Your wrong-headed protectionist policies & antics are damaging our global standing as well as our national interests. Your worldview does not represent American ideals. To allies & friends: Be patient, Mr. Trump is a temporary aberration. The America you once knew will return. https://t.co/7qHthq2GuT
— John O. Brennan (@JohnBrennan) 10 giugno 2018
Così John Owen Brennan, Direttore della Central Intelligence Agency dal 2013 al 2017 sotto l’amministrazione Obama, si rivolge al Presidente degli Stati Uniti in merito alla posizione assunta dagli USA al G7 in Canada appena conclusosi.
Ma procediamo per gradi, cosa è successo durante questo G7 e perché è stato definito non solo un “G6+1“, ma anche come “il peggiore G7 mai visto prima” ?
Questione Russia: G8?
La prima dichiarazione di Donald Trump una volta arrivato in Quebec per l’apertura del summit tra le sette economie occidentali più influenti è di particolare rilievo perché ha come oggetto la riammissione della Federazione Russa all’interno del fu G8 con queste parole:
“Penso che sarebbe meglio avere la Russia tra di noi, sarebbe meglio per il mondo, per la Russia, per gli Stati Uniti. Credo sarebbe meglio per tutti i paesi dell’attuale G7. Credo che un G8 sarebbe meglio.”
L’espulsione di Mosca da parte di un voto unanime dei membri nel 2014 è dovuta all’aggressione ai danni della Crimea e conseguente annessione dello stesso territorio da parte della Federazione Russa, nelle parole dell’allora Presidente Barack Obama: “La legge internazionale proibisce l’acquisizione di parte o totalità del territorio di un’altro paese attraverso l’uso della coercizione o forza. Farlo viola i principi sui quali è costruito il sistema internazionale. Condanniamo il referendum svoltosi in Crimea come in violazione della costituzione ucraina, la legge internazionale e specifiche obbligazioni internazionali”
La volontà di Trump di riammettere la Russia si è scontrata con la quasi monolitica opposizione degli altri sei membri, che eccezion fatta per il nuovo Primo Ministro Italiano Giuseppe Conte, hanno fin da subito sostenuto come inaccettabile la proposta. (Conte solo dopo la discussione sottoscriverà la posizione comune con gli altri membri)
Il comportamento aggressivo di Mosca in Europa dell’Est infatti non ha subito cambiamenti di tendenza dal 2014, la mancata implementazione degli Accordi di Minsk e il forte attivismo in Donbass, oltre al completamento dell’annessione della Crimea, ritenuta di diritto all’interno della sfera d’influenza russa, denotano un’assenza di volontà del Cremlino di sedersi nuovamente ad un tavolo che ha già disertato.
Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov stesso ha dichiarato, a seguito della proposta americana, che Mosca non ha alcun interesse a tornare nel G8 e che l’obbiettivo è da tempo il rafforzamento di nuovi consessi internazionali come SCO, BRICS e G20.
Questione commerciale: “America First?”
Il vero punto di rottura di questo summit è sicuramente intorno alla questione commerciale: il Presidente USA ha infatti chiesto agli altri membri del summit di rimuovere le loro “ridicole ed inaccettabili” tariffe dai beni americani, elencando paese per paese singoli esempi di dazi fortemente svantaggiosi per gli USA, deficit commerciali ritenuti inaccettabili e spese per la difesa insufficienti.
Non ha inoltre risparmiato critiche per NAFTA e WTO, definiti come i due peggiori accordi commerciali della storia USA, e ha invocato un ultimatum in merito al rapporto commerciale a suo avviso non equo con i partner del G7: “Finirà. O finiremo di scambiare con loro. E potrebbe essere una risposta proficua per noi, se dovessimo farlo. Siamo come il salvadanaio da cui tutti prendono i soldi, e questo finisce adesso.”
La realtà però è leggermente diversa da quella a senso unico presentata da Trump, dove gli Stati Uniti sono vittime inermi di un sistema ingiusto: la tariffa media dell’Unione Europea per l’importazione di beni USA è di appena il 3%, mentre la tariffa media generale UE è di circa l’1.6% come d’altronde quella USA, Giappone 1.4% e Canada 0.8% (World Bank).
Certo vi sono alcuni esempi di settori specifici in cui ogni paese impone barriere speciali, ma i mercati delle economie del G7 sono tutti complessivamente molto aperti al libero mercato e le poche tariffe elevate sono atte a proteggere determinate categorie produttive che le singole nazioni reputano di caso in caso rilevanti/a rischio rispetto alla concorrenza internazionale, USA inclusi (sul settore delle calzature impongono il 94.9% di dazi).
Lo scontro su questo punto è stato quindi inevitabile: data l’evidente opposizione degli altri membri a ritirare tali tariffe, Trump comunica su twitter che gli USA non firmeranno il comunicato congiunto finale sul commercio, appellando inoltre nel tweet successivo il Presidente del Canada Justin Trudeau “Very dishonest & weak” :
Based on Justin’s false statements at his news conference, and the fact that Canada is charging massive Tariffs to our U.S. farmers, workers and companies, I have instructed our U.S. Reps not to endorse the Communique as we look at Tariffs on automobiles flooding the U.S. Market!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 9 giugno 2018
Questione Climatica e Civile
Gli ultimi due smacchi agli alleati del G7 da parte del tycoon sono stati l’arrivo in ritardo all’evento dedicato all’emancipazione femminile e la diserzione delle discussioni dedicate alla questione del cambiamento climatico, energia pulita e oceani, punti sui quali il Presidente USA ha già più volte chiarito la posizione scettica di Washington e pertanto non firmato la dichiarazione congiunta finale.
Sur le climat, nous avons une position ambitieuse à 6, sans les États-Unis.
Ce n’est pas une nouveauté. #G7Charlevoix— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 9 giugno 2018
Conclusione
Torniamo quindi al tweet iniziale del ex direttore della CIA: con l’amministrazione di Donald Trump, come ho già precedentemente parlato in altri articoli, assistiamo alla più grande ridefinizione degli interessi nazionali americani dalla Seconda Guerra Mondiale: dal comportamento in ambito economico alle relazioni politiche interalleate.
Trump infatti ha sempre dipinto un mondo in cui le relazioni estere americane sono collassate in un gioco a somma zero. Loro vincono, noi perdiamo. «Per molti anni abbiamo arricchito l’industria straniera a spese di quella americana. La ricchezza della nostra classe media è stata strappata dalle case americane e ridistribuita nel mondo […] Da oggi in avanti, sarà ‘America First’»
Questo evidentemente però anche a discapito degli storici alleati che hanno contribuito con gli USA stessi alla creazione dell’attuale architettura internazionale, dal diritto internazionale alla regolamentazione del commercio globale, mettendo così in discussione un ordine globale che poggia la sua legittimità sulla capacità stessa di essere condiviso.
“L’ironia del caso è che questa istituzione è stata creata principalmente dagli Stati Uniti al fine di rafforzare alleanze e relazioni politiche ma soprattutto risolvere problematiche economiche. Quest’ultimo G7 ha servito l‘esatta opposta funzione.”