Luca, studente alla facoltà di Educazione Professionale alla statale di Milano. Amante della politica fin dalla giovane età, consigliere comunale nel proprio comune. Ama l'arte in tutte le sue forme. Suona la chitarra in una band ska-punk e scrive poesie.

Salve a tutti io sono Luca e da oggi vi guiderò in un viaggio attraverso la musica con questa rubrica settimanale sul Network, nella nuova categoria CULTURA.
Mi sono sempre chiesto in che modo la musica e la politica si influenzino a vicenda e in questa rubrica cercherò, un passo alla volta, di trovare una risposta a questo mio quesito.

Vorrei iniziare questo viaggio da un terreno a me molto caro: l’indie italiano; per la precisione vorrei partire da uno dei miei cantautori contemporanei preferiti: Dario Brunori.

Brunori, idolo degli Hipster Democratici, interpreta da sempre il ruolo di cantastorie con il tipico stile da intellettuale di sinistra ma con degli accenti maccheronici che non fanno mai male; a gennaio ha pubblicato il suono nuovo lavoro “A casa tutto bene” un disco invecchiato, come lui d’altronde, ma invecchiato bene. Un disco maturo che rispecchia un percorso di maturazione che dura da parecchi anni. Questo ultimo lavoro è sicuramente il più politico di Brunori, che perde un po’ di ironia e di incanto per trovare una discreta serietà che caratterizza delle canzoni corali, dirette, umane. Tutto il disco è un continuo viaggio tra idee razziste e luoghi comuni (Don Abbondio ) e un io che cerca se stesso e si interroga sul proprio rapporto con il mondo (Il costume da torero ).

Qui di seguito volevo riportarvi il testo di “L’uomo nero” seconda traccia di questo album:

Hai notato l’uomo nero
Spesso ha un debole per i cani
Pubblica foto coi suoi bambini
Vestito in abiti militari
Hai notato che spesso dice
Che noi siamo troppo buoni
E che a esser tolleranti poi
Si passa per coglioni.

Hai notato che gli argomenti
Sono sempre piu o meno quelli
Rubano, sporcano, puzzano e allora
Olio di ricino e manganelli.
Hai notato che parla ancora
Di razza pura, di razza ariana
Ma poi spesso è un po’ meno ortodosso
Quando si tratta di una puttana.

RIT: E tu, tu che pensavi
Che fosse tutta acqua passata
Che questa tragica misera storia
Non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso
E nei sorrisi di Mandela
Tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata una primavera
E invece no
E invece no

Hai notato che l’uomo nero spesso ha un debole per la casa
A casa nostra, a casa loro
Tutta una vita casa e lavoro
Ed è un maniaco della famiglia
Soprattutto quella cristiana
Per cui ama il prossimo tuo
Solo carne di razza italiana.

Ed hai notato che l’uomo nero
Semina anche nel mio cervello
Quando piuttosto che aprire la porta
La chiudo a chiave col chiavistello
Quando ho temuto per la mia vita
Seduto su un autobus di Milano
Solo perché un ragazzino arabo
Si è messo a pregare dicendo il corano.

RIT.

E io, io che pensavo
Che fosse tutto una passeggiata
Che bastasse cantare canzoni
Per dare al mondo una sistemata
Io che sorseggio l’ennesimo amaro
seduto a un tavolo sui Navigli
Pensando infondo va tutto bene
Mi basta solo non fare figli
E invece no
E invece no

L’intero brano è un dialogo ipotetico a tre voci: L’uomo nero, il TU (che credevi nei sorrisi di Mandela) e l’Io (che pensavo che bastasse cantare canzoni per dare al mondo una sistemata).

Brunori mette in luce quanto sia pericoloso sottovalutare il populismo dilagante dei nostri tempi, critica i “buonisti” che, forse sottovalutando questa problematica, pensano di poter combattere il razzismo con una canzone.

In sintesi invita tutti a fare un atto di coscienza, invita a rendersi conto che questo problema non appartiene al passato ma è un cancro che non ci siamo lasciati alle spalle, è ora di agire secondo il nostro Dario.

Secondo me è ora che voi vi ascoltiate “A casa tutto bene”, alla prossima prosperi.

Ascolta l’album