Le sostanze psichedeliche sono largamente conosciute per la loro capacità di alterare la percezione cosciente e talvolta produrre apparenti esperienze trascendenti.
Ciò che probabilmente non saprai è che per migliaia di anni queste sostanze, presenti in natura all’interno di piante, cactus e funghi, hanno svolto un ruolo centrale in cerimonie religiose e sono state studiate ed utilizzate per scopi medici.

Il termine “psichedelico” deriva dalle parole greche psiche (anima) e delos (manifestare), quindi rivelatore della psiche. Termine con cui è stato indicato il cosiddetto effetto di «allargamento della coscienza» e in grado di “liberare il pensiero dalle sovrastrutture delle convenzioni sociali”; queste sostanze infatti inducono differenti stati di coscienza alterati, poiché sono in grado di influenzare la percezione della realtà circostante e manipolare la consapevolezza ordinaria.

Gli psichedelici solitamente sono suddivisi in tre famiglie distintetriptamine, fenetilamine e lisergamidi.
Psilocibina (funghi magici), DMT, ayahuasca, mescalina, MDMA (neuroattiva ma con effetti non propriamente psichedelici), LSD, LSA, salvia divinorum e cannabis sono le più conosciute, ma rappresentano solo un esempio ristretto di queste sostanze.
Alcune producono effetti lievi o moderati, mentre altri possono comportare effetti duraturi e incisivi sulla psiche dell’individuo, oltre ad una vivida esperienza.

Il set e il setting sono fondamentali, il primo è lo stato d’animo, l’umore; il secondo l’ambiente in cui l’individuo è immerso; questo rende l’esperienza fortemente influenzata dal momento di assunzione
In altre parole se un soggetto consuma psichedelici in uno stato mentale rilassato ed in un posto tranquillo allora il risultato dell’esperienza sarà molto probabilmente piacevole e positiva.
Dal lato opposto se il soggetto non è a suo agio ed è in un luogo caotico il risultato dell’esperienza potrà essere spiacevole, se non spaventoso.
Attenzione, è importante riconoscere i pericoli che circondano l’uso di queste sostanze per evitare comportamenti rischiosi per la propria salute.

La ricerca scientifica in materia si è recentemente rinnovata a seguito di un lungo periodo di stigmatizzazione mediatica e accademica. I primi studi sugli effetti terapeutici risalgono agli anni ’50 e toccano il loro apice durante il ventennio successivo, per poi fermarsi quasi improvvisamente per quasi metà secolo.
L’University of British Columbia afferma in proposito: “Ricominciare a studiare le sostanze accantonate dalla medicina negli anni 70, combinate con psicoterapia hanno poteri terapeutici”
Infatti secondo un recente studio pubblicato dalla John Hopkins University, la psilocibina, ingrediente psichedelico contenuto nei funghi magici, può ridurre ansia e depressione nei malati di cancro.
La Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies, sta valutando come l’MDMA possa essere usata per aiutare nelle terapie contro il PTSD (Disordine da stress post traumatico).
Ad aprile, la Beckley Foundation ha pubblicato il primo studio sulle immagini del cervello sotto gli effetti di LSD, mostrando che la parte del cervello che è correlata con il proprio ego è diminuita sotto l’effetto del farmaco, mentre la comunicazione tra altre reti si e’ espansa.

Incremento della connettività del cervello sotto l’effetto di LSD (destra) e sotto effetto placebo (sinistra)

Capire come l’apporto di sangue e l’attività neuronale siano affetti dall’acido lisergico potrebbe aiutare nel riconoscimento legale delle sue proprietà terapeutiche, secondo lo studio sopracitato infatti l’LSD potrebbe aiutare a combattere depressione, ansia, dipendenza e OCD (Disordine ossessivo compulsivo).
Le ricerche attualmente in corso includono un’indagine su come le sostanze psichedeliche possano trattare la dipendenza da nicotina, alcool e promuovano la neurogenesi per aiutare chi e’ colpito da malattie come l’Alzheimer.
“Le droghe psichedeliche sembrano in grado di scuotere questa rigidita’ e riavviare la connessione tra diversi modelli positivi di pensiero e di comportamento”, dice Amanda Feilding, direttore esecutivo della Beckley Foundation.
Secondo altri rapporti condotti da uno studio svizzero, la psicoterapia associata al trattamento con LSD può ridurre l’ansia causata da una malattia terminale.

In un altra ricerca statunitense oltre l’80% di pazienti con disturbo post traumatico da stress ha visto una riduzione del 30% dei loro sintomi abbinando sostanze psichedeliche alla psicoterapia.
Infine, Robin Carhart-Harris, insieme all’ università del Sussex e Imperial College di Londra, utilizzando la magnetoencefalografia, una tecnica di neuroimaging funzionale, ha condotto una ricerca per calcolare il campo magnetico prodotto dai neuroni dei partecipanti volontari che avevano assunto LSD o psilocibina.
Questo ha permesso ai ricercatori di identificare la dimensione fenomenologica dell’esperienza (per esempio la sensazione di dissoluzione dell’io o la visione di immagini mentali vivide) e di assegnare dei punteggi che indicassero l’intensità dell’esperienza.
Quest’ultima viene generalmente descritta come il galleggiare alla ricerca della pace interiore a cui si possono alternare distorsioni del tempo e sensazioni di disgregazione dell’io, ma che non comporta una perdita globale di ciò che chiamiamo coscienza, quanto il raggiungimento di un livello diverso della stessa.
Uno stadio di coscienza superiore, stando alla ricerca, sia perché caratterizzato da livelli di attività elettrica cerebrale più alti rispetto al normale sia perché restituisce una percezione della realtà più profonda e interconnessa.
“Quello che abbiamo trovato è che sotto l’effetto di ciascuno dei composti psichedelici testati la misura specifica del livello di coscienza aumenta, l’attività neurale diventa più imprevedibile”, ha dichiarato Anil Seth, professore di neuroscienze all’Università di Sussex e coautore dello studio, “Finora avevamo visto solo diminuzioni rispetto ai valori di base del normale stato di veglia”.
Le scansioni del cervello dei volontari, inoltre, hanno messo in luce come i maggiori effetti delle droghe psichedeliche si registrino a livello di regioni cerebrali preposte all’elaborazione delle percezioni, più che al linguaggio o al movimento.

Nonostante i risultati ottenuti, siamo ancora lontani dal raggiungere la conoscenza completa di queste sostanze, che tutt’ora sono classificate dalla maggior parte dei governi mondiali tra le sostanze stupefacenti più pericolose e perseguitate legalmente, come afferma questa risoluzione UN.

Articolo di P.A.