a pagare 82mila euro al Partito Democratico. Il Tribunale di Roma ha infatti emesso un decreto ingiuntivo nei riguardi dell’ex presidente del Senato nel quale gli si ingiunge di pagare le quote che i parlamentari dem si erano impegnati a versare mensilmente al partito.
La notizia è stato confermata dal tesoriere Pd, Francesco Bonifazi, con un post su Facebook.
I decreti ingiuntivi sono stati emessi per altri 63 parlamentari “morosi”. Tra gli altri parlamentari “colpiti” dalla richiesta di decreto ingiuntivo ci sarebbero anche Marco Meloni con circa 10 mila euro di arretrati, Simona Valiante con 53 mila e Guglielmo Vaccaro con 43 mila.
Grasso ha già annunciato ricorso: “Non ho ancora ricevuto alcuna notifica di decreto ingiuntivo, quindi non so su quali basi possa essere stata emessa. Di certo c’è che
nessuno mi ha mai chiesto una determinata cifra mensile nel corso di tutta la scorsa legislatura e, da presidente del Senato, non ho ritenuto di finanziare alcuna attività politica
oltre ad aver rinunciato, tra le altre, alla parte di indennità che viene solitamente utilizzata per finanziare i partiti.”